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Il sì del Senato al processo breve...

E' ora alla Camera il ddl che secondo i giudici produrrà conseguenze devastanti sull'intero sistema della giustizia

21 gennaio 2010

Ieri il Senato ha approvato, con 163 sì, 130 no e 2 astenuti, il ddl sul processo breve. Il provvedimento è dunque passato alla Camera.
Il clima incandescente dell'Aula ha costretto Renato Schifani ad intervenire. "Basta, adesso basta" ha detto il presidente del Senato con tono particolarmente perentorio redarguendo i senatori dell'Italia dei Valori che, al momento dell'approvazione, hanno inscenato una protesta nell'emiciclo. I senatori hanno esposto dei cartelli, tra questi alcuni con la scritta 'Berlusconi fatti processare', e 'La giustizia è morta'.
Davanti al Senato ieri è stato organizzato un presidio del 'popolo viola' contro la nuova legge.

"L'Idv annuncia un deciso no a questa sciagurata legge
- ha sottolineato durante il suo intervento in aula il senatore dell'Italia dei Valori, Luigi Li Gotti - Senatori della maggioranza, rappresentanti del governo: corruttori e corrotti, malversatori, autori di violenza o minaccia a pubblici ufficiali, autori di turbative d'asta, calunniatori, favoreggiatori, istigatori, contraffattori e diffusori di sostanze nocive, falsificatori, sequestratori, omicidi, violentatori, intercettatori abusivi di conversazioni telefoniche, ladri, ladri di appartamento, truffatori, ricettatori, vi ringraziano". "Aiuterete i delinquenti, coloro che rendono insicuro il nostro Paese, coloro che hanno commesso torti a tante vittime - ha continuato Li Gotti - Voi volete la morte di 100.000 processi per salvare Silvio Berlusconi dai suoi processi e affrancarlo dalle sue responsabilità criminose. Voi stupirete l'Europa e il mondo e questa è la settima legge ad personam". "Ci disgusta - ha insistito - l'insensibilità alla morale, all'etica, alla giustizia. Avete smarrito l'idea del bene comune''.
Nel corso delle dichiarazioni di voto, anche Anna Finocchiaro ha tuonato contro la maggioranza. "La vostra priorità è innanzi tutto l'interesse privato - è stato il suo affondo - non avete avuto timori a devastare l'ordinamento, non avete senso di vergogna". Secondo la presidente del gruppo Pd, il provvedimento segnerà "la fine di migliaia di procedimenti penali, come i processi per le colpe mediche". E sulla maggioranza ha rincarato: "Da una parte dite di essere interessati al processo riformatore, dall'altra continuate ad avvelenare i pozzi e tentate di spacciare questa come riforma della giustizia''.
"Hanno fatto la cosa peggiore che si potesse fare: distruggere migliaia di processi, lasciare senza giustizia migliaia di vittime per salvare uno solo", ha affermato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. "Sia chiaro - ha aggiunto - che nessuno della maggioranza, davanti a questo scempio, potrà dire che non c'era. Per parte nostra combatteremo anche alla Camera come abbiamo fatto con vigore al Senato per mettere la maggioranza davanti alle sue responsabilità".

Al contrattacco Maurizio Gasparri che ha contestato con decisione il Pd: "La vostra ipocrisia è palese. Noi vorremmo un giorno in cui ogni cittadino, indipendentemente dal suo ruolo anche istituzionale, venga giudicato con imparzialità dalla magistratura italiana, come ritengo che ancora non accada in questo Paese". "Noi siamo pronti alla riforma costituzionale della giustizia che ci auguriamo condivisa, ma siete voi a dover fare uno sforzo di coerenza verso quei principi costituzionali che avete votato", ha rimarcato il presidente dei senatori del Pdl, che si è detto "orgoglioso di votare questa legge, è un voto per la giustizia".
Parole dure all'indirizzo del Partito democratico le ha avute anche il capogruppo della Lega al Senato, Federico Bricolo. "Ci aspettavamo ostilità da parte di molti settori della casta dei magistrati responsabile spesso del malfunzionamento della giustizia. Ciò che non ci aspettavamo - ha detto - è invece il cambio di linea delle opposizioni visto che questa legge ricalca diverse proposte già presentate dai responsabili giustizia del Pd". "Fino a pochi mesi fa il Pd era favorevole a questa riforma, poi quando si è accorto che interessava anche il presidente del Consiglio ha di colpo cambiato idea, rinnegando le sue proposte. Di questo il Pd si dovrebbe vergognare".

Contro il ddl sono scesi in campo anche i magistrati. Il Comitato Intermagistrature, che riunisce la magistratura ordinaria, amministrativa e contabile e l'Avvocatura dello Stato, ha ribadito, in una nota, "le fortissime preoccupazioni già espresse nelle più varie sedi istituzionali per i prevedibili effetti del disegno di legge in materia di così detto 'processo breve', che rischia di produrre conseguenze devastanti sull'intero sistema della giustizia italiana". "Non possiamo assistere in silenzio a riforme che sacrificano del tutto le esigenze di tutela delle vittime dei reati, pongono nel nulla l'impegno delle forze dell'ordine e comportano vistose violazioni del principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, distruggendo il funzionamento della giustizia civile, penale, amministrativa e contabile in Italia. Il disegno di legge - prosegue la nota del Comitato Intermagistrature - cancellerà ogni speranza di giustizia per le vittime di reati di particolare gravità, trasformando il processo penale in una tragica farsa". "La riforma che si vorrebbe introdurre, estesa ai processi in corso con una amnistia di fatto per i delitti commessi prima del 2 maggio 2006, realizzerebbe - sostiene ancora il Comitato - un vero e proprio colpo di spugna, che assicurerà una completa impunità per i tipici reati della criminalità dei colletti bianchi, ma anche per molte insidiose forme di delinquenza diffusa in danno di persone deboli".
"Si renderà, di fatto, impossibile - ha argomentato il Comitato Intermagistrature - l'accertamento di delitti come gli omicidi colposi realizzati nell'ambito dell'attività medica, le lesioni personali, le truffe, gli abusi d'ufficio, la corruzione semplice e in atti giudiziari, le frodi comunitarie, le frodi fiscali, i falsi in bilancio, la bancarotta preferenziale, le intercettazioni illecite, i reati informatici, la ricettazione, il traffico di rifiuti, lo sfruttamento della prostituzione, la violenza privata, la falsificazione di documenti pubblici, la calunnia, la falsa testimonianza, l'incendio, l'aborto clandestino". "Verranno posti nel nulla centinaia di migliaia di processi, con un costo sociale e un danno erariale altissimi: tra gli altri - ha elencato il Comitato - saranno destinati all'immediata estinzione i reati contestati nei processi per i crack Cirio e Parmalat, per le scalate alle banche Antonveneta e Bnl, per la corruzione nella vicenda Eni-Power, per le 'morti bianche' alla Thyssen, per le morti da amianto. Si tratta di una regolamentazione che indirettamente rischia di alimentare il senso di impunità, con buona pace del diritto alla sicurezza dei cittadini onesti. I danni che la riforma, ora estesa anche al processo contabile, può arrecare al funzionamento della giustizia sono incalcolabili e permanenti".
"Verrà stravolta completamente la fisionomia del processo penale, con una conseguente sicura agonia dei riti alternativi e una profonda crisi della cultura delle garanzie e del contraddittorio. Il processo contabile - ha aggiunto - diverrà un'arma spuntata e sarà sempre più difficile reprimere fenomeni di malamministrazione. Sarà così impossibile, in moltissimi casi, conseguire il risarcimento del danno erariale, con la conseguente perdita di ingenti risorse finanziarie pubbliche".
"Nel campo della giustizia amministrativa, si determinerà - ha pronosticato il Comitato Intermagistrature - una dilatazione dei tempi di definizione della stragrande maggioranza dei processi, attesa la assoluta inadeguatezza delle risorse attualmente a disposizione. Altrettanto gravi saranno le conseguenze del disegno di legge nel settore civile: si determinerà un rischioso disordine organizzativo con ulteriore svilimento della funzione giudiziaria e con effetti pregiudizievoli sulla tutela dei diritti dei cittadini".
"La regolamentazione contenuta nel disegno di legge non trova riscontro - ha poi sottolineato - in nessun altro ordinamento, a livello europeo e internazionale, e non ha nulla a che vedere con i principi del giusto processo, che, nell'interpretazione della Corte europea dei diritti dell'uomo, comportano l'impegno dello Stato di completare il giudizio entro un termine non fisso, ma ragionevolmente commisurato alla sua complessità e alla natura degli interessi in gioco e senza che comunque dalla inosservanza di tale termine possa derivare alcun pregiudizio per l'accertamento dei reati e la tutela delle vittime".
Il Comitato, infine, ha ribadito "la propria disponibilità a confrontarsi sulle riforme necessarie ad assicurare un processo giusto in tempi ragionevoli, nell'interesse dei cittadini".

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, parlando oggi nell'aula di Montecitorio nel corso del dibattito sulla sua relazione sullo stato della giustizia in Italia, ha detto: "Non abbiamo intenzione di fare regolamenti punitivi o che rendano negletta la giustizia. Crediamo nell'autonomia e l'indipendenza dei magistrati, che sono soggetti solo alla legge, ma alla legge sì, e la legge la fa il Parlamento".
Il commento del Guardasigilli sul ddl 'processo breve', ha avuto una replica dura da Giuseppe Cascini, segretario dell'Associazione nazionale dei magistrati: "Questa è la resa dello Stato di fronte alla criminalità. Noi abbiamo il dovere di denunciare la gravità delle conseguenze di questa legge. Si stanno mettendo in discussione le fondamenta dello Stato democratico".
Nel suo intervento alla Camera, invece, il Guardasigilli ha spiegato che "i magistrati devono applicare la legge perché soggetti non al governo né al ministro, ma alle leggi del Parlamento, che esprime la sovranità popolare, la stessa in nome della quale i giudici emettono le sentenze. Non ci sono sovranità maggiori o minori". Poi, rispondendo a una domanda, ha detto di aver da poco bandito un concorso per 300 posti in magistratura: "Avevo già bandito un concorso per 500 posti in magistratura ma i candidati idonei sono stati meno della metà. E' colpa del governo o del ministro?".
Alfano ha anche annunciato un piano straordinario per la giustizia civile, in cui si registrano le lentezze più incredibili: "Vogliamo abbattere in mille giorni, ossia in 3 anni, gli oltre 5 milioni di processi civili pendenti". Il piano dovrebbe essere presentato in "tempi brevi" al Consiglio dei ministri. Conclusione: a suo giudizio, la sfida sulla riforma della giustizia è quella "tra chi vuole cambiare la giustizia e l'Italia in direzione migliorativa e chi, invece, vuole lasciare le cose così come sono".

Puntante. Mirate. Fuoco! - "Non so se andrò in aula, ne sto discutendo con i miei avvocati, ma loro insistono che se andassi li troverei di fronte a dei plotoni di esecuzione e non a delle corti giudicanti". Ieri Silvio Berlusconi si è fermato a scambiare alcune battute con i giornalisti al termine di un lungo incontro con l'ex presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini, nella sua residenza presso il Pontificio Seminario Romano Minore ("una visita di tipo personale", ha precisato il premier). Ai cronisti che gli hanno chiesto se andrà in tribunale a difendersi nei processi che lo riguardano, come aveva annunciato tempo fa, il Cavaliere ha replicato che non ha ancora deciso, visto che i suoi avvocati lo "sconsigliano".
I giornalisti hanno chiesto al premier anche se il provvedimento sul processo breve approvato oggi al Senato possa essere incostituzionale. Berlusconi ha risposto: "Non lo so, ma non credo. C'è l'Europa che ci chiede tempi certi per i processi e poi c'è la Costituzione che ci dice che devono avere dei tempi ragionevoli".
E, a proposito delle critiche arrivate dall'opposizione, ha aggiunto: "Sono tutti intellettualmente disonesti, perché si tratta di aggressioni giudiziarie al presidente del Consiglio cioè a Berlusconi. Questa è una cosa sicura, certa. Si tratta di calunnie tutte inventate".

Oggi, il Consiglio superiore della magistratura ha annunciato che la Prima commissione valuterà se inserire anche le critiche fatte ieri dal premier alle toghe - che ha parlato dei pm di Milano come un"plotone di esecuzione" - nella pratica già aperta sui suoi attacchi alla categoria.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

- Mafia, sanità, reati societari. Tsunami sulle aule di giustizia di W. Galbiati

 

 

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21 gennaio 2010
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