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Il super latitante Bernardo Provenzano, un uomo braccato, malato e sempre più solo

Sempre più vicino il tramonto e la notte eterna per la ''primula rossa di Corleone''

14 marzo 2005

Fino ad ora nell'immaginario comune la figura del superlatitante Bernardo Provenzano, era stata quella di uomo tanto potente quanto misterioso. Una potenza rappresentata sia dall'importanza ricoperta dal boss Provenzano, sia dall'uomo Provenzano, definito addirittura da uno dei suoi fiancheggiatori, Stefano Lo Verso, finito in manette qualche giorno dopo il blitz ''Grande mandamento'', forte come ''Rambo''. 
Un immaginario che è venuto a cadere dopo la descrizione fatta dal neocollaboratore di giustizia Mario Cusimano: un Bernardo Provenzano malato, che ''neanche poteva andare in bagno, quando andava in bagno buttava voci'', urlava.
Un Bernardo Provenzano che ''non aveva più a nessuno, fino a quando non si sono avvicinati Mandalà e Pastoia, era solo, non aveva più a nessuno accanto, non aveva un centro di smistamento dei pizzini''.

Un boss sempre meno invincibile quello svelato nel racconto del pentito, che nelle sue deposizioni parla di una vita da braccato e descrive un episodio in cui, nel 2001, Provenzano sfuggì per un pelo a un'auto civetta (''in borghese'') che lo seguiva, a Belmonte Mezzagno.
In quella occasione lo salvò Michele Rubino, un uomo che lo avrebbe ''tenuto'' per mesi all'insaputa dei suoi stessi affiliati di Villabate (PA): ''Poi glielo diciamo...'', avrebbe suggerito l'anziano boss di Belmonte, Ciccio Pastoia.
Sia Rubino che Pastoia sono stati arrestati, il 25 gennaio scorso: Rubino è stato scarcerato per un problema formale, Pastoia si è suicidato dopo tre giorni, e la sua tomba, a Belmonte Mezzagno, è stata profanata da ignoti la scorsa settimana 

Un boss sempre più accerchiato, sempre più malandato. Altro che Rambo.
Mariano Cusimano, prima uomo di fiducia e pentitosi dopo solo 24 ore dall'arresto, in tribunale ha raccontato anche dell'operazione alla prostata che la ''primula rossa di Corleone'' ha fatto a Marsiglia sotto la falsa identità dell'anziano panettiere di Villabate, Gaspare Troia, padre di Salvatore Troia altro affiliato arrestato nel blitz ''Grande mandamento''.
Un vero e proprio viaggio della speranza, il suo: ''In Italia niente, non hanno trovato a nessuno e neanche lui si fidava tanto qua...''. Temeva di incappare nella malasanità e di essere individuato e catturato. In Francia, invece, una messa a punto generale e soprattutto sicura, in tutti i sensi. 
Oltre ai problemi alla prostata, infatti, Provenzano ha un tumore benigno e probabilmente qualche problema di cataratta.

Ed è stata proprio la necessità di farsi operare, a spingere Provenzano verso Mandalà e Pastoia. Ha raccontato ancora Cusimano: ''Si sono avvicinati loro e si è fatto di nuovo smistamento dei pizzini... Anzi Mandalà con il nome suo (di Provenzano, ndr) è andato avanti pure lui''.
Per mesi, per le riunioni e gli appuntamenti, viene utilizzato tutti i giorni - dalle 7 alle 17 - un magazzino di Villabate che è vicino casa di Cusimano, ''un posto dove si moriva di caldo''. Poi il viaggio in Francia, in due riprese.
A Cusimano lo racconta Mandalà: il primo è nell'estate del 2003, per controlli, il secondo in ottobre, per l'operazione. Tutto a spese del servizio sanitario nazionale. Il secondo viaggio è preceduto da una misteriosa riunione organizzativa a Saint Vincent, tra Mandalà e una persona il cui nome nei verbali depositati dalla Dda di Palermo è omissato.
Provenzano viene portato su a bordo di un camion di Rubino, che però, dopo il traghettamento dello Stretto, si rompe e allora si prosegue con le due auto di appoggio: ''Se lo sono messi un poco Mandalà e un poco Fontana (Ignazio Fontana di Villabate, arrestato anch'egli il 25 gennaio) in macchina... Quando tornarono non dissero niente a nessuno''. E, una volta rientrati, dopo poche ore di riposo, il boss fu riconsegnato a Stefano Lo Verso, suo ''custode'' fino all'inizio di quest'anno.

Insomma, Bernardo Provenzano inizia a non fare più paura...

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14 marzo 2005
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