Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Il super mandamento

Sventato dai carabinieri il tentativo di riorganizzazione di una grande cosca mafiosa nel Palermitano

08 aprile 2013

Blitz dei Carabinieri per disarticolare un nuovo "super mandamento" di Cosa nostra, quello di Camporeale, "capace di imporsi con la forza - dicono gli investigatori - sulle altre articolazioni mafiose palermitane".
All'alba sono stati centinaia i militari del Gruppo di Monreale, supportati da due elicotteri, nell'operazione antimafia; 37 gli arresti. Le indagini, avviate nel 2010 e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Palermo, hanno documentato come Cosa nostra si stia riorganizzando. In particolare, è stata accertata la costituzione del "nuovo mandamento di Camporeale", nato dall'unione degli storici mandamenti di San Giuseppe Jato e di Partinico. Un super mandamento, appunto, destinato ad imporsi con la forza sugli altri.

L'indagine, condotta dai Pm della Dda Francesco Del Bene, Sergio De Montis e Daniele Paci, ha documentato numerosi episodi di estorsione ed anche la preparazione di un omicidio attraverso un'intercettazione ambientale. La costituzione del nuovo supermandamento e la riorganizzazione interna all'organizzazione era stata affidata a una sorta di manager di Cosa Nostra, anche lui arrestato oggi: Antonino Sciortino, 51 anni, un allevatore di Camporeale tornato in libertà nel 2011 dopo essere stato detenuto al regime del 41 bis. Seguendo le sue mosse, i carabinieri del gruppo di Monreale hanno ricostruito gli organigrammi del supermandamento e i suoi interessi, compresi i collegamenti con i "cugini" d'oltreoceano in Usa. Dall'indagine, infatti, emergono anche particolari riguardanti Cosa nostra negli Usa. Per ammettere nei suoi ranghi un nuovo membro la famiglia mafiosa Gambino di New York pretendeva garanzie scritte dalle cosche siciliane. Uno degli arrestati, Salvatore Lombardo, che da 20 anni viveva in America, è tornato in Italia con una lettera dei Gambino che chiedevano per iscritto ai "colleghi" palermitani garanzie sulla qualità di uomo d'onore di Lombardo e la conferma che questi fosse stato messo fuori dalla "famiglia" di Montelepre per potere essere regolarmente affiliato a New York. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

Tra gli arrestati c'è anche il sindaco di Montelepre, Giacomo Tinervia. Quest’ultimo, eletto in una lista civica di centrodestra, è accusato di concussione e concorso in estorsione; secondo gli investigatori avrebbe avuto stretti rapporti con il capomafia del paese Giuseppe Lombardo, anche lui tra gli arrestati.

IL "SAGGIO" CHIAMATO A RIFORMARE COSA NOSTRA
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo.it, 08 aprile 2013)

Il mandato era arrivato direttamente dai gironi del 41 bis: i rappresentanti storici del governo di Cosa nostra siciliana avevano nominato un super saggio per riformare l’organizzazione mafiosa. Il prescelto ha lavorato cinque mesi, ha ridisegnato la struttura delle cosche nella provincia di Palermo, accorpando mandamenti e spostando famiglie. Come fosse un manager alle prese con la riorganizzazione di un’azienda che deve tagliare costi inutili e ridare efficienza alla macchina, in questi ultimi anni fiaccata da arresti e sequestri. Quel "saggio" si chiama Antonino Sciortino, ha 51 anni, ufficialmente è un allevatore di Camporeale: era tornato in libertà nel 2011, dopo dodici anni trascorsi al carcere duro senza mai rispondere a una sola domanda dei magistrati. I carabinieri del nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale e i magistrati di Palermo l’hanno seguito per un anno e mezzo, così sono riusciti ad entrare dentro gli ultimi segreti dell'organizzazione mafiosa. Sciortino è stato arrestato questa mattina, insieme ad altre 36 persone, il nuovo gotha criminale della provincia palermitana. Facevano affari, alcuni di loro avrebbero anche realizzato un omicidio, per far tacere una voce che si ribellava al piano di risanamento criminale del super saggio. Le microspie hanno ascoltato uno dei presunti assassini di Giuseppe Billitteri mentre si prepara: "Pigliami due, tre lacci... Due tre lacci puliti prendimi". Solo qualche ora dopo si è capito a cosa servivano quelle corde. A strangolare un uomo.

Il sindaco di Montelepre - I pubblici ministeri Francesco del Bene, Sergio Demontis e Daniele Paci hanno chiesto e ottenuto l’arresto non solo per i boss, ma anche per un insospettabile. E' il sindaco di Montelepre, il paese divenuto celebre per le gesta del bandito Salvatore Giuliano: Giacomo Tinervia è finito in carcere con l'accusa di estorsione e concussione. Sono state le intercettazioni ad incastrarlo. Ma i carabinieri non seguivano lui, piuttosto il capomafia del paese, Giuseppe Lombardo, fra gli arrestati del blitz.
Lombardo non aveva segreti per i suoi uomini: raccontava tutto, e non immaginava di farlo davanti a una microspia. Un giorno raccontò pure di quando aveva scoperto la mazzetta intascata dal sindaco. La vittima era l’imprenditore che si era aggiudicato l’appalto per ristrutturare la palestra del paese. Il capomafia rimproverò aspramente il primo cittadino, Giacomo, "Giacomino", Tinervia. Perché la prima mazzetta spettava a Cosa nostra.
Ecco come il capomafia ricordava quel giorno: "Che è Giacomino? Quanto ti sei fottuto? Minchia ma io… Quanto ti sei fottuto tu? Dice, ma che c’entra. Giacomino, allora non lo hai capito, quanto ti sei fottuto tu? Giusè, dice, che in tutto il lavoro mi può dare sei, settemila euro? Ah, lo hai messo a posto tu? Ma che c’entra, io poi te li facevo avere. Giacomino, me li facevi avere che? Gli ho detto, duemila euro? Dice, quelli che restavano. Quelli che restavano? Gli ho detto, ventimila euro voglio".
Così, dopo il rimprovero del boss, il sindaco avrebbe fatto da intermediario con l’imprenditore, per non scontentare Cosa nostra. E l’imprenditore pagò anche il pizzo, 20 mila euro. Il sindaco aveva già intascato 7 mila euro. Tinervia ha un passato di militanza nel movimento di Gianfranco Miccichè, alle ultime elezioni regionali è stato candidato con Fli.

"Abbiamo bloccato in tempo il tentativo di riorganizzazione di Cosa nostra - dice il tenente colonnello Pierluigi Solazzo, il comandante del Gruppo di Monreale - una perfetta sinergia fra carabinieri e magistratura ha consentito di cogliere tutti i segnali che arrivavano dal territorio".

Mafia e politica - I boss della provincia di Palermo erano corteggiatissimi dai politici. Emblematico quanto è accaduto a Giardinello: due candidati su tre alla poltrona di sindaco si sono rivolti al capomafia locale, Giuseppe Abbate, per avere il suo sostegno. Naturalmente, il boss si schierò con il più forte, Giovanni Geloso. Il giorno della sua elezione, il padrino telefonò soddisfatto all'amante: "Vedi che noialtri abbiamo fatto un figurone. Il botto noialtri lo abbiamo fatto, no loro".
Abbate amava farsi bello con l'amante, e quando andava in giro per il paese lasciava il telefonino acceso. Così da farle sentire i suoi discorsi di rispettato capomafia. Per i carabinieri del Gruppo di Monreale è stata un'occasione unica, così sono state documentate le relazioni inconfessabili di Cosa nostra. Un giorno, il boss rimproverò il consigliere comunale Vito Donato perché aveva discusso dello spostamento di un candidato da una lista all'altra senza interpellarlo: "Vedi che si muore Vitù - esordì al telefono, mentre l'amante ascoltava il colloquio (e pure i carabinieri ascoltavano) - la politica non si fa così, la politica noialtri la dobbiamo fare giusta, precisa".
Anche un altro candidato a sindaco, Marcello Bommarito, avrebbe chiesto l'aiuto del padrino per la nuova tornata elettorale. Così diceva il capomafia in un altro imperdibile dialogo con l'amante per le strade del paese. Il sindaco uscente di Giardinello, Salvatore Polizzi, chiese invece aiuto al capomafia per sostenere il figlio, candidato al consiglio comunale: la sua voce è stata intercettata dai carabinieri. La posizione degli esponenti politici di Giardinello è adesso al vaglio della magistratura. Intanto, i loro nomi sono finiti nel provvedimento firmato dal gip Petrucci, che ha portato in carcere i capimafia della provincia.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

08 aprile 2013
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia