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Il testimone Mastella. Il ministro della Giustizia teste a Palermo in due processi di mafia

16 gennaio 2007

Il 18 dicembre scorso a presentarsi davanti ai giudici palermitani è stato l'on. Pierferdinando Casini, leader nazionale dell'Udc (leggi). Insieme a lui si aspettava anche l'attuale ministro della Giustizia, Clemente Mastella, che però ha rimandato la propria presenza a data da definire.
Ed è stata ieri la volta del Guardasigilli, arrivato al Palazzo di Giustizia di Palermo in mattinata per deporre come testimone in due processi di mafia.
Mastella è stato sentito nell'ambito del processo a carico del deputato di Forza Italia, Gaspare Giudice, accusato di associazione mafiosa (per il quale è intervenuto precedentemente Casini), e in quello per le ''talpe alla Dda'', in cui tra gli imputati c'è anche il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro.

Durante l'udienza il ministro ha parlato dei legami con il collaboratore di giustizia Francesco Campanella, ex presidente del consiglio comunale di Villabate, tra gli organizzatori del viaggio marsigliese del boss Bernardo Provenzano, e del quale Mastella è stato, insieme a Totò Cuffaro, testimone di nozze.
''Era un bravo ragazzo, non potevo sospettare che frequentasse certi ambienti. Mi parlava sempre di antimafia e del resto lo vedevo con Cristina Matranga, un nostro deputato di cui sono certo. Quando stava con me, Campanella parlava di legalità e di antimafia. Se avessi saputo quello che è poi venuto fuori lo avrei preso a calci nel sedere'', ha detto Mastella durante un passaggio della sua deposizione. ''In 30 anni - ha aggiunto il Guardasigilli- nella mia Campania non mi sono mai fatto avvicinare da nessuno, figuriamoci se doveva capitarmi in Sicilia''.

Mastella ha anche riferito di avere ricevuto, nel 2005, una lettera di scuse da Campanella. L'ex responsabile nazionale dei giovani dell'Udeur si scusava con Mastella per avergli taciuto dei suoi rapporti con esponenti di Cosa nostra e si diceva pentito per le conseguenze negative che la sua condotta avrebbe potuto provocare al Guardasigilli. A consegnare la missiva del collaboratore di giustizia a Mastella fu il professore Alessandro Musco, ex consulente del presidente della Regione, Rino Nicolosi. Musco a dicembre è stato condannato a 4 anni di carcere per riciclaggio.
''Ho letto la lettera molto tempo dopo che mi venne consegnata - ha detto il ministro -. Quando me la diedero l'ho messa in tasca. Poi, saputo che Campanella era indagato, stavo per strapparla perché ero arrabbiato. Solo dopo avere appreso che era diventato collaboratore di giustizia ho deciso di leggerla''.

Rispondendo alle domande degli avvocati sulle candidature alle elezioni politiche del 1996 e del 2001, Mastella ha affermato che si trattava di ''patti locali nei quali io non entravo, così come non decidevo chi dovesse fare l'assessore in Sicilia. Mi occupavo soltanto di chi doveva fare il ministro. Tra l'altro - ha proseguito il Guardasigilli - Campanella si è candidato una volta alle provinciali, lui e la moglie, prima la moglie e poi lui, non ricordo bene. Presero 50 o 100 voti ciascuno, quindi non avevano alcun peso politico''. E al presidente del Tribunale che sta giudicando Cuffaro, Vittorio Alcamo, Mastella ha detto ironicamente che avrebbe voluto conoscere questi 50 o 100 elettori di Campanella.

Rispondendo, invece, alle domande dei difensori di Cuffaro, il teste ha ripercorso le esperienze politiche del governatore fino al 2000, quando il presidente decise di passare con il centrodestra.
Cuffaro avrebbe cercato di convincere Mastella a seguirlo: ''Non lo feci - ha spiegato - per coerenza''. Ai legali che gli chiedevano, infine, di una cena con Cuffaro e l'ex ministro Dc Calogero Mannino che, secondo Campanella, si sarebbe svolta nell'abitazione del Guardasigilli, e in cui si sarebbe parlato delle vicende giudiziarie del governatore siciliano, Mastella ha risposto con un ''non ricordo''.

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16 gennaio 2007
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