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Il Tribunale di Palermo ha affidato un minore ad una coppia gay

"Un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia gay. Non vi sono certezze scientifiche o dati di esperienza che provino il contrario"

15 gennaio 2014

Il tribunale dei minori di Palermo ha deciso di affidare un ragazzo di 16 anni ad una coppia di uomini iscritti nel registro delle unioni civili. La notizia è resa nota dal Comune di Palermo.
Formalmente l'affidamento è dato ad uno dei componenti della coppia. Il giovane proviene da una famiglia che vive un grave disagio sociale. I due affidatari si erano rivolti al Comune per tentare di prendersi cura di un minore e in quegli uffici hanno appreso della storia del ragazzo cominciando a interessarsi per le pratiche di affido.

Nel novembre scorso il tribunale di Bologna aveva preso un'analoga decisione, affidando una bimba di tre anni a due uomini, suscitando reazioni e polemiche. Nel gennaio dello scorso anno la Cassazione sentenziò che "un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia gay". Né vi sono "certezze scientifiche o dati di esperienza" che provino il contrario. La Suprema Corte respinse il ricorso di un musulmano dando il via libera all'affido di un bambino a una coppia formata da due donne, stabilendo che "il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale" dà "per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto famigliare".

Alcuni casi di affido a coppie gay, quindi, sono già noti, ma questo di Palermo sembra essere il primo in Sicilia. Massimo e Alessandro, professionisti over 40, hanno mostrato, alle persone con cui hanno parlato, gioia perché "finalmente il tribunale ci ha affidato in via definitiva l'adolescente".
Il presidente di Arcigay Palermo Daniela Tomasino dice: "E' un segnale, stiamo andando verso la normalizzazione di qualcosa che è già una realtà. Proporsi in affido è un modo per dare una mano a qualcuno che ha bisogno di un sostegno, che la famiglia naturale non può dare, ed è quello che hanno fatto i due uomini, anche se la strada da fare c'è". "La pratica dell'affido - continua - si è conclusa da poco. Prima c'è stato un affidamento di prova e poi un'attenta valutazione da parte degli psicologi e dei giudici che hanno deciso l'affido definitivo". "Sono contenta che loro abbiano voluto far conoscere la loro storia - aggiunge - perché la realtà è diversa dalle norme giuridiche. Le persone vivono, creano famiglie e chiedono in affido minori. Condivido le parole di un conservatore inglese che dice che disapprovare l’omofobia è stupido, è come disapprovare la pioggia".

[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, Lasiciliaweb.it]

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15 gennaio 2014
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