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Il viaggio in Sicilia del presidente della Repubblica

''Non è sufficiente combattere la mafia, è necessario sconfiggerla e Noi abbiamo le armi per farlo''

14 gennaio 2006

Si è conclusa a Palermo la tre giorni in Sicilia del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Arrivato nell'isola, a Ragusa, giovedì scorso, spostatosi l'indomani a Siracusa, il centesimo ''viaggio in Italia'' del presidente si è concluso ieri nel capoluogo siciliano.
Una tre giorni nella quale i temi che Ciampi ha voluto fondamentalmente sottolineare sono stati tre: la lotta alla mafia, l'invito alla politica italiana di ritornare ad un confronto civile e la grande speranza nei giovani, che hanno bisogno del buon esempio e di non essere abbandonati.

''Non è sufficiente combattere la mafia. È necessario sconfiggerla''. E' stato questo il monito di Ciampi nella sua seconda tappa isolana. ''I cittadini debbono assumersi anch'essi le loro responsabilità, dando fiducia e garantendo appoggio, ovunque e in ogni momento, alle forze dell'ordine e alla magistratura''.
Dalla città aretusea Ciampi si è poi rivolto nuovamente ai giovani, e come già il giorno prima a Ragusa (leggi), ha sottolineato che ''i giovani, grazie a Dio, sono pronti a impegnare nella lotta alla criminalità tutte le loro energie, ed affidano a una società libera dalla mafia tutte le loro speranze per il futuro. Lo sono qui, lo sono in ogni parte d'Italia. Non deludiamoli. Andiamo loro incontro con realizzazioni concrete: anche combattendo la dispersione scolastica, un male che una società che vuole crescere non può tollerare. Soprattutto, creando per loro occasioni di lavoro non 'in nero', non precarie e casuali''.

''La crescita dell'economia - ha proseguito il Presidente Ciampi, ribadendo un concetto già espresso a Ragusa - non è solo un obiettivo che risponde a motivazioni e giustificazioni materiali: è la conseguenza e la premessa della crescita di una società moralmente sana, dove i giovani sentano di poter liberamente affermare la loro personalità, di poter formare con fiducia le loro nuove famiglie''.
''D'altronde - ha ricordato Ciampi - Siracusa ha dato i natali a poeti, filosofi, scienziati, e architetti le cui opere, tutto attorno a noi, sono ancora meta di visitatori da ogni parte del mondo. Come non sentirsi sovrastati dal peso di tanta grandezza? Siete custodi delle memorie di una città mitica, che fu cuore della civiltà del Mediterraneo''. Si tratta di ''un esempio da rinnovare'', che sia uno ''stimolo al fare per la Sicilia e per tutta l'Italia''. A tale scopo, il Capo dello Stato ha ancora una volta ribadito un suo convincimento: ''E' necessario che la definizione e la realizzazione dei progetti di sviluppo per questi territori siano il frutto di una fattiva collaborazione fra tutte le istituzioni di governo, locale, regionale e nazionale, insieme con le organizzazioni che rappresentano le forze produttive e sindacali''.

Ciampi si è poi recato a Palermo, per concludere il suo viaggio siciliano che è stato simbolicamente un viaggio per e dell'intera nazione italiana. Ad accoglierlo nel capoluogo, oltre alle autorità, era presente moltissima gente: tra loro gli studenti delle elementari e delle medie dell'istituto complessivo Peppino Impastato del quartiere Noce. Dietro le transenne, sulla piazza della Memoria, anche uno striscione con su scritto: ''Un intero popolo che non paga il pizzo è libero''. E di nuovo la lotta alla mafia e il dialogo con i giovani sono stati gli argomenti nei quali il Presidente si è particolarmente soffermato.
''Noi siamo in grado di sconfiggere la mafia e abbiamo le armi per farlo'', ha detto Ciampi inaugurando la Piazza della Memoria intitolata agli undici magistrati uccisi da Cosa Nostra dal 1971 al 1992. Queste ''armi'', nelle parole del presidente della Repubblica, sono il buongoverno, la collaborazione di tutti i cittadini con la magistratura e le forze dell'ordine e la ripresa dello sviluppo economico. ''In questi anni da presidente della Repubblica, sono venuto 15 volte in Sicilia. Ho visitato le nuove province dell'Isola. Sono stato sei volte a Palermo. Nella maggior parte dei casi, per sottolineare l'importanza della lotta contro la mafia. La prima volta - ha ricordato Ciampi - fu nel 2000''. ''Ricordo che andai al quartiere Brancaccio a visitare il centro educativo intitolato a don Pino Puglisi. Con i ragazzi del centro cantammo e pregammo insieme. Conservo ancora il ricordo delle finestre spalancate con le lenzuola bianche stese, in un quel rione che è uno dei più popolari della città. Tornai alla fine dello stesso anno - ha proseguito Ciampi - per inaugurare insieme al segretario generale Kofi Annan la conferenza internazionale delle Nazioni Unite, in occasione della firma della Convenzione contro il crimine organizzato. Sono tornato successivamente per un'altra manifestazione, al Teatro Massimo riaperto. Si intitolava 'Cammini di speranza' ed era organizzata in ricordo delle vittime delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Fu in quell'occasione, lo ricordo bene, che i bambini di Palermo mi proclamarono loro nonno''.

''Insomma, non c'è stato viaggio in Sicilia in cui il mio impegno non sia stato rivolto a invocare una sempre più forte unione per la lotta contro la mafia. È stato così anche nella parte finale delle visite a Ragusa e Siracusa. Ho detto chiaramente l'altro giorno che non basta combattere la mafia, bisogna sconfiggerla. Oggi aggiungo che siamo in grado di farlo, abbiamo le armi per farlo''. ''Fra queste armi, c'è in primo luogo - ha specificato il capo dello Stato - quel che io chiamo il 'buongoverno', a tutti i livelli, locale, regionale, nazionale. Quanto più lo Stato è presente, tanto più debole è la mafia, e vale anche la proposizione inversa. Inoltre, ci vuole la collaborazione e il sostegno di tutti i cittadini alla magistratura e alle forze dell' ordine in particolare. Questo è sempre importante e lo è in modo particolare in Sicilia''. ''Qui stiamo inaugurando una Piazza della Memoria intitolata a uomini dello Stato che hanno perso la vita nella lotta contro la mafia. Questo e altri episodi testimoniano che le forze dell'ordine hanno fatto tanto, non solo parole: hanno dato il loro sangue, la vita. [...] Non basta ricordare che ci sono stati dei poveretti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. Bisogna ricordare che cosa facevano e perché sono stati uccisi. È importante per i giovani che devono raccoglierne l'eredità''.

Ciampi ha concluso questo bilancio delle sue visite in Sicilia affermando che questa deve essere la prima regione d'Italia a uscire dal ristagno economico, perché ne ha i mezzi e la potenzialità e perché per sconfiggere la mafia sono necessari anche la crescita e lo sviluppo economico.

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14 gennaio 2006
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