Il voto di Messina? La possibilità di cambiare per quella Sicilia del 61 a 0. Articolo di Agostino Spataro
Il voto di Messina
IL VENTO E' CAMBIATO, ORA TOCCA ALL'UNIONE *
di Agostino Spataro
Finalmente, il vento del cambiamento è giunto, impetuoso e salutare, a Messina.La folata è entrata in Sicilia dalla sua porta principale e, se non cambia direzione, dovrebbe espandersi sull'intera Isola, prosciugando la palude del malgoverno e del clientelismo affaristico.
Dentro la metafora, questo vento benefico ci ricorda il rimedio usato da Empedocle per bonificare la Valle dei Templi e salvare gli akragantini dai gravi morbi che li intossicavano.
Si narra che il filosofo facesse scavare un vallo mastodontico (ancora visibile e detto appunto di Empedocle) lungo il tratto nord della muraglia naturale che proteggeva l'antica Akragas per fare entrare le correnti di tramontana che prosciugarono la putrida palude.
Tornando alla realtà del voto di Messina c'è da dire che qui è accaduto quello che per poco è mancato, lo scorso anno, a Catania.
Un risultato che non va enfatizzato e su cui bisogna riflettere, anche da parte dei vincitori, tuttavia l'elezione di Genovese mentre consente di espugnare una delle principali piazzeforti del sistema di potere del Polo contribuisce a smuovere le acque della politica siciliana, impantanata fra compromessi di basso profilo e devastanti vicende giudiziarie.
Si delinea uno scenario politico nuovo che potrebbe attivare dinamiche ed alleanze inedite, tali far saltare i giochi già fatti e gli accordi ipotizzati e quindi influenzare le imminenti consultazioni politiche e regionali.
In questa prospettiva, la CdL tenterà, disperatamente, di correre ai ripari per contenere l'emorragia elettorale cui sembra condannata in Sicilia e altrove. Non sarà facile. Anzi c'è da ritenere che nel timore di perdere il potere, unico collante che la tiene in piedi, si potrebbe assistere ad un rompete le righe.
Ciascuno per la sua strada, alla ricerca di una degna sistemazione sul carro dei vincitori.
Si tratta d'ipotesi da verificare, tuttavia non sarebbe questa la prima volta che il trasformismo siciliano riesca a produrre un evento così deteriore.
Certo, nel Polo, nessuno si augura la sconfitta, ma se questa dovesse arrivare - si vocifera - che alcuni suoi esponenti, rinfrancati dalla reintroduzione del proporzionale, coglierebbero l'occasione per divincolarsi da una sudditanza per altro imbarazzante e per liberarsi di Berlusconi a Roma e di Cuffaro a Palermo, qualora quest'ultimo pensasse di riproporre la sua candidatura alla presidenza della Regione.
Questo vento benefico non arriva solo per il centro-destra, ma anche per sbarazzare il campo della politica siciliana da una trasversalità consociativa che, talvolta, è prevalsa sul ruolo di opposizione che l'elettorato ha affidato al centro sinistra, alla Regione e in molti EE. LL.
Il risultato di Messina e il successo di Rita Borsellino alle primarie dicono che questa politica va sconfessata, per far posto ad una piattaforma di reale cambiamento. Così com'è necessario creare un clima più propizio all'Unione fra i diversi partiti e componenti certamente non agevolato dallo sterile tentativo d'attribuirsi i meriti per questo o quell'altro risultato o di infiammare gli spalti con polemiche personalistiche accompagnate da velate minacce di ritorsioni elettorali.
Per altro, l'improvvida diatriba si svolge a danno dell'esigenza, davvero pregnante, di lavorare, unitariamente, al fine di spostare quella grossa fetta di elettorato costituita dagli astenuti e dai delusi del Polo, senza i quali non si va da nessuna parte.
Insomma, il vento, da solo, non è sufficiente. Il centro sinistra per vincere, e riscattarsi dalla mortificante sconfitta del 2001, deve prima convincere i siciliani dell'effettuabilità del rinnovamento, cominciando col rinnovare se stesso, sia nei candidati che nei programmi.
L'indicazione della Borsellino va nella giusta direzione, ma bisogna accompagnarla con scelte politiche e di staff rispondenti alla domanda di discontinuità che è venuta dalle primarie, seppure salvaguardando il carattere unitario dello schieramento che va oltre la somma dei partiti che lo compongono.
Se la politica è servizio e non pretesa egemonica o, peggio, ricerca d'interessi particolari, allora bisogna praticarla con sincero spirito di umiltà, senza arroganza, sapendo che oggi, dopo il crollo delle ideologie, i suoi protagonisti sono figli del caso o del mero calcolo elettorale, agitati dai venti favorevoli o contrari, secondo la stagione.
* Pubblicato in ''La Repubblica Palermo'' del 14 dicembre 2005