Immigrati, per gli sbarchi in Sicilia la centrale del racket è in Egitto
Le coste sud orientali e quelle sud-occidentali della Sicilia sono diventate negli ultimi tempi lo scalo prediletto dagli scafisti che trasportano immigrati come merce di infima categoria.
Queste coste sono state, purtroppo, scenario di tremende tragedie, da quella di Portopalo -da molti dimenticata- del 26 dicembre del '96 (definita il più grande naufragio nel Mediterraneo dalla II guerra mondiale) a quelle più recenti di Agrigento e Lampedusa.
Il monitoraggio continuo di quella striscia di mare che divide la Sicilia dall'Africa, sembra essere di difficoltosa applicazione, mentre gli accordi sul controllo degli spostamenti clandestini, con i paesi interessati, risultano complessi e irti di ostacoli.
Nonostante tutto le indagini vanno avanti e i magistrati che si sono occupati della strage di Porto Empedocle (AG), avvenuta nel settembre di quest'anno, sono arrivati a formulare l'ipotesi che il racket degli immigrati avrebbe la base di partenza in Egitto, contatti in Libia - sulle cui coste avviene il trasbordo dai mercantili alle barche più piccole - e terminale in Sicilia, dove gli italiani fornirebbero l'appoggio logistico finale.
L'organizzazione raccoglierebbe in Libia, Liberia e Nigeria somme da 300 a mille dollari a persona per organizzare il traghettamento dall'Africa in Sicilia.
Altra ipotesi è quella della presenza di una nave madre, che raccoglie clandestini da vari Paesi e poi li scarica a gruppi, in altre imbarcazioni più piccole.
Il punto di trasbordo sarebbe sulle coste libiche.
Si lavora, si indaga, e intanto flotte di disperati, con cadenza ormai quotidiana, continuano ad arenarsi sulle coste della nostra dell'Isola.