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Immigrazione e asilo. In Italia i primi nuovi tentativi per migliorare le leggi sull'immigrazione e sui diritti dei rifugiati

21 giugno 2006

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e i maggiori enti di tutela operanti nel settore dell'asilo e dei diritti dei rifugiati hanno lanciato ieri un appello congiunto affinché l'Italia si doti di una legge organica sull'asilo, in linea con gli standard europei e con il diritto internazionale dei rifugiati. È la prima volta che un documento, concernente gli aspetti più salienti in materia d'asilo, viene sottoscritto da tutti i principali soggetti operanti in questo ambito.
Il documento - rivolto a Governo e Parlamento italiani - contiene una serie di punti cardine sui quali, secondo gli enti promotori, dovrà fondarsi la legge organica sull'asilo.
L'appello è stato presentato ieri, 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
Alla conferenza di presentazione hanno preso parte, tra gli altri, il Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, il Sottosegretario all'Interno Marcella Lucidi, il Sottosegretario agli Esteri Vittorio Craxi, il Vice Presidente dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) Fabio Sturani, il Deputato della Margherita Khaled Fouad Allam e il Rappresentante Regionale dell'UNHCR Walter Irvine.

L'Italia, paese firmatario della Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, la pietra miliare del diritto internazionale dei rifugiati, continua ad essere l'unico paese dell'Unione Europea sprovvisto di una legge organica sull'asilo, con gravi conseguenze sulla condizione di rifugiati, titolari di protezione umanitaria e richiedenti asilo, nonché sul lavoro degli operatori del settore e delle autorità, chiamati ad applicare una normativa poco chiara e spesso inadeguata.
L'appello è stato promosso dall'UNHCR e da numerosi enti e associazioni: tra questi, l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) - Servizio Centrale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ARCI, Caritas, Casa dei Diritti Sociali/Focus, Centro Astalli/JRS, Comunità di Sant'Egidio, Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), Medici Senza Frontiere (MSF), Servizio Rifugiati e Migranti - Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Senzaconfine, Servizio Sociale Internazionale - in collaborazione con Amnesty International.

E sempre ieri, il ministro dell'Interno Giuliano Amato, alla Camera ha lungamente parlato della legge Bossi-Fini sull'immigrazione e della necessità di modificare alcuni punti che stanno alla base di questa.
Amato ha dichiarato che esiste la necessità di rivedere un dei punti base della Bossi-Fini, ossia quello che prevede che la domanda di permesso di soggiorno può essere accettata se il lavoratore è ancora nel suo Paese. ''Un presupposto impossibile'', ha affermato il ministro Amato, che inoltre si è chiesto: ''Non starà accadendo che la legge ha un presupposto impossibile e che la sua applicazione finge di credere a questo presupposto?''. ''Siamo sicuri che questa norma sia applicata? Che sia così che funziona l'incontro tra datore di lavoro e lavoratore?'', si è chiesto ancora il ministro dell'Interno. ''Non rischiamo con questa disciplina - ha detto ancora Amato - di continuare a fare regolarizzazioni dicendoci contrari alla regolarizzazione?''.
L'immigrazione è un ''fenomeno inesorabile con il quale bisogna convivere'', un ''fenomeno biblico'', ha detto inoltre Amato. ''Dobbiamo combattere l'immigrazione clandestina perché c'è un limite alla capacità di assorbimento del Paese ma soprattutto perché a gestirla ci sono vere e proprie organizzazioni criminali che in alcun modo devono sentirsi 'incoraggiate' dai nostri atteggiamenti''.
''Oggi migliaia di africani e di asiatici intraprendono le rotte dell'emigrazione, così come che nel secolo scorso facevamo noi italiani, gli irlandesi e i polacchi diretti negli Stati Uniti'', ha ricordato Giuliano Amato. ''Non dimentichiamo - ha proseguito Amato - che stiamo parlando di gente costretta a lasciare il proprio Paese, che si vende tutto, ma proprio tutto, per raccattare i 1000 o i 2000 euro che le organizzazioni criminali chiedono per garantire il passaggio verso l'Europa, salvo poi scaricare i loro 'clienti' a metà viaggio su barcacce che non sempre arrivano a destinazione''.

Il ministro dell'Interno ha parlato anche dei Centri di permanenza temporanea, dicendo che ''non devono essere carceri anche se le persone devono essere trattenute'', perché è ''ingenuo pensare che vi possano essere altri modi per accertare'' la loro identità. Amato ha quindi ricordato la decisione di costituire una Commissione composta da funzionari dell'Amministrazione dell'Interno ma, soprattutto, da esponenti del volontariato che si occupano di temi dell'immigrazione, e che avranno il compito di ispezionare i centri di accoglienza e permanenza temporanea e riferire, entro sei mesi, i risultati dell'indagine. ''La commissione - ha detto ai parlamentari della commissione Affari Costituzionali - ci dirà cosa ha trovato nei centri e quali sono gli interventi necessari, in modo che io possa venire da voi a riferire''.

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21 giugno 2006
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