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Impedimenti... al di sopra della Legge

La Camera dei deputati verso il voto finale della legge sul ''legittimo impedimento''

03 febbraio 2010

L'Aula della Camera ha respinto con soli 30 voti di scarto l'emendamento soppressivo del comma 3 dell'articolo 1 del "legittimo impedimento", quello che estende la norma anche ai ministri. Al voto finale si dovrebbe giungere nel pomeriggio. Per le 17 sono infatti in calendario le dichiarazioni di voto finali in diretta tv.
Nel Pdl c'era grande preoccupazione per il voto di questo emendamento visto che i deputati dell'Udc avrebbero votato con il resto dell'opposizione. Tutti gli esponenti del Pdl, racconta uno di loro, avrebbero ricevuto un sms telefonico con il quale si raccomandava la presenza in Aula senza eccezioni. Ma la proposta di modifica, firmata da Pd e Idv, è stata respinta con 30 voti di scarto: 298 no, 268 sì. Il repubblicano Giorgio La Malfa ha annunciato in Aula la sua astensione.
Tra le assenze illustri, nei banchi del centrosinistra, Massimo D'Alema. Banchi del governo al gran completo. In molti sono entrati in Aula poco prima di questo voto. Nel resto delle votazioni, la distanza tra i si' e no era sempre stata di circa 80-90 voti.

Ieri l'Aula, dove ha preso il via la discussione generale, ha respinto con 343 voti contrari (a favore 238) le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Dario Franceschini del Pd e Federico Palomba dell'Idv. I due partiti, che hanno presentato quasi 300 emendamenti, sono intenzionati a dare battaglia nonostante i tempi contingentati.
"State facendo - ha detto ieri in Aula Pierluigi Castagnetti (Pd) - una legge inequivocabilmente incostituzionale". Per Piero Fassino la maggioranza vuole reintrodurre "il lodo Alfano con legge ordinaria, chiamandolo con altro nome". Antonio Di Pietro attacca: "Solo in un regime fascista o piduista si può accettare che delle persone, semplicemente perché fanno i ministri o il capo del Governo, non devono andare dal giudice se chiamati a rispondere di reati".

Sempre ieri in Aula è "andato in scena" il botta e risposta tra il leader Udc Pier Ferdinando Casini e il capogruppo Dario Franceschini. "Questo provvedimento è discutibile? E' detestabile? - ha detto Casini - Io non lo credo affatto, ma il provvedimento ha il pregio di prendere di petto una questione che esiste". "C'è chi fa finta di niente - ha proseguito - chi indulge nel giustizialismo di vecchio tipo e chi decide come noi di affrontare direttamente la questione. Per noi questo è esattamente il male minore". Per Franceschini, "l'anomalia è che non stiamo decidendo una norma per il futuro, ma una norma pensata per bloccare processi che sono in corso".
Non ha usato mezzi termini Francesco Barbato, deputato dell'Italia dei Valori. "Unione dei Casalesi, partito delle poltrone e delle polpette", ha detto all'indirizzo dell'Udc. Casini ha reagito chiedendo l'intervento del presidente Fini dopo le "parole dissennate e delinquenziali dell'onorevole collega, che si deve vergognare di quello che ha detto". L'ex presidente della Camera è entrato poi nel merito del testo, invitando la maggioranza ad apportare alcune modifiche. "La legge secondo noi ha una giustificazione di carattere politico, un provvedimento ponte davanti a nuovi sbocchi di carattere costituzionale". Per Casini è necessaria "una tipicizzazione degli impedimenti rispetto al presidente del Consiglio; estendere il provvedimento a tutti i ministri o magari ai sottosegretari come sciaguratamente si voleva fare significa indebolire, anche alle verifiche successive, la tenuta complessiva di questo provvedimento".

Il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto ha commentato lo scambio di accuse nell'opposizione dicendo: "Pd e Idv sono giustizialisti, e l'Udc, al di là del suo desiderio di smontare il bipolarismo, si ritrova sull'altro fronte, quello del garantismo".
Dal Pdl a difendere il provvedimento è intervenuto Gaetano Pecorella: "Spetta solo al popolo decidere chi deve governare e non a qualche magistrato che solo qualche ora fa ha dimostrato il proprio pregiudizio contro il presidente del Consiglio".


LEGGE SUL LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Questo in sintesi il testo presentato alla Camera:

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - Quando l’imputato rivesta la qualità di presidente della Repubblica si considerano in ogni caso quale legittimo impedimento a comparire nell’udienza (del tribunale, ndr) gli incontri istituzionali con capi di Stato, capi di governo o ministri di uno Stato estero, le attività poste in essere quale presidente del Consiglio superiore della magistratura, comandante delle Forze armate e presidente del Consiglio supremo di difesa, nonché ogni altra attività posta in essere nell’esercizio delle sue funzioni, individuate dagli articoli 83 e seguenti della Costituzione o da altre norme di legge.
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRI - Quando l’imputato rivesta la qualità di presidente del Consiglio dei ministri o di ministro si considerano in ogni caso quale legittimo impedimento a comparire nell’udienza le riunioni del Consiglio dei ministri e le convocazioni del Parlamento in seduta comune, del Senato e della Camera dei deputati. Si considerano, altresì, quale legittimo impedimento gli incontri istituzionali con capi di Stato, capi di governo o ministri di uno Stato estero, nonché ogni altra attività coessenziale nell’esercizio delle funzioni di governo.
PRESIDENTI DI CAMERA E SENATO - Quando l’imputato rivesta la qualità di presidente del Senato o di presidente della Camera si considerano in ogni caso quale legittimo impedimento a comparire nell’udienza la convocazione del Parlamento in seduta comune o della Camera presieduta, nonché ogni altra attività posta in essere nell’esercizio delle sue funzioni.
SENATORI E DEPUTATI - Quando l’imputato rivesta la qualità di senatore o di deputato si considerano in ogni caso quale legittimo impedimento a comparire nell’udienza la convocazione del Parlamento in seduta comune o della Camera di appartenenza, nonché, per i soli senatori, la convocazione della giunta o della commissione di appartenenza, compresi la commissione contenziosa e il Consiglio di garanzia, nonché, per i soli deputati, la convocazione della giunta o della commissione di appartenenza, compresi il Consiglio di giurisdizione e il Collegio d’appello.

[Informazioni tratte da Rainews24, Adnkronos/Ing, Corriere.it]

- "La verità su B. raccontata dal suo ex avvocato" (Blog "Piovono rane" di A. Gilioli)

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03 febbraio 2010
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