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In 71 con l'Italia. La risoluzione sulla moratoria della pena di morte è stata ieri depositata all'Onu

02 novembre 2007

Pena capitale, in 71 con l'Italia
di Marco Valsania (Il Sole 24ORE, 2 novembre 2007)

Dopo giornate di intensa diplomazia, che hanno visto l'Italia in primo piano, il testo della risoluzione per fermare le condanne a morte nel mondo è stato presentato ieri alla segreteria delle Nazioni Unite e alla Terza Commissione dell'Assemblea generale, che per prima lo dovrà discutere. E le parole cruciali arrivano verso la fine del documento, al punto 2 paragrafo d: ai Paesi che ancora applicano pene capitali si chiede «di stabilire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell'abolizione della pena di morte».

Il documento, sei paragrafi di preambolo e cinque prese di posizione, è stato formalmente depositato da Nuova Zelanda e Brasile, a nome di 72 co-sponsor. Un evento che ha coronato quella che per l'Italia è stata una lunga maratona diplomatica per salvare la risoluzione dalle polemiche e battersi a favore di una sua approvazione da parte dell'Assemblea generale del Palazzo di Vetro entro fine anno. Ancora ieri mattina erano in corso riunioni sul testo, nei giorni scorsi in balia di richieste contrapposte, di ammorbidimento e di indurimento del linguaggio. Alla fine il documento redatto esprime «profonda preoccupazione» per la continua applicazione della pena di morte e, accanto alla moratoria, chiede il rispetto dei diritti dei condannati, la progressiva riduzione del suo uso e, ai Paesi che l'hanno già abolita, di non reintrodurla.
L'Assemblea generale, propongono i 72 Paesi, «guidata» dagli obiettivi e dai principi della Carta delle Nazioni Unite e «richiamando» la Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo, chiede al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon di riferire sull'attuazione della risoluzione alla 63esima Assemblea generale, che si aprirà a New York nel settembre 2008.

«Speriamo di aver compiuto un passo definitivo e irreversibile verso l'approvazione della moratoria sulla pena di morte», ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi, sottolineando la «grande soddisfazione non solo per il Governo italiano, che ha speso grandi energie per ottenere questo risultato, ma anche per il Parlamento che con un voto unanime aveva dato forte impulso e convinto appoggio all'azione dell'esecutivo».
Al Congresso dei radicali italiani di Padova Emma Bonino, nei giorni scorsi a New York per frenetici negoziati sul testo, ha pianto di gioia. Oggi, inoltre, una delegazione della Comunità di Sant'Egidio e la Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte presenteranno al presidente dell'Assemblea generale Srgian Kerim cinque milioni di firme per la moratoria.

La vera battaglia, però, all'Onu deve ancora cominciare. L'ambasciatore italiano al Palazzo di Vetro Marcello Spatafora, subito dopo la presentazione del testo, ha dichiarato che occorreranno «grande determinazione e massima flessibilità». Si è detto soddisfatto dell'accordo raggiunto: «Il progetto consente a ben 72 Paesi co-sponsor di riconoscersi nei suoi contenuti. Un risultato per nulla scontato. E la sua formulazione è tale, si spera, da raccogliere sufficienti consensi tra gli altri membri dell'organizzazione». Ma per ben due volte in passato, nel 1994 e nel 1999, i Paesi favorevoli alla pena capitale sono riusciti a far deragliare simili iniziative. La coesione tra i 27 Paesi dell'Unione europea potrebbe rivelarsi determinante, dopo che un'intesa è stata raggiunta solo con difficoltà: alcune nazioni, tra cui Olanda e Belgio, auspicavano un testo più aggressivo, centrato sulla richiesta dell'abolizione.
Alla fine ha prevalso la linea auspicata dall'Italia, con l'accento su una più semplice moratoria, per ampliare il sostegno. La proposta di risoluzione, che ha valore morale ma non vincolante, si scontrerà adesso con l'annunciata opposizione di Paesi quali Egitto e Singapore. Il testo dovrebbe inizialmente essere discusso e votato in Commissione, tra il 14 e il 29 novembre, e in seguito, a metà dicembre, in Assemblea generale.

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02 novembre 2007
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