In cerca di un altrove
Proseguono senza sosta gli sbarchi a Lampedusa. Il sindaco dell'isola: ''Siamo stati abbandonati da tutti''
Era la vigilia del Ferragosto quando l'aereo Atlantic della Marina militare, durante il consueto servizio di vigilanza delle acque territoriali italiane, ha individuato a largo di Lampedusa, a circa 55 miglia a sud-ovest della piccola isola siciliana, i cadaveri di quattordici immigrati clandestini.
Naufragati o scaricati in mare da trafficanti di persone senza scrupoli, poco dopo la segnalazione da Lampedusa, nonostante la zona fosse di competenza delle autorità Maltesi i corpi sono stati recuperati dagli uomini della Capitaneria di Porto, della Marina militare e delle Fiamme Gialle
Tutti gli immigrati privi di vita indossavano giubbotti di salvataggio ma nella zona, non è stata trovata traccia dell'imbarcazione sulla quale i clandestini si trovavano.
Laura Boldrini portavoce dell'Unhcr, commentando all'agenzia Apcom l'ennesima tragedia dell'immigrazione clandestina ha espresso ''il cordoglio dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati per questa ennesima tragedia''. La portavoce dell'Unhcr ha espresso anche ''preoccupazione per la pericolosità delle imbarcazioni utilizzate per la traversata dall'Africa verso l'Italia perché sono sempre più inadatte e precarie e per questo provocano la morte delle persone che si affidano a trafficanti senza scrupoli''. Laura Boldrini ha sottolineato come negli ultimi anni vengono utilizzati ''gommoni costruiti artigianalmente e il timone dell’imbarcazione affidato a chi non ha esperienze di mare o non lo ha mai visto''.
Intanto gli sbarchi degli immigrati nella piccola Lampedusa, ''Porta d'Europa'', continuano senza sosta. Secondo i dati delle Capitanerie di porto, resi noti la scorsa settimana, sono già più di settemila i migranti clandestini che sono stati soccorsi in mare dall'inizio dell'anno, 2.500 solo nel mese di luglio.
Gli ultimi approdi di ieri hanno portato in una Lampedusa sempre in stato di emergenza 250 clandestini, tra i quali c'erano 18 donne e due neonati. Secondo la capitaneria di porto uno dei due neonati potrebbe essere nato da 15-20 giorni.
E fanno eco le parole del primo cittadino di Lampedusa pronunciate l'altro ieri in merito ai continui, quotidiani sbarchi. ''Basta a sbarchi di Stato, con motovedette che vanno a prendere gli immigrati quasi a casa loro e li portano qui''. Con queste parole dure il sindaco di Lampedusa, Dino De Rubeis ha denunciato la situazione dell'isola parlando di assenza e disinteresse del Governo nei confronti di Lampedusa e delle Egadi.
''Siamo stanchi dell'assistenza umanitaria falsa - ha aggiunto il sindaco - di militari che vanno a prelevare barconi a 70 miglia di distanza, motivando l'intervento con problemi di soccorsi in mare. La nostra isola non ne può più''. De Rubeis ha chiesto un segnale forte da parte del Governo centrale come, ipotizza, ''la defiscalizzazione nell'isola''. Inoltre è tornato a sollecitare la chiusura del centro di accoglienza perché, spiega, ''così a Lampedusa ce ne sono due, tanto sono sempre pieni di immigrati e scafisti, trasformati in loro alberghi. Se queste persone - ha osservato il sindaco - vedono che sono accolti bene e trattati meglio non smetteranno di arrivare. E lo Stato non riesce ad aiutare i lampedusani: pensate che quest'anno non potremo aprire le scuole perché i locali sono fatiscenti e non ci hanno inviato in tempo i fondi necessari per il loro recupero. Qui l'emergenza è continua - ha concluso De Rubeis - e la gente è stanca, pronta a dire basta anche con manifestazioni eclatanti, ma lo Stato non ci ascolta.''
Il sindaco di Lampedusa interviene sull'emergenza immigrazione
Lettera pubblicata da Agrigento Notizie il 18 agosto 2007
''Prima il governo di centro destra, oggi quello di centrosinistra, hanno voluto costruire sulla nostra isola un albergo a 5 stelle per gli immigrati clandestini. Allo stato attuale, sono ospitati all'interno dei due centri di accoglienza oltre 800 immigrati e fino a questa mattina ve ne erano oltre 1000. Chiedo lo smantellamento immediato di uno dei due centri poiché gli accordi non erano questi e Lampedusa non può sopportare di non solo essere stata violentata con la costruzione di un nuovo centro che non voleva nessuno sull'isola ma con addirittura non più uno ma due centri di accoglienza operativi. E' chiaro che l'Italia sta giocando un ruolo importante con gli altri paesi dell'Unione Europea, garantendo di fatto con un centro di accoglienza all'avanguardia a Lampedusa, una accoglienza ottimale per gli immigrati clandestini che approdano sull'isola e che sono la manovalanza prima della malavita e poi anche di chi ha bisogno di forza lavoro in tutta l'Europa. Il governo però non dovrebbe dimenticare i suoi cittadini di Lampedusa che si trovano a dovere combattere una guerra impari sia con lo stesso Stato che con gli organi di informazione che sempre più spesso, stravolgendo l'ordine delle cose e quindi pubblicando notizie inesatte creano un allarmismo tale, da indurre molti italiani a vedere Lampedusa come un luogo zeppo di immigrati clandestini e di morti in mare. E' successo ancora una volta, infatti, che i morti trovati 4 giorni fa nel mare di competenza SAR maltese e più precisamente nelle immediate vicinanze della Tunisia a ben 55 miglia di distanza dalle coste delle Pelagie, per una oramai unanime e consolidata abitudine, sono stati invece segnalati dalle televisioni e dai giornali come se fossero stati ritrovati al largo di Lampedusa. Adesso, se il concetto di (al largo di Lampedusa) significa tutto il resto del Mediterraneo (acque antistanti i paesi rivieraschi e la Sardegna compresa) allora va bene altrimenti, c'è da potere affermare che la notizia diramata e pubblicata dalla maggioranza delle tv e dai giornali locali e nazionali è sicuramente inesatta in uno dei suoi aspetti più importanti. Ancora una volta, gli imprenditori turistici dell'isola hanno ricevuto centinaia di telefonate da parte di turisti in procinto di venire in ferie a Lampedusa, padri di famiglia preoccupati di potere trovare qualche cadavere nelle acque lampedusane. Tutto quello che accade nel Mediterraneo, indipendentemente da dove accade fosse in prossimità della Tunisia, a Malta o in Libia per i giornalisti italiani, accade (al largo di Lampedusa). A questo punto, noi denunciamo la complicità del governo italiano ed europeo con le organizzazioni malavitose che vivono con i proventi di questa tratta di uomini donne e bambini che si perpetua di anno in anno reputandoli anche correi delle molteplici morti che si verificano nel canale di Sicilia perché i governi europei sanno bene che viaggiando nelle condizioni in cui viaggiano le migliaia di persone che ci raggiungono, può capitare che un centinaio di persone l'anno perdano la vita in mare. Noi lampedusani italiani a questo punto, chiediamo allo Stato semplicemente quello che ci è stato sempre negato. Abbiamo bisogno di potere garantire ai nostri figli il diritto allo studio, le scuole ci sono state chiuse dalla protezione civile che si sta anche adoprando per risolverci il problema, perché le ha trovate in condizioni pietose; abbiamo bisogno di potere contare sulla continuità territoriale che al momento non ci viene garantita via mare da una Siremar che utilizza le peggiori navi che ci sono sul territorio nazionale, per coprire la tratta giornaliera che collega le Pelagie con il resto della Sicilia o con gli aerei che in special modo nel periodo estivo, non consentono ai nostri residenti, di potersi spostare per un cronica mancanza di posti; abbiamo bisogno di un ospedale, due giorni fa, abbiamo perso un nostro giovane concittadino perché non avendo sull'isola i macchinari necessari, nessuno si era accorto al poliambulatorio che l'uomo aveva una ischemia celebrale e non una banale gastrite per come gli era stato diagnosticato; il governo potrebbe defiscalizzare Lampedusa e Linosa per consentire così agli abitanti di avere un potere di acquisto migliore e potere sperare che approdino sull'isola oltre agli immigrati anche industriali che potrebbero finalmente intravedere in Lampedusa e Linosa dei luoghi interessanti dove potere costruire realtà notevoli nel settore
turistico. Se nessuna di queste cose potrà essere realizzabile, non ci rimarrà che attendere la morte delle nostre isole che al momento sono agonizzanti''.
Il Sindaco di Lampedusa
Dino De Rubeis