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In coma dopo anestesia, paziente muore a Ragusa

La difesa della Clinica del Mediterrano: "Il nostro personale ha fatto il massimo"

13 dicembre 2010

È morto sabato scorso il paziente entrato in coma dopo essere stato anestetizzato per essere sottoposto ad un intervento chirurgico alla tiroide nella Clinica del Mediterraneo, una casa di cura privata di Ragusa. La vittima, Antonino Cappello, 36 anni, era stata trasferita d'urgenza nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Civile dove i medici avevano rilevato un quadro clinico-neurologico gravissimo. I tentativi di rianimarlo sono stati inutili. Ancora prima della morte, sulla base di una denuncia dei familiari, la Procura aveva aperto un'inchiesta. L'assessorato regionale della Salute, Massimo Russo, ha disposto una sua indagine e già compiuto un'ispezione nel centro.
Su entrambi i fronti, quello giudiziario e quello amministrativo, dovranno essere accertate eventuali responsabilità in merito al trattamento anestetico che probabilmente ha causato il coma e il decesso.

Il direttore sanitario della casa di cura, Salvatore Pacini, ha detto: "Sulla morte del paziente che era stato ricoverato giovedì alla Clinica del Mediterraneo e che è deceduto nel reparto di Rianimazione dell'Asp, la direzione sanitaria della struttura privata ha disposto un'inchiesta interna".
Il dott. Pacini ha poi smentito le notizie riportate da alcuni organi di stampa secondo cui la struttura è stata interamente sequestrata e dunque chiusa. "Teniamo a precisare che non è stato disposto alcun sequestro e alcuna chiusura della nostra struttura che prosegue la sua attività. I sigilli sono stati apposti soltanto ad una delle tre sale operatorie dopo l'intervento dei Nas a cui abbiamo consegnato tutta la documentazione richiesta dichiarandoci disponibili a collaborare con l'autorità giudiziaria e con l'ispettore che sarà inviato dalla Regione. Precisiamo che i problemi si sono verificati nella primissima fase dell'anestesia quando è stata accertata l'impossibilità a procedere con l'intubazione. Dinanzi ad un arresto cardiaco, si è poi proceduto ad eseguire le manovre rianimatorie del caso. E proprio grazie ad esse, e all'intervento dei cardiologi già presenti, è stato possibile recuperare il paziente dal punto di vista cardiologico. Stabilizzati i parametri vitali, gli operatori presenti, i chirurghi, gli anestesisti e i cardiologi, intervenuti tempestivamente, hanno ritenuto di inviare il paziente alla rianimazione dell'ospedale pubblico così come previsto dalla convenzione sottoscritta con l'Asp. Va dunque ribadito che si è intervenuti nel miglior modo possibile, attivando tutte le procedure previste in questi casi. Il paziente, nonostante la conformazione fisica lo rendesse a rischio, era risultato operabile dopo una serie di accertamenti sviluppati prima dell'intervento e abbinati a quelli di routine. Abbiamo fornito tutti i particolari ai Nas e dunque all'autorità giudiziaria e siamo pronti a collaborare con l'ispezione regionale. Restiamo vicini al dolore della famiglia ribadendo di essere intervenuti al massimo delle nostre possibilità".

[Informazioni tratte da Ansa, Lasiciliaweb.it, Ufficio Stampa Clinica del Mediterraneo]

 

 

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13 dicembre 2010
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