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In difesa dei magistrati

Lasciate stare in pace Giovanni Falcone. Nessuno si permetta di strumentalizzate le sue parole

01 settembre 2008

"Bisogna mettere in pratica molte delle idee di Giovanni Falcone", ovvero "separazione dell'ordine degli avvocati dell'accusa dall'ordine dei magistrati, indirizzo dell'azione penale superando l'attuale ipocrisia della finta obbligatorietà, criteri meritocratici nella valutazione del lavoro dei magistrati".
Così il premier Silvio Berlusconi nelle scorse settimane, parlando della riforma della giustizia tanto anelata dal proprio governo. Già, proprio così, Berlusconi per "sponsorizzare" la propria idea di Giustizia ha utilizzato il nome di Falcone, figura alla quale l'attuale premier dice di ispirarsi...
Già, la persona che più e più volte ha attaccato la magistratura, definendo i giudici "antropologicamente" diversi e comunisti, oggi dice di volersi ispirare al magistrato che si ritrovò più volte in contrasto con il mondo politico, perché tra i primi ad aver avuto il coraggio di scoperchiare il vaso di Pandora colmo delle nefandezze di mafia e politica...
Le dichiarazioni di Berlusconi non sono piaciute a molti e hanno addirittura indignato l'Associazione Nazionale dei Familiari delle Vittime della Mafia. "La riforma della giustizia, così come concepita dal governo Berlusconi, altro non è che uno spudorato e ormai consueto tentativo di assoggettamento dei giudici al potere politico", ha detto la presidentessa Sonia Alfano, che ha aggiunto: "La separazione delle carriere, seppur i giornali e le televisioni di regime non lo spieghino mai ai cittadini, è un concetto che già esiste e viene applicato. Il governo mira invece a costituire un Ordine dei pm così che possa controllare direttamente le loro azioni e la loro libertà d'iniziativa".

Lontano dalle dichiarazioni di Berlusconi, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, davanti alla platea dei partecipanti alla Festa del Partito democratico alla quale è stato invitato, ha illustrato il proprio pensiero sulla riforma della giustizia come concepita da Berlusconi, con la chiarezza e la semplicità che lo contraddistingue...


Giustizia, allarme di Grasso
"Sulle barricate per difendere i pm"
di
Silvio Buzzanca (Repubblica.it, 31 agosto 2008)

L'autonomia e l'indipendenza dei magistrati va difesa. Anche a costo di fare le barricate. E lasciate stare in pace Giovanni Falcone, non strumentalizzate le sue parole. Altrimenti si rivolta nella tomba.
Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, legato da grande amicizia con il magistrato ucciso dalla mafia, interviene nello scontro in atto sulla riforma della giustizia e si schiera nettamente. Davanti al pubblico della Festa democratica di Firenze dice che "occorre difendere l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e dei pm in particolare, a costo di barricate". E cerca di mettere un punto fermo sul pensiero di Falcone in materia di riforma della giustizia.

Grasso spiega che "per riportare nei giusti termini il pensiero di Falcone, per evitare che egli si rivolti nella tomba, bisogna storicizzarlo". Bisogna collocarlo, ricorda il procuratore, "nel periodo dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, cioè al momento in cui il pm in sostituzione del giudice istruttore, acquisiva i compiti di effettiva direzione e impulso delle indagini per la individuazione degli elementi di prova da utilizzare in fase di dibattimento, nel contraddittorio tra le parti".
In quel contesto, Falcone, continua, Grasso, "metteva l'accento sulla necessità di una diversa professionalità del pm in relazione alle specificità delle funzioni requirenti rispetto alle giudicanti. Dunque diversa doveva essere la formazione, la regolamentazione, l'organizzazione degli uffici, la stessa carriera, essendo necessariamente diverse rispetto al giudice le attitudini, l'abitus mentale, l'attività investigativa del pm".
Ma sulla separazione delle carriere, il magistrato assassinato, continua Grasso, diceva anche che "il punto fondamentale è avere un pm autonomo e indipendente, ma anche efficiente. Il pm deve avere una regolamentazione ordinamentale diversa rispetto a quella del giudice, non necessariamente separata. Questo non per assoggettare il pm all'esecutivo, come si afferma, ma al contrario per esaltarne l'indipendenza e l'autonomia". E sull'obbligatorietà dell'azione penale, conclude Grasso, Falcone diceva che "bisognava creare le condizioni affinché acquistasse effettività l'esercizio dell'azione penale". [...]

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01 settembre 2008
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