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In difesa delle donne e di chi subisce discriminazioni. Giro di vite del governo contro le violenze e le discriminazioni sessuali

04 dicembre 2006

Stupri, molestie e violenze in casa: giro di vite e condanne più dure
di Concita De Gregorio (Repubblica, 2 dicembre 2006)

È una sorpresa trovare nella stanza del ministro Barbara Pollastrini, Diritti e Pari opportunità, il pubblico ministero Silvia Della Monica celebre per essersi occupata non senza difficoltà anche personali di ''mostro'' quando lavorava a Firenze e di massoneria a Perugia.
''Il nostro capo dipartimento'', la presenta il ministro. Della Monica ha sulle ginocchia la cartellina che contiene il nuovo disegno di legge contro la violenza domestica, i maltrattamenti e le molestie persecutorie a sfondo sessuale. Una legge che vuole difendere le donne e tutti i ''discriminati per ragioni sessuali'', gay e trans inclusi.
Siamo qui a parlare, in anteprima, proprio di questo: il testo sarà portato in consiglio dei ministri entro dicembre, è stato studiato di concerto con il ministro della Giustizia Clemente Mastella, è ispirato al modello spagnolo (quella sulla violenza domestica è stata la prima legge del governo Zapatero). La legge italiana prevede pene più severe per la violenza che avviene tra le mura domestiche con aggravante se a commetterla è il coniuge o - assai importante - il convivente. Un'apertura alle coppie di fatto, altro tema in calendario al ministero.

Dunque: fino a sei anni di carcere, pena che consente l'uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali durante le indagini. Per la prima volta, inoltre, una legge si occupa delle molestie persecutorie (telefonate, sms, pedinamenti, lettere, mail), in inglese ''stalking'': pene da uno a quattro anni aumentate di un terzo se le minacce sono gravi con possibilità, anche in questo caso, di utilizzare le intercettazioni in deroga alla norma generale. Misure cautelari decise dal giudice per interrompere le persecuzioni che arrivano fino agli arresti domiciliari o al carcere per il molestatore. Fino ad oggi era un reato da contravvenzione, 516 euro di ammenda: la differenza è radicale.
Inoltre, estensione della legge Mancino contro le discriminazioni razziali, etniche e religiose anche all'orientamento sessuale e all'identità di genere: l'insulto o la violenza contro un gay diventa aggravante di reato e reato in sé. Si aggiungano la maggiore tutela della vittima nel processo (potranno testimoniare una sola volta nel corso delle indagini preliminari con l'incidente probatorio, cosa che riduce il disagio del teste oltre che i tempi del processo) e nessun faccia a faccia con l'aggressore. Un osservatorio permanente in cui saranno coinvolti anche i centri antiviolenza (tre milioni di euro stanziati in Finanziaria) sarà attivo al ministero.

È la prima legge concepita in queste stanze ''in intesa con i ministri di Giustizia, Lavoro, Interni, Famiglia, Politiche sociali, Scuola e Comunicazione'', dice Pollastrini. Sarà varata dal consiglio dei ministri e poi sottoposta al Parlamento dopo la Finanziaria ''e soprattutto dopo che qui abbiamo definito bene la missione, i confini di competenza e le forze disponibili al ministero''.
Prima di tutto quindi Pollastrini si è occupata delle deleghe: con un decreto del 19 luglio ha avuto tutte le deleghe nazionali e internazionali in materia di Diritti umani e sociali. Di seguito il gruppo di lavoro: sono arrivati il pm Della Monica, Stefano Ceccanti a capo dell'ufficio legislativo, l'ex sindaco di Modena Alfonsina Rinaldi ad occuparsi della segreteria politica, Marcella Ciarnelli dall'Unità a far da portavoce, l'ex senatrice Ds Graziella Pagano per i rapporti istituzionali. ''Poi, vista la coperta stretta della Finanziaria, abbiamo dovuto fare delle scelte. Primo, i diritti umani e dunque il programma contro la tratta degli esseri umani e il rifinanziamento di quello contro le mutilazioni genitali. Secondo, un piano d'azione contro la violenza alle donne e alle identità di genere''. Qui il ministro sospira. ''La verità è che le élites e le classi dirigenti, anche nel centrosinistra, non hanno capito bene cosa rappresentino le donne oggi. Non hanno colto per esempio fino in fondo il senso del discorso di Clinton a Blair: 'dobbiamo passare completamente all'epoca delle pari opportunità'. Non hanno capito che senza l'espansione della funzione attiva delle donne non si riuscirà a rivoltare il paese, a renderlo più dinamico tollerante rispettoso e non ci sarà vera crescita. Noi dobbiamo trovare la via italiana fra il modello Sègolene Royal e il quello delle quote: una via fatta di regole, libertà e responsabilità''.

Regole, in primo luogo. ''Perché nel comitato di bioetica, che decide delle sorti del corpo delle donne, non ci devono essere tante donne quanti uomini? Perché non alla Corte costituzionale, tra i direttori e i vice della Rai, nelle aziende? In Spagna in Francia, in Giappone ci sono piani per raggiungere il 65 per cento dell'occupazione femminile, da noi siamo al 45, al sud al 27''. Ecco allora una prima misura, già approvata in Finanziaria e in vigore da gennaio: le aziende delle ''aree svantaggiate'' (soprattutto dunque al Sud) che assumeranno una donna avranno un risparmio ulteriore, con l'Irap, di 150 euro al mese per lavoratrice. ''In Svezia in Germania e nel Nord Europa ci sono leggi che puntano ad avere nell'arco di 7-8 anni almeno il 40 per cento di donne nei cda delle società quotate in borsa. Il 10 per cento all'inizio e poi ad aumentare, con incentivi e premi, con beneficio economico per chi lo fa. Cominciamo a pensarci anche noi. Per ogni dirigente donna uno sgravio fiscale. Penso però anche ai Tar, alla Banca d'Italia: l'assemblea di Bankitalia è uno spettacolo deprimente da questo punto di vista, e l'obiezione che già sento che non ci sono donne di qualità a quell'altezza è l'ultimo grande bluff degli uomini che detengono il potere. Posso fornire elenchi lunghi così di economiste e filosofe della scienza, di magistrate e analiste di primissimo livello. Arginiamo la fuga all'estero, questo patrimonio è la nostra vera risorsa''.

La legge contro la violenza, allora. ''Si comincia da qui, si deve abbattere il muro della vergogna e dell'impunità. È una questione anche di cultura. Col ministro Fioroni siamo d'accordo per studiare un piano che inserisca i temi della non violenza e del rispetto della persona nei programmi scolastici, con Gentiloni parleremo presto di codici per la Rai e per il mondo delle comunicazioni. Bisogna però anche, insieme, punire. Rendere socialmente odioso quel che ancora è in qualche modo tollerato. In Italia un omicidio su quattro avviene in casa, ogni tre morti violente una è una donna uccisa dal marito, dal convivente. Ogni giorno almeno 7 donne subiscono violenza. Allora: non devono più essere tollerate le molestie continuate e gravi in famiglia, nei luoghi di lavoro, per strada. Chi fa violenza a gay, lesbiche, transessuali a causa della loro identità deve essere punito. Se il violento è un parente o un convivente la circostanza è più e non meno grave. Si parte da qui: da una grande e coraggiosa sferzata, serve uno sguardo laico e fiducioso''.

Sembra un augurio rivolto soprattutto ai suoi colleghi di governo. Sono giorni in cui le donne Ds si scontrano - Turco contro Serafini - per la legge sulla droga. ''Io non capisco perché se discutono due donne è un litigio e se lo fanno due uomini è un confronto. Gli uomini passano il loro tempo in guerre di potere, se due donne hanno diverse opinioni è subito una bega da cortile. Stiamo molto, molto attenti a usare le parole ad applicare le categorie: è un fatto culturale, vede, lo è anche nei giornali e in tv. Poi certo, trovare uno stile che tenda all'armonia è auspicabile per tutti ma per le donne, ancora una volta, è un compito in più''.

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04 dicembre 2006
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