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In fiamme il "cimitero dei barconi" di Lampedusa

Rogo nell'area portuale dove sono ammassati le carcasse delle "carrette della speranza"

29 gennaio 2014

Ieri, un incendio sulla cui cause stanno indagando i carabinieri si è sviluppato accanto al porto di Lampedusa dove sono ammassati decine di barconi utilizzati dai migranti per la traversata del Canale di Sicilia. Sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno lavorato diverse ore prima di spegnere le fiamme. I carabinieri stanno lavorando sull’origine del rogo, il secondo nel giro di tre settimane. Non viene esclusa l’ipotesi del dolo. Non sono infrequenti incendi nella zona portuale che ospita questi battelli. L’ultimo è divampato giorni fa.
Le carcasse dei barconi che, nel tempo, hanno attraversato il Mediterraneo portando nell’isola migliaia di migranti, sono ora raccolte in due "cimiteri" nelle vicinanze del porto e attendono di essere smaltite. Nel frattempo sono diventate una vera e propria discarica a cielo aperto. "Soggetta a tutte le leggi sull’inquinamento ambientale" dicono da tempo i pescatori lampedusani preoccupati dall’ingrossarsi di quel "deposito" che nessuno rimuove.

Gli arrivi a ritmo continuo dei battelli fanno si che il "cimitero" sia sempre pieno, anche se in passato la Protezione civile si è già occupata dello smaltimento. I battelli sono sottoposti a sequestro dall’autorità giudiziaria in attesa che qualcuno ne reclami la proprietà. Sia pure di rado, succede. Ma in genere il destino delle carrette, da cui nulla può essere recuperato, è dunque quello della demolizione. Recuperarne pezzi non conviene. Ed è poi la Protezione civile a coordinarne lo smaltimento, con bandi all’incirca annuali che prevedono lo stanziamento - in genere - di un milione di euro. Operazioni complicate. C’è da separare i materiali, trasportali nelle discariche in Sicilia dove vengono incenerite come "rifiuti speciali". Nel frattempo gli sbarchi si susseguono. La barche che hanno sfidato sole, intemperie, tempeste, trasportando sogni, speranze, dolore, morte restano lì, in quei cimiteri giudiziari. In attesa che si compia l’ultima parte del loro destino.

Intanto il Conapo - sindacato autonomo dei vigili del fuoco - lancia l’allarme sicurezza. "L’incendio al porto di Lampedusa - scrive il segretario provinciale Antonio Di Malta in una nota indirizzara al prefetto di Agrigento Diomede - pone ancora una volta il problema della sicurezza sia degli operatori vigili del fuoco che del soccorso tecnico urgente. Quei barconi ammassati, oltre a rappresentare una discarica a cielo aperto, rappresenta per i vigili un pericolo per la propria incolumità". Non solo. "Si verifica da diverso tempo,che il personale vigili del fuoco per intervenire in ambito terrestre, deve sguarnire il servizio antincendio aeroportuale, come questa notte che in aeroporto sono rimaste solo 5 unità, numeri che non garantiscono il servizio antincendio aeroportuale". [Articolo di Alessandro Fulloni - Corriere del Mezzogiorno]

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29 gennaio 2014
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