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In fuga dalla Sicilia, tra scuola a perdere e mafia

La Sicilia non è una regione per giovani e giovanissimi. I dati di Save the Children

21 novembre 2015

La Sicilia non è una regione per giovani e giovanissimi. In fuga da un'Isola che toglie molto e offre poco, che primeggia per dispersione scolastica, i minori appaiono derubati di una vita dignitosa e delle opportunità per sviluppare i propri talenti, anche a causa della crescente illegalità di cui sono vittime. Emerge dal sesto Atlante dell'Infanzia (a rischio) "Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili", di Save the Children.

La Sicilia è tra le regioni italiane quella con il più alto tasso di dispersione scolastica (24%) e con la percentuale più bassa, molto al di sotto della media nazionale, di tempo pieno nella scuola primaria (8,1% contro 31,6%) e spesa per i servizi sociali destinati a famiglie e minori (70 euro procapite sui 113 in Italia).
La deprivazione di possibilità, stimoli e opportunità si riflette anche nelle scarse performance scolastiche: in Sicilia più di un alunno di quindici anni su 3 non raggiunge il livello minimo di competenze in matematica (37,3% su 24,7%, dato nazionale) e quasi 1 su 3 in lettura (29,6% su 19,5% in Italia) (mappa sul deficit di competenze), circa 7 bambini e adolescenti su 10 tra i 6 e i 17 anni non hanno letto un libro nel 2014.
Sono poi oltre 500.000 i giovani (15-29 anni) che, dal 2002 al 2013, hanno deciso di trasferirsi al Nord per trovare lavoro e condizioni di vita migliori. Un quinto di questi, cioè 123.968, sono siciliani. Per la gran parte laureati. La regione, invece, ha il più alto numero di minori vittime di mafia e tra le percentuali maggiori di giovani che risiedono in comuni sciolti per mafia.
In Sicilia un bambino su 12, che frequenta la scuola primaria, ha il tempo pieno a scuola (8,1% su una media nazionale del 31,6%) e nel 49% degli istituti scolastici principali non c'è il servizio mensa. Quasi 1 su 4 (24%) dei giovani tra i 18 e i 24 anni non ha concluso un ciclo di studi superiore né un corso di formazione professionale.


Foto di Letizia Battaglia

Migliaia di minori pagano un prezzo altissimo all'illegalità e corruzione che pervade i territori in cui vivono: almeno 85 i bambini e adolescenti incolpevoli uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi - come racconta la prima mappa realizzata in base ai dati forniti dall'associazione Libera - di cui 31 in Sicilia (18 solo a Palermo), e molti di più coloro che hanno assistito all'uccisione di familiari, ritrovatisi orfani o adescati e arruolati giovanissimi nelle file della criminalità organizzata.
Sono 546.000 gli under 18 - il 5,4% della popolazione 0-17 anni, con picchi del 17,4 % a Caltanissetta e 16,3 % a Palermo - nati e cresciuti in uno dei 153 comuni sciolti per mafia negli ultimi 17 anni (mappa dei Minori senza Consigli e Nascere nella Locride), soprattutto al Sud ma anche al Centro e Nord Italia. La Sicilia, dopo la Puglia, inoltre è la regione col numero maggiore di minacce e intimidazioni agli amministratori locali (70 su 351 in Italia) e ha tra gli indici più alti di presenza mafiosa (58,2 a Palermo, 53,18 a Caltanissetta).
Spiega Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia: "Le mafie e i fenomeni corruttivi esercitano una violenza diretta e indiretta sui minori. Possono causarne la morte ma anche bloccare il loro sano sviluppo coinvolgendoli precocemente in attività criminose e allontanandoli da scuola. Distorcono le economie e il mercato del lavoro, rendendoli accessibili solo a chi accetta le logiche dell'illegalità".

Save the Children ha aperto in 8 regioni 13 Punti Luce e altri 3 saranno inaugurati il 20 novembre. Sono più di 4.500 i minorenni che li frequentano o vi sono entrati in contatto in un solo anno, dall'avvio delle attività, di cui 560 a Palermo e a Catania.
Se si considera l'investimento nei servizi erogati dai Comuni, emergono allarmanti differenze: si va dai 242 euro pro-capite di spesa per l'area famiglia e minori in Trentino ai 20 euro pro-capite della Calabria, 70 in Sicilia, a fronte di una media nazionale di 113 euro. A livello provinciale, colpiscono le disparità tra i 393 euro pro-capite di Trieste e i 350 di Bologna e gli 8 euro a testa di Vibo Valentia, i 18 di Crotone, i 20 di Cosenza e Avellino, 47 di Messina, 51 di Siracusa e Caltanissetta, 61 di Enna, 68 di Agrigento, 69 di Trapani e Catania, 74 di Ragusa, 90 di Palermo. [AGI]

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21 novembre 2015
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