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In Giappone la situazione è più grave di quanto detto

Il livello di gravità dell'incidente nucleare alla centrale di Fukushima è stato innalzato da 4 a 5 dall'Agenzia nazionale giapponese per la sicurezza nucleare

18 marzo 2011

Il livello di gravità dell'incidente nucleare alla centrale di Fukushima è stato innalzato da 4 a 5 dall'Agenzia nazionale giapponese per la sicurezza nucleare, secondo quanto riferito dall'agenzia Kyodo news. E nella loro lotta contro il tempo per scongiurare l'incubo nucleare, i 50 tecnici che si trovano nell'impianto hanno ricevuto rinforzi. Ora in tutto sul posto sono presenti 120 specialisti, come ha riferito un rappresentante del gestore della centrale, la Tepco.
Con l'innalzamento al quinto livello su sette della scala Ines dell'Aiea l'incidente di Fukushima è così classificato come "con conseguenze significative" mentre in precedenza, al livello 4, le conseguenze erano definite "locali". La nuova classificazione mette Fukushima allo stesso livello raggiunto nel 1979 dall'incidente di Three Mile Island negli Stati Uniti, a due posti dal livello 7 raggiunto con Chernobyl venticinque anni fa.

Ieri mattina due elicotteri sono riusciti a levarsi in volo quattro volte sulla centrale di Fukushima Daiichi e a sganciare tonnellate di acqua marina sul reattore numero 3. Ma il livello di radioattività non è calato, ha reso la Tepco: intorno all'edificio dell'impianto, è salito a 3mila microsievert per ora (la soglia massima di espozione in un anno è mille microsievert). Ad autorizzare la missione degli elicotteri, dopo esssere stata sospesa per i livelli troppo alti di radioattività in corrispondenza dell'impianto, è stato il ministro della Difesa, Toshimi Kitazawa.
Dal canto loro gli Stati Uniti lanciano l'allarme sulla gravità della minaccia posta dalla situazione di Fukushima. Secondo la Commissione per la regolamentazione del nucleare Usa almeno uno dei reattori della centrale, il numero 4, pone pericoli molto più gravi di quanto riconosciuto dal governo giapponese. Il presidente della Commissione Gregory Jaczko ha denunciato che non vi è più acqua, o ve ne è in pochissima quantità, nella piscina in cui si trovano le barre di combustibile usato al reattore numero 4 della centrale. Le barre, e le radiazioni che emettono, sono quindi quasi completamente, o completamente, esposte all'atmosfera. "Riteniamo quindi che i livelli di radiazione siano estremamente elevati, possibilmente con un impatto sulla capacità di adottare misure correttive", ha quindi affermato.
"Non possiamo entrare e controllare, ma stiamo osservando attentamente i dintorni dell'edificio e non sono emersi problemi particolari", ha dichiarato Hajime Motojuku, portavoce della Tepco. "Non siamo stati in grado di essere sul posto, quindi non possiamo confermare se ci sia o meno acqua rimasta", ha ammesso poco dopo un portavoce dell'Agenzia per la Sicurezza nucleare giapponese, Yoshitaka Nagayama. Un'altra piscina per le barre usate, al reattore numero tre, sta velocemente perdendo acqua, e potrebbe presto trovarsi nelle stesse condizioni di quella del reattore quattro, ha aggiunto Jaczko. Lo scenario più grave, secondo gli esperti americani, è quello in cui tutti i tecnici debbano essere fatti evacuare da Fukushima, lasciando tutte le barre di combustibile dei reattori a fondersi, con la conseguente ulteriore diffusione di radioattività.


Il premier giapponese Naoto Kan

Questa mattina intanto è arrivato in Giappone il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Yukiyo Amano per verificare personalmente l'aggravarsi della crisi nucleare, mentre continua a salire il bilancio delle vittime del potente terremoto seguito da uno tsunami dello scorso 11 marzo. Amano ha detto di voler raccogliere informazioni dettagliate dalle autorità giapponesi per decidere quale sia l'aiuto migliore da parte dell'Aiea. E' stata una visita breve quella del giapponese Amano rientrato presto a Vienna per discutere della situazione in consiglio Aiea. Amano ha dichiarato che la situazione nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi "è seria e grave". Incontrando il primo ministro giapponese Naoto Kan, il direttore generale dell'Aiea ha rilevato come la comunità internazionale ritenga che "sono necessarie informazioni più dettagliate" sulla crisi in atto a Fukushima. Una crisi, ha sottolineato Amano, "che non riguarda solo il Giappone. Tutto il mondo deve collaborare con il Giappone e con la gente delle aree colpite". "Entro un paio di giorni" un team dell'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica verrà inviato vicino alla centrale di Fukushima Daiichi per monitorare il livello delle radiazioni. La squadra di quattro specialisti , ha spiegato Amano, inizierà il monitoraggio a Tokyo e poi si spostera' nel nordest, in prossimià dell'impianto nucleare danneggiato.
Peggiora intanto il bilancio del terremoto e dello tsunami di venerdi' 11 marzo: i morti sono saliti a quota 6.539 mentre altre 10.259 sono state dichiarate ufficialmente disperse.

Il messaggio dell'Imperatore - "Sono profondamente preoccupato per la crisi in atto alla centrale nucleare di Fukushima [...] Prego per la sicurezza di tante persone [...] Mi auguro sinceramente che la gente riuscirà a superare questo infelice momento aiutando e prendendosi cura del suo prossimo".
Difficile dire se per i giapponesi l'impressione suscitata dall'apparizione in tv dell'imperatore Akihito sia stata la stessa che provocò suo padre, Hirohito, il 15 agosto 1945, quando attraverso la radio si rivolse alla nazione per annunciare la sconfitta e la resa nella Seconda Guerra Mondiale. Il palcoscenico, dal quale, oggi come allora, la più alta autorità dello Stato e dello shintoismo, si è rivolto a un Giappone in ginocchio, è lo stesso: il Palazzo imperiale di Tokyo, risparmiato nel 1945 dai bombardamenti americani e oggi dal devastante cataclisma dell'11 marzo, ma non dai blackout imposti dopo il sisma per controllare i consumi energetici e chiesti dallo stesso Akihito. La storia non indica chi fosse accanto a Hirohito quando, presumibilmente due giorni prima della trasmissione via radio, registrò il messaggio di resa.
Sappiamo però, come ha spiegato all'Adnkronos Daisuke Konishi, corrispondente in Italia dell'agenzia Kyodo, che accanto a Akihito, mentre registrava davanti alle telecamere il suo, di messaggio, c'era l'imperatrice Michiko. "E' la prima volta che questo imperatore manda un messaggio in video alla nazione", ha spiegato ancora Konishi, che racconta come Akihito abbia chiesto ai suoi collaboratori di interrompere la registrazione, qualora fossero arrivate notizie importanti dalle aree più colpite e dal fronte di Fukushima, a nordest, sul quale i tecnici giapponesi stanno combattendo una disperata battaglia per scongiurare il rischio di una catastrofe nucleare. Un rischio del quale Akihito si è detto "profondamente preoccupato".
Nell'esercizio delle differenze e delle analogie con il celebre e drammatico discorso di Hirohito, che ha colpito la fantasia di molti osservatori, rientra l'assoluta eccezionalità del gesto compiuto dal padre e dal figlio. Quando Hirohito parlò ai giapponesi nel 1945, era la prima volta che i sudditi udivano la voce dell'imperatore. E non a caso, quel discorso, fu chiamato "Gyokuon-hoso", vale a dire, "la trasmissione della voce melodiosa". "Il linguaggio, usato dall'allora 46enne Hirohito, era quello sofisticato della corte imperiale, perlopiù incomprensibile alla maggioranza dei giapponesi. E infatti, anche per l'ambiguità del testo letto da Hirohito, non tutti compresero se il Giappone si stesse effettivamente arrendendo o se l'imperatore stesse esortando il suo popolo a resistere. Il 77enne Akihito ha invece usato un giapponese colloquiale e moderno", ha spiegato ancora Konishi, per esprimere ai suoi connazionali lo sconcerto di fronte al numero delle vittime, "non sappiamo quante saranno", per dirsi "profondamente colpito dalla drammatica situazione nelle aree colpite" e nell'esprimere la speranza che i giapponesi "si prendano per mano, si comportino l'uno con l'altro con compassione e superino questi momenti difficili".
Un "messaggio senza precedenti", hanno titolato molti media giapponesi e internazionali, di fronte all'irruzione, dignitosa e misurata, ma non per questo distaccata, del volto dell'imperatore sugli schermi televisivi. In linea, però, con quanto perseguito da Akihito fin dalla sua ascesa al trono, dopo la morte del padre, nel 1989: avvicinare la famiglia imperiale alla gente. Una strada forse obbligata, per la monarchia giapponese, dopo che lo stesso Hirohito, nel 1946, fu costretto a pronunciare la "Tenno no ningen sengen", la "Dichiarazione della natura umana dell'imperatore", con cui il sovrano dichiarava formalmente di non essere di natura divina, non potendo più così rivendicare la superiorità del Trono del Crisantemo sugli altri popoli. Un passaggio importante, in questa 'ricerca di normalità', fu il matrimonio, nel 1959, con la 'borghese' Michiko. Poi, più di recente, la visita che Akihito e la consorte fecero ai sopravvissuti del grande terremoto di Kobe, nel 1995, per confortare chi, in quella tragedia che provocò 6.400 vittime, aveva perso tutto. Oggi, Akihito, ancora una volta con accanto l'imperatrice Michiko, è sceso nuovamente al fianco del suo popolo per condividerne il dolore e guidarne la rinascita. [Adnkronos/Ing]

- Pericoli minimizzati e allarmi in ritardo... di Carlo Bonini (Repubblica.it)

 

 

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18 marzo 2011
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