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In... Giustizia

L'Anno giudiziario 2006 comincia con la protesta dei magistrati contro la riforma della giustizia

30 gennaio 2006

E anche l'Anno giudiziario 2006 si è aperto con le proteste di chi la giustizia dovrebbe applicarla e farla rispettare. L'Associazione nazionale dei magistrati, ha infatti deciso di lasciare vuoti i posti loro assegnati nelle aule delle procure di tutta Italia, dove si sono svolte le cerimonie di inaugurazione del nuovo Anno giudiziario, in dissenso con la riforma dell'ordinamento giudiziario varata dal governo e dalla maggioranza.
Riforme rivendicate con passione dal ministro della Giustizia Roberto Castelli (''In questa legislatura, è stata approvata dal Parlamento una serie di norme che non è azzardato dichiarare senza precedenti rispetto a qualsiasi altra legislatura repubblicana''), e che, sempre secondo il ministro, non hanno per niente forzato la Costituzione. ''E' noto - ha detto Castelli intervenendo di fronte al presidente della Repubblica Ciampi - che nella originaria stesura del testo di riforma dell'ordinamento giudiziario, lei, signor Presidente, ha ravvisato elementi di incostituzionalità. 'Posso assicurarle che se questo è avvenuto non è certo perché il legislatore abbia tentato scientemente di forzare la Costituzione''.

''La magistratura non ha più prestigio''. Troppo lunghi i processi, troppo mutevoli i programmi di formazioni dei magistrati e anche, troppo ''narcisi'' alcuni tra loro. Il tutto in un contesto ancora più allarmante: scelte legislative che esasperano la vocazione garantistica, riforma dell'ordinamento che limita l'indipendenza delle toghe e un aumento della conflittualità nella società italiana che ha portato a un incremento del contenzioso civile dal 2% per i giudizi di primo grado fino all'8% per quelli d'appello. Ecco il quadro d'insieme del pianeta giustizia nelle parole del primo presidente della corte di Cassazione Nicola Marvulli all'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Marvulli ha ricordato che ''l'Italia ha dei primati che, da soli, forniscono le dimensioni della crisi: noi disponiamo del maggior numero di giudici e, ciò nonostante, conserviamo, sia pure con qualche lieve differenza rispetto al passato, il primato del maggior tempo nella definizione dei processi, sia civili che penali''. E ha aggiunto: ''Oggi la magistratura, a causa dell'inadeguatezza dell'amministrazione della giustizia, non gode più dell'antico prestigio, quello che era il prestigio della casta''.
Per l'alto magistrato Marvulli, ''è noto a tutti come la esasperata lentezza della giustizia si traduca, nel campo civile, in una vera e propria denegata giustizia che danneggia chi ha già subito un torto e, nel campo penale, nella neutralizzazione della sanzione, quando addirittura in un così tardivo riconoscimento dell'innocenza da vanificarne gli effetti''.
Poi, entrando nel merito dell'attività legislativa del Parlamento Marvulli ha bollato la ''ex Cirielli'', che ha tagliato i tempi di prescrizione, come ''un'amnistia mascherata'' e in generale condanna ''alcune scelte di politica legislativa che si sono rincorse nella ricerca di un'esasperata tutela garantistica che spesse volte è servita a pregiudicare la sollecita definizione dei processi''.

Una riforma che rende inefficiente la Giustizia. Riferendosi alla riforma, Marvulli sottolinea che non è ''in grado accrescere l'indipendenza della magistratura'' e che invece ne pregiudicherà l'efficienza. Il primo presidente della Cassazione punta anche il dito contro il sistema dei concorsi previsto dalla riforma insufficienti a verificare le doti di un giudice. Così come, gli fa eco il procuratore generale Francesco Favara, ''è lecito auspicare che i capi degli uffici, nominati sulla base di comprovate capacità tecnico-professionali e organizzative, non accentuino la burocratizzazione delle procure, che ne comprometterebbe l'azione e la funzionalità, e lederebbe la stessa immagine della giustizia''.
Il ringraziamento al presidente della Repubblica. ''La corte di Cassazione deve a Lei, signor presidente della Repubblica, se queste nostre fondate preoccupazioni potranno formare oggetto di doverosa attenzione da parte del Parlamento italiano''. Marvulli si rivolge così a Carlo Azeglio Ciampi riferendosi alla riforma sull'appello e che il capo dello stato ha rimandato alle Camere. Marvulli si dice fiducioso sull'esito dell'esame parlamentare della legge perché sono in gioco ''il futuro della Corte, la salvaguardia delle sue funzioni, la corretta amministrazione della giustizia ma anche e, soprattutto, la stessa necessaria difesa di uno Stato di diritto''.
Contro il narcisismo. Marvulli ha ''bacchettato'' anche quei magistrati affetti da mania di protagonismo: ''Sono fortemente convinto che il protagonismo non solo calpesta la discrezione, ma finisce per offendere l'obiettività, perché il narcisismo esibizionista è di per se indice di scarsa imparzialità, di scarso equilibrio, di scarsa saggezza, e di scarsa professionalità''.
La mafia. La mafia, avverte il presidente della Cassazione, è oggi diffusa, in modo ''consistente'', ''anche in territori dov'era stata assente'', pur continuando a privilegiare ''scelte operative meno clamorose e meno appariscenti''. La criminalità organizzata, è l'analisi, ''abbandonata ogni strategia di lotta armata continua a gestire i suoi interessi nell'area che le è più consona, e cioè nell'usura, nelle estorsioni, nella gestione degli appalti, nel traffico della droga, cioè in tutti quei campi nei quali la forza dell'intimidazione, il silenzio della vittima o la sua estorta collaborazione hanno un ruolo determinante nella esecuzione del delitto e nella garanzia della sua impunità''.

Le cifre. Marvulli ha inoltre sottolineato che nel 2005 i delitti denunciati sono stati 2.855.372, l'1% in meno rispetto all'anno precedente, ma ''poco più della metà sono rimasti impuniti perché ignoti gli autori''. Sempre nel 2005, i procedimenti penali di nuova iscrizione presso i tribunali sono diminuiti del 6,7% mentre quelli definiti sono cresciuti dell'0,7%. Parzialmente negativo invece il bilancio dell'attività del giudice di pace: il numero dei procedimenti penali definiti ha subito una contrazione del 6,6%. Marvulli si è soffermato poi sui reati sessuali, nella maggior parte dei casi si tratta di abusi domestici. Le vittime sono soprattutto minori e persone handicappate. Purtroppo, ha spiegato il primo presidente della Cassazione, ''persiste una diffusa resistenza ad ottenere dalle vittime la collaborazione''. Per quanto riguarda i minori, Marvulli ha spiegato che continua ad esistere un'alta percentuale coinvolta in vicende giudiziarie, ma ''una forte percentuale, che si aggira sul 42% dei denunciati, si sottrae al processo perché ha meno di 14 anni''. In aumento il numero di arresti di nomadi extracomunitari e dei minori, dediti quasi esclusivamente al borseggio.

Le proteste della Giustizia in Sicilia
Nel giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, anche i giudici e i pm del distretto della Corte d'appello di Palermo hanno organizzato una ''contromanifestazione'' per mostrare il proprio disagio per la riforma giudiziaria. I magistrati palermitani si sono riuniti nell'atrio del Palazzo di giustizia, mentre nell'aula magna al primo piano dell'edificio si svolgeva la cerimonia ufficiale.
Il presidente dell'Anm di Palermo, Fabrizio Vanorio, ha sostenuto che ''vi sono validi motivi per attuare la protesta che sono di sostanza e di forma''. Vanorio ha affermato che ''il Governo non vuole dialogare con la Magistratura'' e poi ha aggiunto un lungo elenco di norme che ''possono allungare i tempi della giustizia''. ''Siamo costretti ogni giorno - ha concluso - a sospendere processi udienze di processi importanti per processare per direttissima un extracomunitario senza permesso di soggiorno: viene espulso ma poi lo ritroviamo per le nostre strade''.
Anche alla cerimonia di Catania, che si è tenuta nel Monastero dei Benedettini a causa dei lavori in corso nel Tribunale etneo, i magistrati dell'Anm non hanno partecipato, e hanno organizzato una ''contromanifestazione'' che si è tenuta in un'altra sala del monastero.
La relazione sull'amministrazione della giustizia è stata affidata al presidente della Corte di Appello del Tribunale di Catania Guido Marletta: ''Mi limito a prendere in esame i primi riflessi pratici della riforma per evidenziare come si sia già ampiamente manifestata la tendenza dei magistrati ad 'emigrare' dagli uffici requirenti e accedere ai giudicanti''. ''La scelta dei magistrati di andare verso gli uffici giudicanti sembra dettata dalla preoccupazione di non poterlo fare in seguito a riforma attuata con l'emanazione e l'entrata in vigore dei decreti delegati. Anche in questo distretto - ha aggiunto - ne è derivato un proliferare di domande di trasferimento, in parte accolte, ad uffici giudicanti di magistrati del pubblico ministero con il risultato di infoltire gli uffici delle Procure della Repubblica di giovani magistrati, anche all'indomani del conferimento delle funzioni giurisdizionali. Fenomeno che in sé potrebbe avere connotazioni positive e che tuttavia fa venir meno alle Procura l'apporto di esperienza e di quel meditato equilibrio che solo l'esercizio per più anni delle funzioni giurisdizionali può conferire''. ''Ne deriva - ha continuato Marletta - una posizione in partenza squilibrata nella composizione degli uffici requirenti e giudicanti che non appare positiva''.

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30 gennaio 2006
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