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In Gran Bretagna castrazione chimica per i pedofili

I condannati per pedofilia se vorranno potranno far parte del programma di sperimentazione

28 agosto 2008

Castrazione chimica per i pedofili in Gran Bretagna. E' l'iniziativa del governo d'Oltremanica, sulla base delle ricerche che mostrano come l'assunzione di farmaci anti-libido possa ridurre il rischio di nuovi abusi sessuali sui bambini. Non sarà obbligatoria: chi è stato condannato per pedofilia e vuole 'curarsi', potrà prendere i farmaci entrando a far parte del programma di sperimentazione.

Il ministero della Salute ha dato l'incarico allo psichiatra Don Grubin, dell'Istituto di neuroscienze dell'università di Newcastle, di coordinare l'iniziativa in tutto il Regno Unito.
Non è un'alternativa al carcere, specifica l'esperto: "Ci si potrà sottoporre al trattamento dopo aver scontato la condanna", si legge sul quotidiano britannico 'Telegraph'. Innanzitutto, verranno identificati i soggetti che beneficeranno dei farmaci in grado di spegnere la libido, fra cui antidepressivi come il Prozac o anti-cancro. Si riduce il testosterone a livelli preadolescenziali, con effetti simili a quelli della castrazione.

Programmi del genere sono già stati adottati sui pedofili in Svezia, Danimarca, Canada e in otto Stati negli Usa. E i dati che arrivano dalla Scandinavia sembrano provare l'efficacia della castrazione chimica. La reiterazione del reato ai danni dei più piccoli si è ridotta da oltre il 40% al 5%. Sul fronte degli scettici, invece, l'Australia: il Governo ha sempre rispedito al mittente gli appelli ad avviare una simile iniziativa, perché convinto che non ci siano prove sufficienti che funzioni. Non solo. Poco si sa sugli effetti collaterali dei farmaci, che possono indurre uno stato letargico e scatenare problemi ormonali.

"Dal punto di vista farmacologico il provvedimento è praticabile" ha commentato il professor Vincenzo Gentile, presidente della Società Italiana di Andrologia. "I farmaci utilizzati in Gran Bretagna presumo siano anti-androgeni, e fra quelli antitumorali, a questo scopo si possono utilizzare quelli per il tumore alla prostata". "Il problema che vedo è però la durata dell'adesione alla terapia nel tempo. I risultati ottenuti nei Paesi citati possono essere incoraggianti, ma per quanto tempo questi pazienti sono stati seguiti? Per quanto tempo ci si può aspettare che seguano con costanza la terapia?". "Inoltre c'è il problema del ricordo. Noi lo vediamo in alcuni pazienti trattati con anti-androgeni per il tumore alla prostata, che perdono quello che possiamo chiamare istinto sessuale, cioè la libido, ma ne serbano il ricordo e cercano di riappropriarsene utilizzano farmaci come il Viagra o simili, oppure facendosi inserire delle protesi nel pene". "Tutto questo per dire" conclude il professor Gentile, "che il provvedimento farmacologico in sé può anche funzionare, ma per conseguire una reale efficacia sociale è necessario che vada inseirto in un programma ben organizzato che preveda un adeguato supporto psicologico".

[Informazioni tratte da Adnkronos Salute, Corriere.it]

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28 agosto 2008
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