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In Iran sciopero generale dal 5 all'8 luglio

Moussavi attacca: ''Governo illegittimo''. Con lui anche Karroubi e Khatami

02 luglio 2009

"Sciopero generale in Iran dal 5 all'8 luglio". La notizia rimbalza su Twitter e sui blog, nonostante il giro di vite della censura che ha colpito le comunicazioni via internet nel Paese. "National strike confirmed 15-17 tir (July 5-8)", è il messaggio postato su vari canali del social network che ha permesso all'Onda verde che contesta la rielezione del presidente Ahmadinejad di rimanere in contatto e coordinare le azioni di protesta, seppure fra mille difficoltà, anche dopo la violenta repressione delle proteste in piazza. Su Twitter si susseguono messaggi che chiedono agli utenti occidentali di far pressione sui media affinché tengano alta l'attenzione sull'Iran.
Continuano intanto ad arrivare notizie sulle sevizie e le torture di cui sono vittime gli oppositori del regime, fra cui politici, blogger e gestori di siti internet di orientamento moderato. E prosegue anche il botta e risposta tra i due sfidanti, Ahmadinejad, proclamato vincitore, e Moussavi, lo sconfitto che non accetta l'esito del voto.

La protesta non si ferma. I gruppi legati alla protesta verde sui social network in Iran stanno quindi organizzando un grande sciopero generale. Ci sono poi indiscrezioni ancora non confermate, forse per paura di essere preceduti da repressione della polizia, su una grande manifestazione che si dovrebbe svolgere giovedì 11 tir (prefestivo in Iran) - ossia oggi 2 luglio - in tutto il Paese. A Tehran la protesta a quanto si dice dovrebbe avvenire alle 18 in piazza Vali Asr, piazza Enqelab e piazza Tajrish. Questa manifestazione dovrebbe aver luogo anche nelle altre grandi città dell'Iran come Shiraz, Tabriz, Isfahan, Urumieh, Khorram Abad, Bandar Anzali, Ahvaz, Qazvin, Qom e nella regione del Sistan Balucistana al confine con Pakistan e Afghanistan. Inoltre un'altra protesta sarebbe in pianificazione per giovedì 18 tir (9 luglio), ancora da confermare luogo e forma nei prossimi giorni.
La protesta continua poi tutte le sere dalle 21 alle 22.30 sui tetti delle case con il grido "Allah o Akbare", "morte al dittatore" e "Ya Hossein Mir Hossein" (O Hossein, nome del terzo Imam sciita Mir Hossein nome del leader dell'opposizione Mousavi). L'invito è esteso anche agli iraniani all'estero perché continuino la protesta negli stessi giorni in concomitanza alle date delle proteste in Iran, davanti alle ambasciate della Repubblica Islamica nei paesi in cui risiedono.

"Governo illegittimo". Proprio il leader dell'opposizione moderata iraniana Mir Hossein Moussavi è intervenuto ieri attraverso il suo sito web facendo sapere di "considerare illegittimo" il nuovo governo di Mahmoud Ahmadinejad, proclamato vincitore delle elezioni presidenziali dello scorso 12 giugno. Moussavi ha poi esortato le autorità a liberare quelli che lui stesso ha definito "i bambini della rivoluzione", cioè tutti i giovani scesi in piazza per sfidare Ahmadinejad e un regime accusato di avere "rubato" i loro voti. "Non esiste alcun compromesso in materia di diritti umani" ha detto Moussavi che ha poi chiesto che venga tolta immediatamente la censura su siti, blog e giornali dei moderati.
Karroubi e Khatami con lui. Nonostante il riconteggio del Consiglio dei Guardiani abbia confermato l'esito delle consultazioni, anche l'altro candidato sconfitto alle elezioni, il riformista Mehdi Karroubi, ha dichiarato di non riconoscere la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Allo stesso modo si è espresso attraverso il suo sito l'ex presidente Mohammad Khatami che ha definito le elezioni un "colpo di stato" e il loto risultato "inaccettabile".

Ahmadinejad: "Vittoria contro l'imperialismo". Il contestatissimo presidente rieletto invece non perde l'occasione per provocare. Sia gli avversari politici interni. Sia quelli, presunti, esterni. Ieri, parlando con un rappresentante del governo venezuelano dell'alleato Hugo Chavez, Ahmadinejad ha affermato che quella del 12 giugno è stata una "grande vittoria per il campo anti-imperialista" e che in futuro "Iran e Venezuela staranno l'uno in fianco all'altro per affrontare le questioni globali con maggiore forza".

Sul blog torture e sevizie. Sul blog iraniano Revolutionary Road vengono raccontate nel dettaglio le torture nelle prigioni iraniane per chi osa sfidare le verità del regime. Si narra di largo uso di bastoni, pistole elettriche, privazione del sonno e persino violenze sessuali. Il blog, registrato nell'ottobre 2007 da un utente che ha scelto come nome quello di Saeed Valadbaygi II, oggi pubblica un testo - in versione bilingue, inglese e francese - sotto il titolo: "Cosa succede dietro le sbarre in Iran?". Secondo una testimonianza riportata dal blog, molti prigionieri vengono rilasciati dietro pagamenti che vanno da 50 mila a 50 milioni di toman (con un toman che equivale a dieci rial, le cifre varierebbero da 37 a 37 mila euro). Viene sottolineato che la maggior parte degli arresti in Iran non sono stati fatti durante le manifestazioni e colpiscono "teenager, professori universitari e anche stranieri. Le peggiori torture - scrive il blog - vengono fatte nella stazione di polizia di via Vahdat Eslami oltre che nella prigione di Evin".

Rilasciati 2 funzionari britannici. L'Iran ha rilasciato altri due degli addetti locali dell'ambasciata britannica a Teheran, che domenica erano stati arrestati insieme ad altri sette compagni con l'accusa di aver avuto un ruolo rilevante nelle proteste scoppiate dopo le elezioni presidenziali. Sono due gli impegati ancora in arresto dopo che altri 5 erano stati liberati lunedì scorso.

Fonte: la Repubblica.it

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02 luglio 2009
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