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In Italia 3 milioni di persone sono i più poveri tra i poveri

I dati rilevati dall'Istat lanciano l'allarme Istat: nel nostro Paese la povertà aumenta. Il Sud più in difficoltà con Basilicata, Sicilia e Calabria

18 luglio 2011

Sono 8 milioni e 272mila le persone povere in Italia, il 13,8% dell'intera popolazione. E' quanto fa sapere l'Istat, aggiungendo che nel 2010 le famiglie in condizione di povertà relativa sono 2 milioni e 734 mila, l'11% delle famiglie residenti. L'Istituto nazionale di statistica spiega che si tratta di quelle famiglie che sono cadute al di sotto della linea di povertà relativa, che per un nucleo di due componenti è pari ad una spesa mensile di 992,46 euro. Nel complesso, il 18,6% dei nuclei familiari italiani sono poveri (11%) o quasi poveri (7,6%).
Il dato che però fa più paura è quello che riguarda le famiglie che risultano in condizioni di povertà assoluta: sono un milione e 156mila, il 4,6% di quelle residenti nel paese, per un totale di 3 milioni e 129mila persone, il 5,2% della popolazione. L'Istat spiega che sono considerate assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore a quella minima necessaria per acquisire l'insieme di beni e servizi considerati essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Si tratta, quindi, spiega l'Istituto dei "più poveri tra i poveri".
Anche tra le famiglie non povere esistono poi gruppi a rischio di povertà; si tratta delle famiglie con spesa per consumi equivalente superiore, ma molto prossima, alla linea di povertà: il 3,8% delle famiglie residenti presenta valori di spesa superiori alla linea di povertà di non oltre il 10%, ma questa quota che sale al 6,7% nel Mezzogiorno.

Le famiglie "sicuramente" non povere, infine, sono l'81,4% del totale, con percentuali che passano dal 90,2% del Nord, all'87,9% del Centro e al 64,1% del Mezzogiorno.

L'Istat rileva una sostanziale stabilità del fenomeno, sia relativo che assoluto, a rispetto al 2010, ma anche un peggioramento per alcune fasce della popolazione. Al Sud, ad esempio, quasi una famiglia numerosa su due è povera. I dati indicano infatti che la povertà relativa aumenta tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), specie se i figli sono piccoli; tra quelle con membri aggregati, ad esempio quelle dove c'è un anziano che vive con la famiglia del figlio (dal 18,2% al 23%), e di monogenitori (dall'11,8% al 14,1%). E la condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto alla povertà assoluta (dal 6,6% al 10,4%). In particolare, fa notare l'Istituto, nel Mezzogiorno l'incidenza di povertà relativa cresce dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010 tra le famiglie con tre o più figli minori. Quindi, quasi la metà di questi nuclei vive in povertà relativa.
Dal punto di vista geografico, le regioni più povere sono Basilicata (28,3%), Sicilia (27%) e Calabria (26%). Nel Mezzogiorno, il fenomeno ha un'intensità del 21,5% e la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere scende a 779 euro. Nel Nord e nel Centro i valori sono più alti - 809,85 e 793,06 euro rispettivamente - nonostante l'aumento dell'intensità osservato tra il 2009 e il 2010 (dal 17,5% al 18,4% nel Nord e dal 17,4% al 20,1% nel Centro) a causa della recessione. La Lombardia e l'Emilia Romagna sono le regioni con i valori più bassi dell'incidenza di povertà, pari al 4,0% e al 4,5% rispettivamente. Si collocano su valori dell'incidenza di povertà inferiori al 6% l'Umbria, il Piemonte, il Veneto, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e la provincia di Trento.
Lo studio, inoltre, conferma il legame della povertà con il basso livello di istruzione e con la presenza (e la qualità) dell'occupazione: la diffusione della povertà tra le famiglie con a capo un operaio o assimilato (15,1%) è decisamente superiore a quella osservata tra le famiglie di lavoratori autonomi (7,8%) e, in particolare, di imprenditori e liberi professionisti (3,7%).

LA SICILIA E' SEMPRE PIU' POVERA - Nel report dell'Istat sull’indigenza in Italia, la Sicilia risulta sempre più povera e per l'isola viene certifica una situazione veramente preoccupante. Infatti, mentre nel Paese tra il 2009 e il 2010 si è registrato un dato sostanzialmente stabile per l’Isola si è avuta una variazione negativa. Nel periodo considerato la povertà relativa è infatti cresciuta dal 24.2% al 27%.
Soffre tutto il Mezzogiorno, ma il fenomeno interessa maggiormente oltre all’Isola anche Calabria e Basilicata. Colpite di più le persone con bassi livelli di istruzione, con bassi profili professionali e, ovviamente, quelle escluse dal mercato del lavoro. In Sicilia, come nel resto del Sud, la povertà continua inoltre a essere maggiormente diffusa tra le famiglie con tre o più figli, soprattutto se minorenni. Nel Meridione se la persona di riferimento ha al massimo la licenza elementare l’incidenza di povertà è pari al 17,2% (contro il 5,6% osservato tra i diplomati e oltre) e sale al 26,7% se è alla ricerca di occupazione. Tra le famiglie in cui sono presenti persone in cerca di occupazione, l’incidenza sale al 28% se in famiglia ci sono occupati ma non ritirati dal lavoro (quindi almeno un reddito da lavoro e nessun reddito da pensione) e al 30,4% se ci sono ritirati ma non occupati (quindi almeno un reddito da pensione e nessun reddito da lavoro). Livelli di incidenza superiori al 40% si osservano, infine, tra le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro, famiglie, cioè, senza alcun reddito proveniente da attività lavorative presenti o pregresse.

[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica.it, Corriere del Mezzogiorno]

- "La povertà in Italia" il report dell'Istat (pdf)

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18 luglio 2011
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