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In Italia aumentano le imprese gestite da immigrati

In crescita di oltre 13mila unità, anche se a ritmi meno sostenuti

03 novembre 2012

Continua, anche se a ritmi meno sostenuti, la crescita in Italia delle imprese individuali con titolare straniero. Nei primi nove mesi dell'anno, a un saldo positivo (tra iscrizioni e cessazioni) di 13mila imprese individuali con titolare immigrato ne corrisponde uno negativo di oltre 24,5 mila unita' per le restanti. In particoalre, nel terzo trimestre di quest'anno le imprese individuali registrano un saldo positivo di 5 mila unità di cui l'85% è dato appunto da imprese di immigrati.In dieci anni il peso delle imprese con titolare straniero, sul totale delle imprese italiane, è passato dal 2% a quasi il 9%, lo stock delle attività si è più che quintuplicato a dispetto di una contrazione tendenziale generale del 3%. A rilevarlo è la Confesercenti sottolineando che nel 2012 gli imprenditori immigrati sono circa 300mila, più 120mila soci stranieri.
Il Commercio rimane il settore dell'integrazione visto che il 44% del totale degli imprenditori immigrati ha un'attività commerciale. Tra questi, sei su dieci sono ambulanti, tre con sede fissa. In particolare, stando alla rilevazione di Confesercenti, nel II trimestre 2012 le imprese individuali con titolare immigrato sono circa 300 mila, rispetto allo stesso periodo dell'anno passato aumentano di 18 mila, con una variazione tendenziale del +6,6% e una crescita del loro peso sul totale delle imprese individuali di più di mezzo punto percentuale. Oltre le imprese individuali si contano anche circa 120 mila soci stranieri di società di persone.

Le imprese gestite da stranieri producono circa il 5,7% della intera ricchezza del nostro paese. Mettendo a confronto il II trimestre 2011 e 2012, tassi di crescita sostenuti delle imprese immigrate, prosegue Confesercenti, si hanno in tutte le ripartizioni geografiche contrariamente a quanto avviane per imprese individuali in generale. Più del 57 per cento delle imprese si concentra in cinque regioni: il 18,6% in Lombardia, il 10,5% in Toscana, il 9,7 circa in Emilia Romagna e Lazio e l'8,6 in Veneto.
Gli imprenditori e i lavoratori immigrati non sono coinvolti in maniera uniforme nelle diverse aree geografiche. Nel Nord si concentrano gli autonomi attivi nell'artigianato e i lavoratori dipendenti dalle imprese, in particolare nel comparto metalmeccanico, nel Centro il settore domestico, quello dell'edilizia e il comparto tessile e abbigliamento sono i più 'internazionali', al Sud, almeno in termini relativi, commercio e lavoro agricolo sono i settori di riferimento per i migranti.
Scendendo più nel dettaglio del peso delle imprese immigrate sul totale delle imprese per provincia, Confesercenti segnala in testa Prato dove il 37% delle imprese individuali sono straniere, seguita da Milano (il 19%), Firenze (il 17%), Reggio Emilia e Trieste. Il 16% degli imprenditori stranieri si concentra a Roma e Milano. Il 44% delle imprese individuali straniere svolge attività di commercio, un altro 26% è nel settore delle costruzioni e un 10% nella manifattura.

L'80% delle ditte, continua ancora la rilevazione di Confesercenti, si concentra quindi in soli 3 comparti, dove anche la crescita malgrado la crisi è stata sostenuta. Un +7,3% per le imprese del commercio, + 3% per le imprese edili, e +3,6% per la manifattura (in generale le imprese individuali negli stessi comparti registrano variazioni negative rispettivamente del -0.5%, -1.3% e -2.2%). Da evidenziare anche il comparto dei pubblici esercizi dove le imprese con titolare immigrato crescono di 8.667 unità in un anno, pari a un 11% in più.
Con oltre 98 mila attività, il serbatoio principale dell'imprenditoria immigrata è l'Africa; il Marocco si pone in testa alla classifica con 57 mila imprese (cresciute in un anno del 7%) a grande distanza seguono il Senegal (15.851), l'Egitto (1.3023) e la Tunisia (12.348). Gli imprenditori marocchini e senegalesi sono particolarmente dediti all'attività di vendita al dettaglio, gli egiziani alla somministrazione di alimenti e i tunisini nel comparto edile.

I Cinesi si collocano al secondo posto per numero di attività (41.623 e una crescita del 6% tra gennaio-giugno 2011- 2012) prediligendo il comparto della ristorazione e dell'abbigliamento. Al terzo posto le oltre 30 mila imprese albanesi principalmente attive nell'edilizia. Anche la Romania, ha numeri importanti conta infatti oltre 43 mila imprese (di cui oltre il 70% impegnate nell'edilizia). Dalla ripartizione delle collettività per settori emerge un'imprenditorialità fortemente concentrata in specifici ambiti produttivi e un meccanismo di specializzazione etnica.
Il commercio si dimostra uno dei settori di maggiore attrazione per l'imprenditore immigrato. La scelta imprenditoriale, spiega Confesercenti, racchiude in se due aspetti: assicura la stabilità dell'occupazione anche in periodi di crisi offrendo garanzia alla regolarità del soggiorno e si fa espressione della volontà di riscatto da ruoli subalterni.

Scendendo nel dettaglio dei vari comparti del commercio è possibile notare altre specificità: prima di tutto, quasi il 61% delle imprese straniere svolge attività di commercio ambulate, il 30,5% di commercio in sede fissa e un restante 8,6% di commercio al di fuori di banchi e negozi.
Nel commercio in sede fissa l'11% delle imprese con titolare straniero è costituito da esercizi alimentari specializzati, tra questi a pesare di più sono i negozi di frutta e verdura (33,5%), di carne e prodotti a base di carne (36%) e di altri alimenti (9,1%). Un altro 65% è dato dai negozi specializzati non alimentari, gli imprenditori stranieri si occupano soprattutto della vendita al dettaglio di abbigliamento e prodotti tessili (circa 11 mila imprese) con una incidenza sul totale nazionale dell'8%.

Infine il restante 23%, oltre 8 mila imprese, del commercio in sede fissa sono non specializzate. In generale le imprese straniere nel commercio in sede fissa, rileva ancora Confesercenti, incidono per il 5,2% sul totale delle imprese, sopra la media i negozi di frutta e verdura (7,6%) e abbigliamento (8%). Nel commercio al dettaglio ambulante si contano oltre 73 mila imprese straniere; con un'incidenza sul totale degli ambulanti del 42%.
Questa percentuale, continua l'associazione delle imprese in Italia, sale al 53,5% per abbigliamento, calzature e tessile e al 49% per prodotti diversi dall'alimentare e dall'abbigliamento, ancora bassa la presenza straniera sui banchi di generi alimentari. Infine, le imprese straniere al di fuori di fuori di banchi e negozi rappresentano il 32,6% del totale del sotto-comparto. In questo caso probabilmente si esce dagli schemi descritti fin qui dato che le principali attivita' sono la vendita a domicilio e quella via internet.
In generale, conclude la Confesercenti, si comprende che nell'ampio spettro di attività racchiuse nel termine 'commercio' gli stranieri extracomunitari si sono concentrati nelle forme di impresa più semplici dove oneri amministrativi e burocratici in capo all'imprenditore sono minori. [Adnkronos]

 

 

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03 novembre 2012
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