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In Italia diminuiscono gli aborti

Aumentano però tra le immigrate e aumenta il numero dei medici obiettori

23 aprile 2008

Gli aborti nel nostro Paese diminuiscono ancora. E' quanto emerge dalla Relazione annuale sull'attuazione della legge 194 del 1978, trasmessa ieri al Parlamento e illustrata dal ministro della Salute uscente Livia Turco.
I dati relativi al 2007, con un totale di 127.038 interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg), evidenziano infatti un calo del 3% compresi gli interventi clandestini rispetto al dato definitivo del 2006, in cui si sono registrati 131.018 interventi, e un decremento del 45,9% rispetto al 1982, anno in cui si è verificato il più alto ricorso all'aborto con 234.801 casi.
In particolare - conferma la relazione - sono le italiane ad abortire di meno: i dati definitivi del 2006 evidenziano infatti 90.587 Ivg, con una riduzione del 3,7% rispetto al 2005 e di oltre il 60% rispetto al 1982. Viceversa, le Ivg sono aumentate tra le donne straniere: in totale 40.431 nel 2006 (+4,5% rispetto al 2005), pari al 31,6% del totale (nel 2005 erano il 29,6%).

Per quanto riguarda il fenomeno degli aborti clandestini, nella Relazione di quest'anno viene presentata una nuova stima aggiornata del 2005 che riporta un'ipotesi massima di 15 mila procedure effettuate al di fuori della legge 194, correggendo al ribasso le precedenti stime che indicavano tale soglia attorno ai 20 mila aborti clandestini. Il dato riguarda solo le donne italiane, in quanto non si dispone di stime affidabili degli indici riproduttivi per le donne straniere.
Aumenta nel contempo l'obiezione di coscienza dei medici di fronte alla richiesta di interrompere una gravidanza. Fra i ginecologi è passata dal 58,7% al 69,2%; fra gli anestesisti dal 45,7% al 50,4%; fra il personale non medico dal 38,6% al 42,6%. Nel Sud - sottolinea la relazione - l'aumento è ancora maggiore e in alcune Regioni addirittura i dati raddoppiano. In Campania l'obiezione di coscienza per i ginecologi passa dal 44,1% all'83%; per gli anestesisti dal 40,4% al 73,7%; per il personale non medico dal 50% al 74%. In Sicilia, si va dal 44,1% all'84,2% dei ginecologi; dal 43,2% al 76,4% degli anestesisti; dal 41,1% al 84,3% del personale non medico. Ma anche nel Nord, come ad esempio in Veneto, l'obiezione è superiore al dato nazionale: per i ginecologi 79,1%; per gli anestesisti 49,7%; per il personale non medico 56,8%.

Nella relazione, Livia Turco raccomanda "di monitorare l'adeguata offerta delle prestazioni in relazione all'aumento del fenomeno dell'obiezione di coscienza da parte del personale dei servizi, al fine da una parte di garantire la libertà di obiezione, riconosciuta dall'articolo 9 della legge 194, e dall'altra di assicurare la continuità assistenziale. Infatti in alcune Regioni l'obiezione di coscienza ha raggiunto livelli tali - afferma il ministro - da prefigurare un'oggettiva condizione di grave difficoltà per le donne nell'accesso ai servizi. In questo senso si ribadisce che sono le Regioni, in applicazione del medesimo articolo 9 della normativa, che devono controllare e garantire l'attuazione della legge, anche attraverso la mobilità del personale". "La legge 194 - ha sottolineato il ministro Turco - ha permesso un cambiamento sostanziale del fenomeno abortivo nel nostro Paese, nonostante la sua applicazione possa essere ulteriormente migliorata".

"Assumendo la piena applicazione della legge 194/1978 come priorità delle scelte di sanità pubblica
- ha affermato il ministro uscente - non si ravvisa la necessità di una sua modifica, ma viceversa si sottolinea la necessità di un rinnovato impegno programmatorio e operativo da parte di tutte le istituzioni competenti e delle operatrici e operatori dei servizi". Ecco dunque una serie di raccomandazioni alle Regioni per migliorare l'applicazione della normativa tra cui ''adottare specifici interventi di prevenzione rivolti alle donne straniere, attraverso la formazione degli operatori socio-sanitari finalizzata ad approcci interculturali per la tutela della salute sessuale e riproduttiva; di organizzare i servizi per favorire l'accesso e il loro utilizzo; di promuovere una diffusa e capillare informazione per la popolazione immigrata".
Inoltre, "si raccomanda di promuovere il potenziamento dei consultori, quali servizi primari di prevenzione del fenomeno abortivo e di adottare misure idonee a ridurre ulteriormente la morbilità da Ivg e per il miglioramento dell'appropriatezza degli interventi, anche attraverso l'aggiornamento del personale, come previsto dall'articolo 15 della legge 194/78".

Il ministro Turco raccomanda ancora "di monitorare l'adeguata offerta delle prestazioni, anche in relazione all'aumento del fenomeno dell'obiezione di coscienza da parte del personale dei servizi". Importante anche "l'adozione e il raggiungimento di standard uniformi su tutto il territorio nazionale in relazione all'appropriatezza e alla qualità nel percorso della diagnosi prenatale e in particolare nei casi di anomalie cromosomiche e malformazioni, al fine di garantire l'immediata e reale presa in carico dei bisogni della donna e della coppia, nel rispetto e in applicazione degli articoli 6 e 7 della legge 194".
"Si raccomanda, riguardo all'applicazione degli articoli 2 e 5 della legge 194 - continua Turco - l'implementazione delle misure necessarie alla rimozione delle cause che potrebbero indurre la donna all'Ivg, sostenendo le maternità difficili e la promozione dell'informazione sul diritto a partorire in anonimato, nonché su tutta la legislazione a tutela della maternità''. [Adnkronos]

- www.ministerosalute.it

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23 aprile 2008
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