In Italia il capo dei ribelli libici
"Contiamo molto sul ruolo italiano e sulla partecipazione dell'Italia nel fornire sostegno specialmente per la protezione dei civili"
"Diecimila morti e 50-55mila feriti". Questo finora il bilancio di sangue della rivoluzione libica come affermato dal presidente del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi, Mustafa Abdel Jalil, e riferito nella conferenza stampa di oggi alla Farnesina dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. La situazione sul terreno è molto difficile e Jalil ha detto che i raid aerei contro le truppe di Gheddafi non sono sufficienti a proteggere i civili. "Bisogna capire - ha aggiunto - quali strumenti fornire ai libici per consentirgli di difendersi". Il ruolo che l'Italia potrà svolgere per la protezione dei civili è molto importante, ha aggiunto Ali Al Isawi, responsabile esteri del Cnt che ha accompagnato Jalil nell'incontro con il ministro degli Esteri. "Noi contiamo molto sul ruolo italiano e sulla partecipazione dell'Italia nel fornire sostegno specialmente per la protezione dei civili", ha chiarito.
Mustafa Jalil, diventato ormai l'antagonista ufficiale di Muammar Gheddafi, ha incontrato il Capo dello Stato, il presidente del Consiglio e il presidente del Senato. L'Italia dà così il suo riconoscimento ufficiale agli insorti come rappresentanti del popolo libico. Di più: l'Italia, ha detto Frattini al termine dell'incontro, intende "spiegare agli altri Paesi europei e del mondo perchè anche loro dovranno presto riconoscere il consiglio nazionale transitorio libico da cui nascerà la nuova Libia".
Il titolare della Farnesina ha annunciato che il 2 maggio a Roma si svolgerà una conferenza internazionale del cosiddetto 'Gruppo di contatto' per affrontare la soluzione del conflitto in Libia. Frattini ha sottolineato che "tutta la comunità internazionale sta lavorando ad una sola soluzione che non preveda Gheddafi alla guida del futuro della Libia".
La soluzione a cui la comunità internazionale sta quindi lavorando prevede "un'uscita di scena" del colonnello libico, ha ribadito il ministro. "Ci sono certamente delle possibilità che noi stiamo esplorando - ha detto ancora - lo stanno facendo soprattutto le Nazioni Unite con l'Unione Africana e noi il due maggio, terremo a Roma una conferenza internazionale che sarà coordinata da noi proprio per affrontare questo terreno".
Riguardo alla lentezza della missione in Libia, Frattini ha ricordato come sia stato deciso con l'Onu di "non effettuare interventi militari di terra ma solo a protezione civili" con un intervento che ha "scongiurato un bagno di sangue" e quindi si è mostrato "assolutamente fondamentale". "E' chiaro che per vincere rapidamente sul piano militare - ha poi aggiunto - vi sarebbero molti altri strumenti, ma sono strumenti che la comunità non ha accettato, l'intervento di terra, i bombardamenti mirati anche nelle zone urbane, ma immaginiamoci i danni collaterali, quante vittime civili. Quindi l'importante è fermare l'avanzata di questo dittatore sanguinario".
Per quanto riguarda il dopo Gheddafi, Jalil ha detto che i rapporti internazionali della Libia del futuro "saranno soprattutto verso chi ci ha sostenuto in questa fase delicata". Amicizia e stretta cooperazione ci saranno soprattutto con "Italia, Qatar e Francia in primo luogo - ha spiegato - dopo seguiranno paesi come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e altri, ma ciascuno in base all'aiuto che ci ha dato oggi".
In futuro, ha assicurato ancora il ministro Frattini, tutti i trattati internazionali saranno rispettati, "a cominciare dal trattato di amicizia italo-libico che potrà continuare ad essere seguito quando le condizioni di sicurezza sul territorio lo permetteranno". E Libia e Italia lavoreranno insieme, per "chiudere i confini ai flussi di africani che vengono sfruttati da Gheddafi per colpire i nostri figli", ha aggiunto Jalil.
Alla riunione del Gruppo di contatto del 2 maggio a Roma sarà affrontata anche la questione della vendita del petrolio estratto nelle zone sotto il controllo dei ribelli libici. "Stiamo lavorando per individuare strumenti legali internazionali per consentire la vendita di prodotti petroliferi, prodotti esattamente in Cirenaica, a produttori, fornitori e acquirenti internazionali", ha spiegato il ministro Frattini, al termine dell'incontro con Jalil. "Nella riunione del Gruppo di Contatto a Roma - ha aggiunto - chiederemo che sia presa una decisione sull'utilizzo di strumenti finanziari trasparenti".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Corriere.it]