In Italia più alunni e meno scuole e docenti. La logica paradossale della riforma Moratti
La scuola italiana come organismo in contrazione
Con Letizia Moratti a capo dell'Istruzione italiana, la scuola è diventata una sorta di organismo in contrazione. Conseguenza del calo demografico e non dell'attuale guida del ministero, è subito pronto a spiegare qualcuno. Conseguenza degli interventi di politica finanziaria, motiva qualcun altro.
I numeri della scuola pubblica italiana, comunque, sono questi: 27mila insegnanti in meno e otto istituti scolastici su 100 chiusi negli ultimi dieci anni.
I dati vengono dall'indagine condotta dalla direzione generale per i sistemi informativi del ministero dell'Istruzione, e dicono che nell'anno 2004/05, i docenti in servizio, con contratto a tempo indeterminato e determinato annuale, erano 732.179, 7.000 in meno rispetto all'anno precedente.
Il rapporto alunni-insegnanti è pari a 9,3 studenti per docente. In netto calo i professori impiegati nella scuola secondaria di primo grado (-28 mila rispetto al 1996/97) e di secondo grado (-7 mila), mentre in quella primaria l'aumento è di mille unità. Aumento più significativo, quello osservato nella scuola dell'infanzia, con quasi 7 mila docenti in più rispetto a dieci anni fa, mentre gli insegnanti di sostegno, dal 1997/98, crescono del 41,3%.
Nell'anno scolastico concluso 7,6 milioni di alunni hanno frequentato le scuole statali, dove lavorano circa 1,1 milioni di dipendenti tra docenti e no. L'intero sistema è costituito da quasi 42mila punti di erogazione del servizio (plessi, scuole, istituti, sedi e sezioni distaccate), oltre 3.600 in meno (-8%) rispetto al 1995/96.
In dieci anni, la scuola statale dell'infanzia ha avuto una riduzione dell'1,5 per cento dei punti di erogazione del servizio: il costante aumento degli iscritti (+10 per cento) ha comportato l'apertura di nuove sezioni e la maggiore concentrazione dei bambini.
Nella scuola primaria, sono stati chiusi più di 2.000 plessi scolastici e in quella secondaria di primo grado (le "medie") il 15 per cento delle sedi attive dieci anni fa oggi non esiste più. Grazie all'innalzamento dell'obbligo scolastico, invece, gli istituti secondari di secondo grado hanno ''retto'', 49 in meno rispetto al 1995/96.
Il numero degli alunni nell'ultimo anno scolastico risulta aumentato di circa 6.700 unità rispetto al precedente (+0,1%), ma dieci anni fa gli studenti erano 43.632 in più. All'epoca, la tendenza era al ribasso: l'applicazione del nuovo obbligo l'ha invertita.
Se la scuola dell'infanzia ha mantenuto costante l'incremento di iscrizioni (+10% rispetto a dieci anni fa), la primaria, dal 1999/2000, ha conosciuto un sensibile calo, sino all'anticipo di iscrizione alla prima classe stabilito con la riforma Moratti. Nell'anno conclusosi, gli alunni delle elementari sono stati oltre 2,5 milioni, 1,2% in meno rispetto al decennio scorso.
La maggiore flessione di iscritti si è avuta nella scuola secondaria di primo grado (-6% in dieci anni), mentre in quella di secondo grado il numero di studenti è tornato ai livelli del 1995. Il saldo negativo riguarda soprattutto gli istituti tecnici (-6%); nei licei, gli iscritti sono aumentati del 4,5%. In crescita, infine, il numero di alunni disabili, oltre 156 mila nel 2004/2005, più 45% rispetto al 1995/1996. [la Repubblica]