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In Italia si è alzato il tasso di fecondità

Seppur ancora molto basso il Tft (Tasso di fecondità totale) si è un po' ripreso. A Palermo le mamme più giovani e prolifiche

07 luglio 2010

Lieve ripresa per il tasso di fecondità totale (Tft) in Italia: fra il 2001 e il 2005 i valori, pur estremamente bassi e inferiori al livello di sostituzione (2 figli per donna) che garantirebbe il ricambio generazionale, i numeri parlano di 1,311 figli per donna. E le province più 'feconde' risultano Napoli e Palermo con valori, rispettivamente, pari a 1,507 e 1,505 figli per donna, mentre le province in cui si registra un Tft particolarmente basso sono Cagliari e Trieste (0,982 e 1,131 figli per donna).
Lo rivela il Rapporto Osservasalute Aree metropolitane 2010, dell'Osservatorio nazionale per la salute nelle Regioni Italiane dell'Università Cattolica di Roma, presentato ieri nella Capitale.

La piccola ripresa è imputabile, secondo gli esperti che hanno analizzato le 15 aree metropolitane italiane (Torino, Milano, Venezia, Trieste, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina, Catania e Cagliari), all'aumento della fecondità delle donne in età avanzata. In crescita anche l'età media del parto, il cui valore nazionale, nel 2005, è pari a 31,1 anni (incremento di 0,6 anni rispetto al 2001).
Le province in cui si diventa mamme più tardi, a pari merito con 32,3 anni, sono Trieste, Genova e Roma, mentre quelle in cui l'età media è più bassa sono Napoli e Catania con 29,6 anni. Da notare l'incremento che si è registrato a Milano, dove l'età media delle donne al parto è passata da 30,3 nel 2001 a 32,1 nel 2005, con un aumento di ben 1,8 anni.
Tra le aree metropolitane è Trieste la città più vecchia del Belpaese, mentre il record della più giovane spetta a Napoli: nella provincia giuliana gli appartenenti alla classe di età 65-74 anni fra gli uomini sono il 13,19%, fra le donne il 14,36%. Mentre il capoluogo campano vanta percentuali pari al 7,27% e all'8,26%. Le città risultano le zone del Paese più 'vecchie'. Ne è causa la più accentuata denatalità delle grandi province rispetto al resto d'Italia.

In quasi tutte le 15 aree metropolitane italiane, a eccezione di Bologna e Firenze, si registrano, inoltre, valori superiori del tasso di mortalità rispetto alla media nazionale, sia per gli uomini che per le donne. E la 'maglia nera' spetta a una delle città più discusse sul fronte ambiente e salute, Napoli.
Secondo i dati del rapporto, per quanto riguarda l'evoluzione della mortalità per tutte le cause oltre l'anno di vita, nel periodo considerato (2000-2004) in Italia si osserva un calo generalizzato (uomini: 128,28 nel 2000 contro 116,99 per 10 mila nel 2004; donne: 79,73 contro 72,36 per 10 mila). Ma la città rimane il luogo dove si muore di più e, analizzando il dettaglio territoriale, il primato negativo spetta alla provincia di Napoli, dove si registrano i tassi maggiori di mortalità sia per gli uomini (141,84 per 10 mila) sia per le donne (94,22), mentre i valori minimi si riscontrano a Firenze (uomini: 108,15 per 10 mila; donne: 70,15).

Le mamme palermitane? Sono giovani e prolifiche - Sono giovani e prolifiche le mamme di Palermo e provincia: l'età media della donna che partorisce é di 29 anni e ha in media 1,5 figli contro un tasso medio italiano di 1,3. La percentuale di aborti spontanei nel 2004 è stata bassa, 109 per mille bimbi nati vivi, contro una media nazionale di 124,76. Questi sono alcuni dei dati illustrati dal rapporto Osservasalute Aree metropolitane 2010 redatto dall'osservatorio nazionale per la Salute nelle regioni italiane che si trova all'Università Cattolica di Palermo, coordinato dal professor Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Ateneo del Sacro Cuore. Il rapporto, realizzato nell'anno che l'Organizzazione Mondiale della Sanità dedica alla Salute Urbana, analizza lo stato di salute delle popolazioni e l'offerta dei servizi sanitari erogati nelle aree metropolitane delle province italiane, con la descrizione quantitativa degli indicatori socio-demografici, ambientali relativi all'offerta sanitaria, in modo da avere un quadro dettagliato delle situazioni demografiche ed epidemiologiche del territorio.

Infatti il Rapporto evidenzia anche come le città siano sempre meno verdi. La disponibilità di prati e alberi nelle aree metropolitane in Italia risulta infatti, nel 2008, pari a 93,6 metri quadrati per abitante, valore costante rispetto al 2004 e in lieve diminuzione rispetto al 2003 (94,1 metri quadrati per abitante). Fra il 2003 e il 2008, si assiste a una sostanziale stabilità di zone 'green' con alcune eccezioni: Venezia, Catania e Reggio Calabria aumentano il loro verde urbano di 8,7, 4,7 e 4,8 metri quadrati per abitante rispettivamente, mentre Roma, che comunque è prima in Italia e l'unica città che supera in maniera consistente la media nazionale con un valore di 131,7 metri quadrati, registra una diminuzione di 8 metri quadrati per abitante. Subito dopo la Capitale, fra le aree metropolitane più virtuose troviamo Palermo, Catania e Cagliari, che presentano valori elevati rispetto alle altre città considerate (rispettivamente 76,0, 72,6 e 67,3 metri quadrati per abitante), ma, comunque, inferiori alla media italiana. Valori particolarmente bassi si riscontrano sia in città del Sud sia del Nord; in particolare Messina, Bari, Reggio Calabria, Trieste e Milano presentano una disponibilità di verde urbano inferiore ai 20 metri quadrati per abitante.

[Informazioni tratte da Adnkronos Salute, Ansa]

 

 

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07 luglio 2010
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