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In Italia sono diminuiti i reati

I reati denunciati nel 2008 sono diminuiti dell'8,1%. Il ministro Maroni: ''Per la riduzione è stato decisivo il patto con i sindaci''

04 agosto 2009

Diminuiscono dell'8,1% i reati denunciati nel 2008. A rivelarlo è il 'Sole 24 ore', che ha pubblicato i primi dati del Viminale relativi all'anno scorso. In particolare, nel 2008 sono calati del 23% i borseggi, del 19% gli scippi, del 17% i furti d'auto, del 10 % i furti in abitazione, dell'11% le rapine, del 15% le truffe e le frodi informatiche e del 3,5% gli omicidi volontari. In aumento risultano, invece, i soggetti finiti nelle maglie della giustizia: denunciati (+5%) e arrestati (+10%).

Considerando una fotografia territoriale dell'andamento dell'attività criminale, nella graduatoria dei delitti totali in rapporto al numero di abitanti spicca l'Emilia Romagna, con Rimini in testa (quasi 7.500 reati ogni 100 mila abitanti), immediatamente seguita da Bologna, mentre Ravenna è al nono posto. Anche le grandi aree metropolitane rientrano in questa top ten al negativo: dal terzo al settimo posto si trovano Milano, Torino, Genova, Firenze e Roma. Sono gli abitanti dei piccoli centri del Sud, in particolare i lucani, con i materani in testa e i potentini terzi, a evidenziare la minor incidenza di delitti (2mila-2.400 delitti ogni centomila persone, la metà circa della media nazionale).
Analizzando le tipologie di reato, il 'Sole 24 Ore' rileva come il rischio di essere borseggiati per strada è più alto nelle province di Genova, Milano e Bologna, mentre gli scippi colpiscono in particolare catanesi, napoletani e pratesi. Napoli è in testa anche in altre graduatorie: le rapine (361 ogni 100mila abitanti, il doppio rispetto alla provincia al secondo posto, Caserta, e cinque volte la media nazionale) e le truffe. In valori assoluti spetta al capoluogo campano il record degli omicidi: 65 casi nel 2008, contro i 109 del 2007. Quanto al maggior numero di reati in valori assoluti, Milano è in testa, con circa 300mila eventi denunciati, seguita da Roma, Torino, Napoli.

Soddisfatto il ministro dell'Interno Roberto Maroni perché questo è la conseguenza della "misure che abbiamo messo in campo in questi mesi. Ci sono almeno tre indirizzi da considerare strategici. Il primo, e il più importante, è la lotta alla clandestinità. Poi, l'azione sui campi nomadi. Inoltre, il modello di forze dell'ordine messo in campo a Caserta per combattere la camorra". Decisivo per il ministro anche il patto con i sindaci. "Con i poteri di ordinanza - dice Maroni - sono state prese molte decisioni che hanno avuto effetti innegabili. Un intervento anti-bivacco notturno o contro il commercio clandestino dispiega i suoi risultati anche oltre. E si riduce per esempio lo spaccio di stupefacenti".
Sul versante della lotta alla clandestinità, il ministro rivendica l'importanza di aver introdotto il reato e le stesse polemiche che ha sollevato "alla fine hanno prodotto un effetto mediatico eccezionale. Con risultati concreti: da maggio gli sbarchi sono praticamente azzerati".

"Adesso - ha affermato il titolare del Viminale - dedicherò l'80% del mio impegno per battere la mafia". Per Maroni "si tratta di demolire un sistema criminale organizzato. Il segnale oggi preoccupante è l'incremento dell'usura. Strettamente legata, peraltro, al periodo di crisi economica".

Il patto per la sicurezza con i sindaci - "Il patto con i Comuni per la sicurezza, una politica che noi avevamo già intrapreso, è importante" ma "servono anche risorse per la polizia e leggi che mettano le polizie locali in condizione di agire". E' quanto afferma all'Adnkronos il sindaco di Torino e presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino, dopo la pubblicazione dei dati del Viminale sui reati denunciati nel 2008. "Il patto con i sindaci per la sicurezza è una scelta bipartisan che bisogna portare avanti con le risorse - ha detto - Le politiche per la sicurezza non possono che essere politiche condivise con gli enti locali. Ora si cominciano a vedere i risultati, anche se la percezione di sicurezza è ancora inferiore ai risultati. La strada giusta è questa evitando però un eccesso di protagonismo mediatico. Noi, a Torino, il patto per la sicurezza l'abbiamo firmato nel giugno del 2007 con il sottosegretario Minniti. Abbiamo investito nove milioni di euro, con cui, tra le altre cose, si era rinnovato il parco auto della questura". Dunque, ha precisato ancora Chiamparino, "questa politica della sicurezza era iniziata prima. Poi Maroni ha aggiunto le ordinanze, che sul piano del protagonismo danno ai sindaci uno strumento per rispondere a fenomeni che sono più di percezione che di sostanza, servono a dare una risposta di attenzione. Il patto con i sindaci è la strada giusta e obbligata che va però riempita e sostenuta con le risorse. Se la dotazione di risorse per le polizie resta quella che è certo non è che bastano le ordinanze dei sindaci".
I dati del Viminale registrano un calo dei reati a Roma. Cifre che soddisfano il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, anche se, secondo lui, "la guardia deve rimanere alta". "La diminuzione del 15,8% dei reati totali commessi a Roma nel 2008 rispetto allo stesso periodo del 2007 è il segno che ci stiamo incamminando sulla giusta strada", ha detto Alemanno sottolineando che "la lotta alla criminalità e il controllo del territorio sono obiettivi comuni e importanti per garantire ai cittadini standard di sicurezza". Ma "è chiaro - ha precisato Alemanno - che, considerando le dimensioni di Roma e, quindi, la maggiore difficoltà nel controllarla, vedere come non solo la diminuzione sia sensibile, ma la porti dietro, in percentuale, a città come Milano, Bologna, Torino, Genova e Firenze, dimostra quanto abbiamo avuto ragione nel portare la sicurezza al primo posto nell'agenda politica. Ovviamente questa classifica deve essere interpretata come un punto di partenza e certo non come un momento di arrivo".
Anche per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti - allo stesso modo di Chiamparino - il patto con i sindaci è "sicuramente uno strumento importante che aiuta a comprendere meglio i problemi dei vari territori, però bisogna avere mezzi, strumenti e risorse per continuare a lavorare in grande sintonia". La collaborazione tra Stato ed enti locali "è una strada che ci aiuta a far crescere in termini di sicurezza le nostre città - ha aggiunto - Così come fondamentale è il tavolo con le prefetture". "Da parte del ministero c'è stata una grande capacità di ascolto che ci ha aiutato", ha infine detto precisando: "In questo senso noi abbiamo avuto delle risposte".

Intanto si registra anche la proroga di un anno l'operazione "Strade sicure", che prevede l'impiego dei militari al fianco delle forze di polizia per la sicurezza nelle città. Il decreto di proroga è stato firmato oggi dal ministro dell'Interno Maroni di concerto col ministro della Difesa Ignazio La Russa, a poche ore dalla scadenza. Inoltre, il contingente delle Forze armate aumenta dagli attuali 3.000 uomini a 4.250.
"Ringrazio il ministro Maroni per avere concordato sulla mia proposta di intensificare anche per i prossimi due semestri il concorso dei militari nel controllo del territorio", ha detto La Russa, mettendo l'accento sulla primogenitura dell'iniziativa e spiegando che i 1.250 soldati supplementari (un incremento ottenuto "senza aumenti di risorse") "andranno anch'essi a collaborare con carabinieri e polizia nei quartieri più a rischio, nel controllo dei siti sensibili (ambasciate, aeroporti, stazioni, ecc. ) e nella vigilanza dei Cie (centri di identificazione ed espulsione dei clandestini)". In particolare, ha aggiunto il ministro della Difesa, "i militari saranno ora presenti in servizio di pattugliamento e perlustrazione con 1.467 unità in ben 19 province (erano 11 fino ad oggi). Affiancheranno inoltre le Forze dell'ordine con 1.513 uomini nel controllo dei siti sensibili in 11 province ed espleteranno con 1.270 unità servizio di sorveglianza e sicurezza in 30 centri Cie o di altra natura in 16 province". Una nota del Viminale sottolinea che "la presenza dei militari viene confermata nelle province di Bari, Caserta, Catania, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Verona e viene estesa a quelle di Bergamo, Bologna, Firenze, Foggia, Genova, Messina, Piacenza, Pordenone, Prato, Rimini, Treviso, Vercelli e Venezia". Proprio a Venezia l'arrivo dei militari (saranno 30 e verranno probabilmente impiegati anche per contrastare il commercio abusivo dei vù cumprà) resta al centro di una polemica tra centrodestra e centrosinistra, tra Provincia e Comune, con la neoeletta presidente provinciale Zaccariotto, leghista, favorevole all'iniziativa e il sindaco Cacciari che la considera "demagogica".
Sia La Russa che Maroni, però, sottolineano il "successo" registrato finora dall'operazione Strade sicure: "Come testimonia il vistoso calo dei reati registrato nel 2008 - dice il responsabile del Viminale - il dispositivo sperimentato si è dimostrato molto efficace ed è frutto dell'ottima integrazione tra militari e forze di polizia, sotto il coordinamento dei Prefetti".

"LA PRIORITA' E' LA LOTTA ALLE MAFIE"
Intervista del ministro dell'Interno Roberto Maroni al quotidiano 'Il Sole 24 ore'
di Marco Ludovico


I reati sono in calo: nel 2008, il Viminale registra una riduzione dell'8% dei delitti. È soddisfatto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Che annuncia: «Adesso dedicherò l'8o% del mio impegno per battere la mafia».

Tra i cittadini la paura delle criminalità resta elevata. Eppure secondo i dati del Viminale il calo dei delitti riguarda tutti i reati. Lei come spiega questi risultati?
"Con tutte le misure che abbiamo messo in camoo in questi mesi. Ci sono almeno tre indirizzi da considerare strategici. Il primo, e il più importante, è la lotta alla clandestinità. Poi, l'azione sui campi nomadi. Inoltre, il modello di forze dell'ordine messo in campo a Caserta per combattere la camorra."

Contro gli immigrati irregolari il suo simbolo è stato il reato di clandestinità. Si è portato dietro, però, un mare di polemiche e questo non aiuterà le espulsioni.
"Quelle polemiche alla fine hanno prodotto un effetto mediatico eccezionale. Con risultati concreti: da maggio gli sbarchi sono praticamente azzerati."

Non teme che possano riprendere?
"L'assetto realizzato con la Libia, che ha rispettato tutti gli impegni, è efficiente ed efficace."

Diversi clandestini, però, riescono ancora a sbarcare sulle coste della Sicilia o della Calabria.
"A Lampedusa non più, come avevo detto. Ci sono, in realtà, pochi casi di immigrati che arrivano con un passaggio, se vogliamo chiamarlo così, di qualche peschereccio italiano. Un passaggio pagato, probabilmente. Stiamo facendo accertamenti."

Perché attribuisce tanta importanza all'azione sui campi rom?
"Ha inciso notevolmente sull'andamento di certi reati. Abbiamo, inoltre, intercettazioni di soggetti che hanno deciso di non venire più in Italia. E alcune decine di migliala sono andati via, in Spagna, tanto che mi ha telefonato il collega di Madrid."

Anche su questo fronte, scontri e conflitti non sono mancati. Il Tar del Lazio ha bocciato l'identificazione dei campi.
"Credo ci sarà appello al Consiglio di Stato. Io comunque guardo ai risultati: prima era tollerata ogni forma di degrado, adesso stiamo mettendo ordine e regole. A Napoli in un campo abusivo abbiamo trovato e arrestato un soggetto a cui erano intestate circa 500 auto di lusso."

Per rimanere in Campania, lei è entusiasta del cosiddetto 'modello Caserta'. Perché?
"Non lo dico io, ma il procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Vittorio Lembo: «Sono stati raggiunti risultati strabilianti» nella lotta al clan dei Casalesi."

Sono stati mandati 500 poliziotti e 400 militari.
"Sì, ma è il sistema investigativo che si è rafforzato. Mentre poteva accadere il contrario: troppe divise in giro rischiavano di portare alla macchia e alla fuga i camorristi. Invece ne abbiamo arrestati molti. E proseguiremo."

Sul territorio, la sua linea è chiara: i sindaci sono il riferimento principale. Ma questo non sconvolge un sistema che finora ha funzionato?
"La legge 121 del 1981, che disciplina l'amministrazione della sicurezza, risale a quasi 30 anni fa: lo scenario era diverso. Non c'era il problema dell'immigrazione, tanto per cominciare. Una revisione si impone."

Così intende portare l'Arma dei Carabinieri sotto l'ala del ministero dell'Interno?
"I rapporti con l'Arma sono ottimi e intensi: lo sono stati con il comandante generale Gianfrancesco Siazzu e lo sono ora con il suo successore, Dino Gallitelli, che incontro quasi tutti i giorni. Il problema vero riguarda il personale."

Perché sono attesi forti esodi nei prossimi anni, legati a massicce immissioni di personale che ora giungono alla pensione.
"Appunto: una revisione di quella legge si impone."

Intanto il Viminale punta sui sindaci, ora all'appuntamento con le ronde.
"Per i volontari della sicurezza, accogliendo le richieste della Conferenza Stato-Città, abbiamo stabilito che i prefetti selezioneranno e abiliteranno le associazioni e i soggetti che si faranno avanti. Ma toccherà poi ai primi cittadini scegliere quali nuclei pattuglieranno le strade."

Lei ritiene che i Comuni abbiano già dato un contributo ai risultati nel contrasto alla criminalità?
"Ne sono certo. Con i poteri di ordinanza sono state prese molte decisioni che hanno avuto effetti innegabili. Un intervento anti-bivacco notturno, o contro il commercio clandestino, dispiega i suoi risultati anche oltre. E si riduce, per esempio, lo spaccio di stupefacenti."

I Patti sulla sicurezza, intanto, vanno avanti. Una linea già intrapresa dal suo predecessore, Giuliano Amato.
"È vero. Con la differenza, però, che io li sto differenziando a seconda delle esigenze locali: non possono essere tutti uguali."

In quello recente, stipulato per il Garda, ci sono diversi livelli di governo.
"Abbiamo riunito i 40 sindaci dei comuni del lago, le province di Brescia, Verona e Trento, le regioni Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Significa coinvolgere e ottenere il contributo di ogni amministrazione interessata. Così, insieme, si combatte la criminalità ma si fa anche prevenzione efficace per la sicurezza stradale, per esempio."

In questo quadro, però, c'è la sensazione diffusa che la percezione di sicurezza, da parte dei cittadini, non sia così migliorata.
"In realtà basta un caso a sconvolgere l'ottimo lavoro delle forze dell'ordine. Lo stupro della Caffarella, a Roma, è avvenuto mentre si registrava un calo del 10% di quel reato."

E oltre alla percezione, lei deve fare i conti con risorse economiche scarse.
"Non è così. Proprio giovedì ho presieduto una riunione per il Fug, fondo unico giustizia. Abbiamo già recuperato 617 milioni derivanti da conti correnti e altre somme sequestrate alla criminalità organizzata. Entro fine anno dovremo arrivare a un miliardo. Chiederò al Presidente del Consiglio di destinarli al Viminale."

Molti si chiedono che cosa intenda fare Roberto Maroni nei prossimi anni, visto che ha praticamente esaurito il programma annunciato.
"Voglio impegnare l'8o% del mio tempo per combattere e sconfiggere le mafie."

In effetti gli unici segnali negativi nell'andamento dei reati arrivano dalla Sicilia.
"Non è tanto quello il problema, quei numeri vanno interpretati. Si tratta, semmai, di demolire un sistema criminale organizzato. Il segnale oggi preoccupante è l'incremento dell'usura. Strettamente legato, peraltro, al periodo di crisi economica."


- I CRIMINI IN ITALIA (il Sole 24 ore)

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04 agosto 2009
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