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In medio stat virtus

Nuovo orizzonte democratico per gli Stati Uniti d'America. Neanche la ''morte'' di Saddam Hussein ha aiutato Bush

08 novembre 2006

George W. Bush sperava nell'''effetto Saddam''. L'oggettivo andamento disastroso della guerra in Iraq, le inevitabili ammissioni che diversi componenti dell'amministrazione Bush hanno dovuto concedere sulla veridicità degli insormontabili problemi laggiù nel Golfo, le numerose inchieste fatte sulle spese e sulle non-spese che l'America ha dovuto sobbarcarsi per mantenere l'esercito in una situazione che tanto ricorda il Vietnam, avevano già da tempo sgonfiato la baldanza Repubblicana. Nelle scorse settimane, l'avvicinarsi delle elezioni di Medio Termine ha fatto parecchio fibrillare la squadra di Bush, ma il loro colpo di scena era dietro l'angolo, certo un angolo distante, ma di grande effetto: la condanna a morte di Saddam Hussein.
''La sentenza'', ha annunciato solennemente nei giorni scorsi il presidente repubblicano, ''segna uno spartiacque nella storia dell'Iraq e nell'andamento della guerra''. I sondaggi, gli hanno subito dato ragione: nei giorni scorsi il vantaggio dei democratici si era all'improvviso dimezzato.

Ma c'è sempre bisogno di mantenere le apparenze e quindi la Casa Bianca ha negato che Bagdad abbia atteso la vigilia delle elezioni per decretare l'impiccagione del raìs e aiutare così il presidente. Il fatto rimane, l'America si è recata alle urne principalmente per quello che è sembrato un referendum su Bush e sul conflitto, e il ''fattore Saddam'' avrebbe potuto...
Una cosa assolutamente non nuova nei periodi elettorali americani. Nel 2004 Bush ci provò (e ci riuscì) con il discorso-sfida di Bin Laden agli Usa contribuendo al sorpasso di Bush el presidente nei confronti del candidato democratico John Kerry.
Insomma, il ''fattore Saddam'' avrebbe potuto... ma stavolta non è riuscito.
All'indomani del Mid Term 2006, mentre si aspettano ancora i risultati finali del Senato (dove c'è un vantaggio Nancy Patricia D'Alesandro Pelosidemocratico), gli americani hanno dato la Camera dei Rappresentanti al partito dell'asinello, i Democratici.
Per la Camera si può tranquillamente parlare di risultato definitivo, e su un totale di 435 seggi da assegnare, fino a stamane 191 erano repubblicani (meno 26 rispetto a prima), e ben 226 dei loro avversari. Tra le altre cose anche la Casa Bianca ha rinoscosciuto la sconfitta certa alla Camera e - attraverso il portavoce Tony Snow - ha ammesso che questi risultati, con il Senato ancora in bilico, ''non sono quelli che speravamo''.
''Questa è una grande vittoria per il popolo americano, il popolo americano ha votato per dare una nuova direzione'' ha detto Nancy Patricia D'Alesandro Pelosi, l'intransigente progressista di origine ligure, destinata a diventare la prima donna speaker della Camera dei Rappresentanti, e che subito ha aggiunto che adesso gli Stati Uniti dovranno rivedere la loro strategia in Iraq.
Il fattore Saddam, dunque, non ha funzionato.

Bill e Hillary ClintonUna straripante vittoria è stata quella di Hillary Clinton. La moglie di Bill Clinton ce l'ha fatta col 70 per cento dei voti contro il 27 per cento del rivale John Spencer. L'ex First Lady ha superato il test elettorale 2006, confermandosi per un secondo mandato senatore dello Stato di New York. Con il marito Bill Clinton al fianco, Hillary ha ringraziato New York e i suoi elettori, all'Hotel Sheraton di Manhattan, per esser stati al suo fianco e aver votato ''per cambiare le cose'' in America.
''I tempi sono maturi per il cambiamento, per risolvere i problemi di New York e dell'America. Sono pronti per un nuovo inizio'', ha detto l'ex First Lady, pensando, probabilmente, alla sua candidatura alla Casa Bianca.
Anche Ted Kennedy ce l'ha fatta. Scontata la rielezione in Massachusetts al Senato nelle file dei democratici per il fratello del presidente John F. Kennedy. Il senatore ha rappresentato il Massachusetts alla camera alta per 43 anni. E' stato eletto per la prima volta nel 1962 per completare il mandato del fratello John, eletto presidente. Da allora Ted Kennedy ha servito sette mandati pieni da senatore ed è attualmente il secondo parlamentare per anzianità in Senato.

Una vittoria inaspettata e foriera di una grande voglia di cambiamento quella del democratico Keith Ellison, Keith Ellisondiventato oggi il primo musulmano a essere eletto al Congresso degli Stati Uniti. Ellison ha conquistato in Minnesota un seggio alla Camera dei Rappresentanti. Ellison, un magistrato nero di 43 anni, è riuscito a neutralizzare una serie di attacchi durante la campagna elettorale in cui è espresso a favore del ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq.

La California, la Free Nation per eccellenza degli Usa, ha invece preferito riconfermare (con una ampia maggioranza) il governatorato del repubblicano Arnold Schwarzenegger. ''Terminator'' ha ottenuto quasi la maggioranza assoluta dei voti, sbaragliando il suo avversario, il democratico Phil Angelides. Schwarzenegger, un repubblicano atipico, era stato eletto due anni or sono governatore, quando, con una procedura elettorale particolare, poco applicata negli Stati Uniti, il suo predecessore Gray Davis, un democratico, era stato cacciato per referendum dal Campidoglio di Sacramento. Ora l'ex attore di origine austriaca sarà governatore per 4 anni, ma non potrà più essere rieletto. ''Adoro i sequel'', ha risposto Schwarzenegger a chi gli ha chiesto di commentare la sua rielezione in California.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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08 novembre 2006
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