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In memoria di un'eroe normale

Il 29 agosto del 1991 veniva ucciso Libero Grassi, l'imprenditore che rifiutò di piegarsi alla mafia

29 agosto 2006

Sono passati quindici anni da quel torrido 29 agosto del 1991, quando in un marciapiede di via Alfieri i palermitani ritrovarono il cadavere sfigurato dell'imprenditore Libero Grassi.
Libero Grassi era conosciuto da tutti, perché era stato uno dei pochissimi che pubblicamente aveva deciso di rompere il muro di omertà che circondava il mondo delle estorsioni mafiose a Palermo. Aveva rilasciato interviste, era andato in tv Libero Grassi perché come dice oggi la moglie, l'ex senatrice Verde Pina Maisano, ''aveva dignità del suo lavoro''.
E non poteva fare a meno di denunciare un uomo con un nome come il suo: Libero. Non poteva piegarsi alla mafia, non poteva farsi incatenare e allora raccontò tutto. Raccontò della visita del geometra Anzalone, nella sua fabbrica di corredi e biancheria intima, che gli chiedeva la tangente. Libero Grassi credeva che circondandosi di notorietà e di solidarietà, rendendo pubblici i meccanismi dell'estorsione, la tecnica usata, sarebbe stato protetto, i boss lo avrebbero lasciato in pace e questa pratica, magari sarebbe stata messa da parte dalla mafia. Ma credeva male, purtroppo, Libero Grassi. Il rampollo di una delle famiglie mafiose più violente e criminali, Salvatore Madonia, il 29 agosto di quindici anni fa, gli puntò la pistola alla testa e fece fuoco appoggiato da un complice che poi collaborò con la giustizia e fece chiarezza su uno degli omicidi più dirompenti avvenuti in Italia.
Salvatore Madonia non ebbe il coraggio di guardare negli occhi Libero Grassi, e gli sparò alle spalle.

Qualcosa è cambiato da quel giorno di quindici anni fa. Nel corso del tempo si sono sviluppati movimenti siciliani antiracket prima inesistenti, è nato il comitato dei giovani di ''AddioPizzo'' che tappezza saracinesche e quartieri di volantini contro la mafia (ragazzi che Pina Maisano definisce i miei nipotini). Il fenomeno del racket, uno dei filoni criminali più remunerativi per le cosche mafiose, è stato notato a livello nazionale, ma a fianco di queste novità positive la cronaca segna gli arresti periodici dei boss del pizzo. I magistrati registrano i colloqui tra i mafiosi e gli imprenditori, scoprono elenchi che contengono tutte le vittime che spesso non ammettono davanti al magistrato di pagare e favoriscono così gli estorsori, e siedono accanto ai loro aguzzini sul banco degli imputati. Addirittura pochi mesi fa da un' inchiesta è emerso che i boss invitavano un grandissimo commerciante palermitano (che fattura milioni di euro l'anno) ad iscriversi ad un' associazione antiracket per ''mescolare le carte''. E intanto gli chiedevano soldi e assunzioni.
''I mafiosi - dice la vedova Grassi - non sono stupidi e sanno cosa fanno. La nostra associazione antiracket quando sente odor di bruciato si rivolge alla prefettura o alla procura per sapere come stanno le cose. Palermo - aggiunge - oggi mi appare ancora opulenta e godereccia. Spesso mi chiedo da dove vengano tutti questi soldi''.

La Confesercenti in occasione dell'anniversario farà tappezzare la città di Palermo di manifesti per ricordare l'omicidio e per invitare i commercianti, ancora una volta, a ribellarsi al racket. Oltre alla foto dell'imprenditore, quelle di Riina e Provenzano, i due superboss ora in carcere, e la scritta: ''Libero Grassi era solo, loro erano liberi. Non siamo più soli, liberiamoci da racket''.
''Nel '91 - dice il presidente regionale di Confesercenti, Giovanni Felice - la mafia era al massimo della forza e la società civile era vulnerabile, ma anche assente. Oggi i boss sono dietro le sbarre, la magistratura ha inflitto duri colpi alla cupola, ci sono le associazioni antiracket, i cittadini e gli organismi istituzionali che partecipano alla lotta contro la mafia. I ragazzi di AddioPizzo e la Camera di commercio con lo sportello legalità rappresentano solo alcuni esempi''. Per Felice ''ora che il sistema è cambiato, i commercianti possono e devono denunciare i loro aguzzini''.
Ma per il prefetto di Palermo, Giosuè Marino, ''le associazione antiracket hanno lavorato per creare oggettive condizioni di cambiamento, e tuttavia tra gli operatori stenta ad essere recepito fino in fondo lo straordinario messaggio di Grassi. Imprenditori e commercianti continuano a soggiacere al ricatto della criminalità. Eppure, questo è un momento favorevole per la denuncia. La svolta vincente si chiama associazionismo e gli operatori che lottano insieme sono più forti''.

Nel dicembre scorso era stata resa nota la sentenza della corte d'assise del processo ''Agate+45'' che, con parole dure, metteva un punto fermo sull'omicidio di Libero Grassi. ''La morte - si leggeva - non rende necessariamente tutti gli uomini uguali: Libero Grassi ha pagato con la vita il prezzo di un biglietto di sola andata da un inferno di viltà - non suo ma di buona parte di un popolo siciliano, che da troppo tempo subisce il ricatto mafioso - al paradiso che si vuole arrida agli eroi. Ma vile rischia di apparire un popolo che deve celebrare come eroe, e solo dopo che è stato ucciso, chi ha fatto il proprio dovere, da uomo libero, trovando nella dignità del proprio lavoro la forza e la rabbia di ribellarsi alla prepotenza mafiosa''.
Il collegio presieduto da Giuseppe Nobile l'11 luglio de 2004 inflisse 30 ergastoli, accogliendo quasi per intero l'impianto accusatorio del pm Gioacchino Natoli. Delle 2.156 pagine della sentenza, un centinaio riguardavano proprio Libero Grassi e sono state scritte dal giudice a latere Angelo Pellino. Parole durissime quelle della corte, perché Grassi, secondo quanto emerge dalle testimonianze della moglie Pina Maisano e dai figli Davide e Alice, ''non voleva affatto, né credeva di essere un eroe e non cercava affatto il martirio. Egli riteneva tutto sommato il suo un comportamento doveroso da parte di qualsiasi cittadino''.

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Libero Grassi anche quest'anno sarà a Palermo, con una serie di iniziative. Stasera, per il secondo anno il comitato AddioPizzo ricorderà il coraggioso imprenditore, con un evento che si svolgerà al ''Kursaal Tonnara - Vergine Maria'', in via Bordonaro 9, dalle 21. Aprirà la serata il dibattito ''Dall'omicidio di Libero Grassi a oggi: mafia e antimafia, racket e antiracket'' al quale interverranno don Luigi Ciotti, il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, e il presidente del centro di documentazione Impastato, Umberto Santino, moderati dal giornalista Gianni Manzo. Gli attori Renato Scarpa e Claudio Gioè interpreteranno brani dedicati a Libero Grassi. In chiusura concerto degli Stormy Weather.

- Libero Grassi a Samarcanda (da AddioPizzo.org)

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29 agosto 2006
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