In migliaia accampati a piazza Tahrir
Sedicesimo giorno di rivolta. Gli egiziani sgombreranno il centro del Cairo solo quando Hosni Mubarak andrà via
Migliaia di persone hanno trascorso l'ennesima notte accampati a piazza Tahrir, al Cairo, luogo simbolo da 16 giorni della sollevazione popolare contro il presidente egiziano, Hosni Mubarak. Intanto le autorità egiziane hanno deciso di sgomberare la sede del Consiglio dei ministri al Cairo. La decisione è stata presa a causa della manifestazione in corso proprio davanti alla sede istituzionale. Secondo l'emittente Al Jazeera, per precauzione i ministri si sono riuniti in un altro edificio. Una manifestazione antigovernativa è in corso anche nei pressi della sede del Parlamento nella capitale egiziana.
Ieri oltre un milione di manifestanti era tornato ad affollare la piazza, a poche ore di distanza dall'apertura del vice presidente egiziano, Omar Suleiman, che dopo un incontro con Mubarak ha annunciato la decisione del presidente di firmare un decreto per l'istituzione di una commissione incaricata di sorvegliare il processo di modifiche costituzionali e i richiesti emendamenti legislativi.
I leader dell'opposizione sperano ora in un'alta partecipazione alla grande manifestazione antigovernativa indetta per venerdì, che dovrebbe iniziare dopo la preghiera di mezzogiorno. Intanto, da New York il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, è tornato a chiedere per l'Egitto "una transizione ordinata e pacifica, quanto prima possibile". Rispondendo alla accuse di intromissione rivoltegli dal governo egiziano per le sue prese di posizione a favore di una transizione immediata, Ban ha precisato: "Quello che ho sempre detto è che i leader di governo dovrebbero ascoltare con più attenzione le richieste legittime del popolo e che dovrebbe esserci una transizione. Quanto prima la avremo, tanto meglio sarà".
Parlando ai giornalisti dal quartier generale dell'Onu a New York, Ban Ki-oon ha quindi aggiunto che il futuro dell'Egitto dovrebbe essere deciso dal governo e dal popolo insieme. "E' importante che i rappresentanti di governo e popolo siedano a un tavolo e avviino un dialogo su cosa sia meglio per il loro futuro", ha detto, precisando che si tratta di decisioni che spettano "esclusivamente" all'Egitto. Nonostante la "chiara frustrazione" espressa dalla piazza in questi giorni, Ban Ki-moon ha infine ammesso che Mubarak ha occupato per un trentennio una posizione chiave nella regione e che il ruolo strategico dell'Egitto in ambito mediorientale andrebbe preservato.
Nel frattempo scontri tra manifestanti antigovernativi e forze di sicurezza si sono verificati nella città di al-Wadi al-Jadid, nel sudovest del Paese, iniziati stanotte e proseguiti fino all'alba. Negli scontri hanno perso la vita 3 manifestanti e in 100 sono rimasti feriti. A riferirlo la tv araba 'al-Jazeera'. Gli agenti per disperdere la folla avrebbero aperto il fuoco e lanciato gas lacrimogeni.
Dal canto suo il vice presidente egiziano Omar Suleiman ha fatto sapere che tra i detenuti evasi dalle prigioni ci sono alcuni militanti islamici legati ad al-Qaeda. In un incontro con i giornalisti, Suleiman ha annoverato tra gli evasi "membri di organizzazioni jihadiste" che "non hanno preso parte a iniziative per porre fine alla violenza". "Questa è una grave minaccia - ha aggiunto - dobbiamo compiere ogni sforzo per riportarli in prigione". Suleiman ha quindi ricordato che i sevizi egiziani, da lui guidati fino alla sua nomina alla vicepresidenza, a gennaio, hanno sembre dedicato molti sforzi alla richiesta di estradizione in Egitto di militanti all'estero "legati a leadership straniere, in particolare al-Qaeda".
Nei giorni scorsi era anche trapelata la notizia che tra gli evasi nelle rivolte in carcere che hanno accompagnato i primi giorni di manifestazioni autogovernative ci fossero anche una ventina di membri di una cellula locale di Hezbollah, che avrebbero già trovato rifugio in Libano o a Gaza. L'allarme di Suleiman arriva mentre su un forum jihadista è apparso un comunicato di al-Qaeda in Iraq che invita i manifestanti al "jihad contro il tiranno egiziano e contro i suoi padroni di Washington e Tel Aviv" e chiede la fondazione in Egitto di uno "stato islamico".
Nel frattempo lo stato islamico dell'Iraq, ramo iracheno di al-Qaeda, invita gli egiziani a dare il via a una guerra santa, puntando alla creazione di uno stato islamico nel paese, si legge in un comunicato pubblicato dal gruppo su un forum jihadista e individuato dal centro Usa di monitoraggio dei siti di al-Qaeda. Il messaggio è datato 8 febbraio e si rivolge direttamente ai manifestanti, avvertendoli che "il mercato del jihad" in Egitto è aperto, così come "le porte del martirio". [Adnkronos/Aki]