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L'apertura di Papa Francesco: "Il confessionale non è una sala di tortura ma il luogo della misericordia"

20 settembre 2013

"Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. E' inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti: si devono curare le sue ferite, poi potremo parlare di tutto il resto". E' quanto afferma papa Francesco, nell'intervista rilasciata a 'Civiltà Cattolica'.
La Chiesa, per Jorge Mario Bergoglio, deve avere "la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. E bisogna cominciare dal basso". Invece, prosegue il Papa, "la Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece che i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia".

Quindi, "le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo", perché "la prima riforma deve essere quella dell'atteggiamento". Per Papa Francesco, infatti, ''i ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato".
"Persone omosessuali sono 'feriti sociali' perché sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo" sottolinea papa Francesco esortando: "Bisogna sempre considerare la persona". "Il confessionale non è una sala di tortura ma il luogo della misericordia".
Il pontefice racconta poi, in particolare, di "una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito, nel quale ha pure abortito. Poi, questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L'aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?", chiede il Papa.

Il pontefice parla poi della riforma della Chiesa. "Credo che ci sia sempre bisogno di tempo, per porre le basi di un cambiamento vero, efficace: questo è il tempo del discernimento".
Francesco confessa che in passato "il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e a essere accusato di essere ultraconservatore". Ma ora "ho capito quanto sia importante la consultazione". Ad esempio, osserva il papa, "i Concistori, i Sinodi, sono luoghi importanti per rendere vera e attiva questa consultazione". Però, avverte, "bisogna renderli meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali". Quanto ai dicasteri romani, Jorge Mario Bergoglio sottolinea: "Sono mediatori, non gestori". Una Chiesa che il Papa non riduce a "una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità".

Rivela quindi il Papa: "Quando mi accorgo di comportamenti negativi di ministri della Chiesa o di consacrati e consacrate, la prima cosa che mi viene in mente è 'ecco uno scapolone, ecco una zitella': non sono né padri, né madri" perché "non sono stati capaci di dare vita".

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20 settembre 2013
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