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In quanto presenza femminile in politica, l'Italia è al 48° posto in una classifica di 107 Paesi del mondo

08 luglio 2006

Quote rosa, Italia solo 48esima. E' il Rwanda in testa alla classifica
di Clotilde Veltri (Repubblica.it, 06 luglio 2006)

Solo quarantottesima. Non proprio in fondo alla classifica della presenza femminile in politica, ma a metà. Un segno di evidente arretratezza culturale per un paese come l'Italia che dovrebbe essere, a pieno titolo, una democrazia occidentale compiuta. Proprio mentre il ministro Barbara Pollastrini fa sapere che è allo studio una legge sulle quote rosa ''che introduca una soglia minima almeno del 33%'', come indicato per altro dalla Ue, la classifica mondiale elaborata dall'Università di Stoccolma e da International Idea (Istituto internazionale per la democrazia e l'assistenza elettorale) ci ricorda che - sul fronte delle pari opportunità in politica - siamo in ritardo. E parecchio.

Il monitoraggio - sulle quote rosa e sulla partecipazione attiva e passiva delle donne all'attività politica nei rispettivi paesi - effettuato dalle due agenzie internazionali negli stati a democrazia rappresentativa ci colloca dopo Paesi all'apparenza meno avanzati dal punto di vista della cultura politica. Ovviamente dopo Svezia, Norvegia, Danimarca, Austria e Germania. Ma anche dopo Costa Rica, Nicaragua e Mozambico. Appena prima della Repubblica Domenicana, ma dopo l'Uzbekistan.
La classifica (guarda qui tutti i risultati) - frutto di un database - è fresca di aggiornamento con i dati relativi alle elezioni parlamentari 2006 appena concluse. Certo, rispetto al 2001 - annus horribilis - siamo migliorati, e parecchio. Dopo le politiche di allora - quando vinse il centrodestra e Berlusconi diventò premier - l'Italia si trovò retrocessa al 66esimo posto. Oggi - governo Prodi e maggioranza di centrosinistra - siamo risaliti di una ventina di posizioni, ma questo lento avanzare verso una democrazia più equa nella gestione della cosa pubblica, non ci colloca ancora tra i Paesi più evoluti.

Va detto che, paradossalmente, il paese con maggiore presenza femminile in parlamento è il Rwanda con il 48,8% di donne elette (39 su 80 eletti). La nazione africana si aggiudica il podio grazie a regole rigidissime in fatto di quote rosa. Seguono a ruota la nordica Svezia (45% di deputate, 157 su 349), mentre al terzo posto della classifica si colloca un paese sudamericano, il Costa Rica, che vanta un 38,6% di donne sedute in parlamento superando la Norvegia che ha 'solo' il 37,7% di presenze femminili (64 su 169).

La Spagna di Zapatero - il premier, come si sa, ha fatto della questione femminile un punto programmatico e una priorità - oggi si garantisce in classifica un onorevolissimo sesto posto (126 parlamentari donne su 350 totali). Per trovare l'Italia, invece, bisogna scorrere molti paesi dei più diversi continenti. Le italiane sedute alla Camera dei deputati oggi sono 109 su 630 seggi disponibili, un misero 17,3%. Al Senato, se possiible, è anche peggio: 44 donne su 322 eletti (13,7%). Persino l'Iraq, percentualmente, sta meglio di noi con 70 donne elette su 275 seggi disponibili in parlamento (25,5%).
Dopo l'Italia si trovano, invece, abbastanza clamorosamente, i cugini francesi che vantano solo 70 deputate su 577 (12,1%). E questo nonostante una legislazione tesa a penalizzare finanziariamente i partiti che non garantiscono un equo accesso al parlamento. Dopo, in classifica, ci sono paesi come il Sudan, l'Ungheria, il Nepal e, ultimo, l'Egitto dove le donne in parlamento sono 9. Su 454 deputati.

- Quota Project (International IDEA and Stockholm University)

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08 luglio 2006
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