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In quelle parti ammorbate della Sicilia

L'industrializzazione in Sicilia: un sogno che si è trasformato in un incubo di malattia e di morte

14 luglio 2005

Un eccesso di neoplasie, di tumori al polmone, di leucemie, di mesoteliomi, nefropatie, morbo di Parkinson e altre patologie, soprattutto cardiovascolari e respiratorie. E poi ancora pesci a galla, pesci dalle colonne vertebrali mutate, falde acquifere inquinate e ospedali affollati.
La gente di Augusta-Priolo (SR), Gela (CL), Biancavilla (CT) e Milazzo (ME) continua ad ammalarsi e continua a morire, mentre la ciminiere continuano a sputare fiamme e fumo, ammorbando l'aria, il terreno, l'acqua, la vita.
Questo è il prezzo da pagare all'insediamento industriale, in quella parte di Sicilia che un tempo sognava ricchezza da sceicchi, visto i suoi giacimenti e l'arrivo delle trivelle.
Adesso è la parte della Sicilia dove non esistono sogni ma solo incubi: Gela è divenata la parte dove nascono i bambini malformati, tanti. Ne nascono più che a Porto Marghera; più che a Taranto; più che nelle vicine Priolo e Melilli, altro inferno siciliano in superficie.

Quello che abbiamo accennato è solo una parte del quadro che emerge dai dati rilevati dal primo studio condotto dall'Osservatorio epidemiologico della Regione Siciliana sulla popolazione delle aree industriali ad alto rischio ambientale.
Uno studio che ha scoperto che su 13 mila nati - tra il 1992 e il 2002 - quasi 700 presentano malformazioni cardiovascolari, agli arti, all'apparato digerente, ai genitali esterni soprattutto. Queste ultime risultano superiori alla media nazionale più del 250 per cento. ''In letteratura non è riportato nulla di simile, certi valori per le ipospadie (una malformazione ai genitali esterni, ndr) si erano sfiorati fino ad ora solo nell'area di Augusta'', spiega Fabrizio Bianchi, primo ricercatore del Cnr, coordinatore italiano delle rete europea sulle malformazioni congenite e anche uno degli esperti che sta ''analizzando'' i danni provocati dai camini che buttano fumi mortali dentro e intorno alla quinta città siciliana per abitanti, 100 mila, una striscia di terra dove in certi giorni il mare davanti non è color del vino, come quello di Sciascia, ma color dell'inchiostro, saturo di sostanze quali: idrocarburi aromatici, diossine, mercurio, piombo e arsenico.

Dati, fatti, numeri ed informazioni che fanno accapponare la pelle. Ma, che dove ci sono raffinerie ci si ammala sempre di più, si muore sempre più facilmente e l'incidenza dei tumori è del 50 per cento in più che nel resto della Sicilia, lo si sa da decenni.
La città di Gela (CL) è il caso più spaventoso ed è qui, nella città del Petrolchimico, che un'inchiesta giudiziaria proverà a stabilire il nesso di causalità tra veleni chimici e malformazioni, e dove morti e e patologie tumorali, in entrambi i sessi, soprattutto nel colon retto nelle donne e laringe negli uomini, sono in continuo aumento.
Sono già state esaminate 50 mila cartelle cliniche, un'esplorazione a vasto raggio sui bimbi nati male e un'altra sulle morti sospette tra i 7 mila dipendenti transitati nei reparti degli stabilimenti dell'Anic e dell'Agip fin dal 1959, l'anno di apertura del Petrolchimico, l'anno in cui Gela e la Sicilia tutta, venne ammaliata dalle parole di Enrico Mattei.
La ricerca sugli effetti tossici è stata ordinata dal sostituto procuratore Alessandro Sutera Sardo (che nel 2002 fece chiudere a Gela quattordici serbatoi e due depositi di carbone della raffineria), e procede sulla base dei numeri che fornisce un pool di esperti: Fabrizio Bianchi, Cnr, Sebastiano Bianca, genetista, Pietro Comba, Iss, Annibale Bigeri, statistico. Sono loro che hanno raccolto ed elaborato i primi dati. ''Ci sono picchi che lasciano sgomenti'', racconta il sostituto procuratore Sardo Sutera. La percentuale di bimbi malformati a Gela è di 40 su mille. Di quei 40 casi, 5 sono ipospadie. Ma tante sono anche le malformazioni cardiovascolari.

Non è più rosea la situazione a Biancavilla (CT), dove è stato è confermato un forte eccesso nella mortalità per tumori della pleura (da 7 a 8 volte superiore rispetto ai comuni limitrofi) e inoltre per malattie respiratorie e cardiovascolari (+ 15% in entrambe i sessi). A Milazzo (ME) sono stati rilevati eccessi statisticamente significativi unicamente per la mortalità, nei maschi, per tumori della laringe (3 volte superiore ai comuni limitrofi) e per malattie cardiovascolari (+9%) e, nelle femmine, per le malattie respiratorie.
Aumenti dei ricoveri per malattie cardiovascolari e per malattie respiratorie acute sono emersi in tutte le aree industriali. I dati, per quanto riguarda la mortalità, in parte confermano i risultati degli studi precedenti svolti negli stessi od in altri analoghi siti del paese.

''Si tratta - ha commentato l'assessore regionale alla Sanità Giovanni Pistorio, al quale sono stati consegnati i dati della ricerca - di uno studio di importanza fondamentale che ci consente di individuare i rischi su cui intervenire. I dati che emergono sono, per qualche verso, prevedibili. Per questo ci siamo già attivati, oltre che per la nascita del polo oncologico di Messina, per la realizzazione di un dipartimento oncologico interaziendale fra Caltagirone e Gela, che sia in grado di dare risposte concrete anche alle esigenze sanitarie che si manifestano con questa analisi. L'Osservatorio epidemiologico si raccorderà con l'Ispettorato sanitario per programmare screening mirati per la prevenzione''.

[Foto di Roberto Caccuri tratte dal sito dell'agenzia fotografica ''Contrasto'']

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14 luglio 2005
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