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In Sicilia 26% degli alunni abbandona studi

"Esiste una questione meridionale anche per l'istruzione e l'università"

21 marzo 2014

"Esiste una questione meridionale anche per l’istruzione e l’università, non possiamo più accettare che il divario col resto del paese si allarghi, esigiamo dunque risposte immediate dalla politica, dal governo nazionale e da quello regionale".
Lo ha detto Giusto Scozzaro, segretario della Flc Cgil Sicilia, aprendo nei giorni scorsi il congresso regionale della categoria. Un giudizio supportato dai dati di un dossier che disegna un quadro impietoso dello stato del sistema istruzione in Sicilia. "Le cui falle - secondo il sindacalista -, insieme alla crisi sociale ed economica dell’isola, hanno determinato una situazione per cui in Sicilia i livelli di istruzione della popolazione sono al di sotto della media nazionale per quanto riguarda il numero dei laureati (12,6% contro 14,5%), per i diplomati (30,9% contro 32,5%) e per la popolazione adulta con qualifica professionale (2,2% contro 6,9%). Più alta invece la percentuale di licenze di scuola primaria (17,4% contro 12,6%) e la percentuale di licenze della superiore di primo grado (37.1% contro 33,5%)".
"I consumi culturali - ha aggiunto Scozzaro -, assieme all’uso delle nuove tecnologie, vedono inoltre la Sicilia a livelli molti bassi, rispettivamente il 31,5% e il 17,1%".

Dal dossier della Flc emerge inoltre che gli alunni che abbandonano gli studi senza conseguire un diploma o una qualifica di secondo livello sono il 26,5% contro la media nazionale del 19,2% e che le immatricolazioni nelle Università siciliane hanno subito una contrazione del 20% negli ultimi tre anni, "una percentuale molto alta - dice il segretario della Flc -, che occorre frenare con un provvedimento legislativo". "Alla radice di questi problemi - ha rilevato Scozzaro - c’è lo stato di precarietà di tutto il sistema della conoscenza".
Asili nido in numero insufficiente rispetto alla popolazione, poche sezioni di scuola dell’infanzia, con oltre 15 mila bambini che non frequentano, la Flc ha calcolato che nella scuola primaria la sostanziale mancanza del tempo pieno fa sì che in pratica gli alunni siciliani nei 5 anni facciano 2.145 ore di lezione in meno rispetto ai coetanei del nord, pari a 2,5 anni. Anche nella scuola media il tempo prolungato è residuale.
La Cgil, assieme alla Rete degli studenti, ha presentato a dicembre all’assessore regionale all’istruzione una legge regionale sul diritto allo studio e di questa sollecita l’immediata approvazione.

"Non si va scuola - ha osservato ancora Scozzaro - anche a causa dei trasporti che mancano per i tagli ai Comuni e perché, come ha denunciato il sindaco di Floridia, le famiglie disagiate non possono pagare 60 euro al mese di abbonamento".
La Flc chiede inoltre il raddoppio, il prossimo anno, delle sezioni "Primavera", oggi 100 "stanziando col bilancio regionale almeno un milione di euro" e che venga generalizzata la scuola dell’infanzia a tempo normale. "Occorre inoltre - ha aggiunto - fornire i servizi scolastici e di mensa per l’estensione graduale del tempo pieno nella scuola primaria. Ciò richiede un impegno straordinario del presidente della Regione in Conferenza Stato-Regioni e nei confronti del ministero dell’istruzione. Per contrastare la dispersione scolastica si deve partire dagli interventi strutturali e non da progetti di emergenza di dubbia utilità".
Da Scozzaro anche la sollecitazione di "un nuovo piano nazionale di edilizia scolastica, migliorando la sicurezza e gli ambienti degli eidifici esistenti ma anche costruendone di nuovi". Per quanto riguarda ricerca e innovazione la Flc chiede il varo della legge che giace all’Assemblea regionale siciliana e la costituzione di un Polo unico della ricerca scientifica, utilizzando il patrimonio immobiliare dismesso. [Fonte: Italpress - €conomiaSicilia.com]

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21 marzo 2014
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