In Sicilia aeroporti per tutti. Secondo il presidente Cuffaro sette aerostazioni non bastano, ne serve un altro
La Sicilia non decolla? Ma se ha 7 aeroporti...
di Giovanni Paci (Corriere.it, 21 maggio 2007)
Trecento milioni negli ultimi cinque anni: 230 per rinnovare o ricostruire tre aeroporti e realizzarne un quarto che entrerà in funzione nel 2008; e una sessantina per le nuove aerostazioni delle isole minori, Lampedusa e Pantelleria.
Ce ne sarebbe abbastanza per una nazione europea di medie dimensioni. Non per la Sicilia, che avrà presto un quinto aeroporto (settimo se si contano anche quelli di Lampedusa e Pantelleria), quello della Valle dei Templi. ''L'aeroporto si farà, non c'è dubbio, siamo tutti d'accordo'' dice al Corriere Economia il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, incurante delle critiche.
La svolta è stata alcune settimane fa quando Cuffaro ha destinato all'aeroporto 35 milioni, circa metà del costo stimato. La restante parte arriverebbe col project financing: tra gli interessati, si parla della veneziana Save, quotata a Milano, del gruppo Flughafen Wien (aeroporti di Vienna e Malta); e del gruppo Milo Radici.
Intanto, Catania è diventata il fiore all'occhiello del sistema aeroportuale siciliano: per numero di passeggeri - 5,4 milioni - è il quarto scalo italiano, e dall'8 maggio ha un'aerostazione nuova da 85 milioni. Poi c'è Palermo, dove sono in corso investimenti per 78 milioni e il piccolo scalo di Trapani che con 19 milioni avrà presto una nuova aerostazione. Tutte infrastrutture di prima qualità che però, pur sommate a quella di Comiso, dove con 47 milioni si sta costruendo un aeroporto nella base in cui un tempo c'erano i missili Cruise, non sarebbero sufficienti allo sviluppo della Sicilia. Almeno secondo la Regione.
Ecco dunque Agrigento. Anzi, Racalmuto, sul cui territorio dovrebbe sorgere l'aeroporto. ''E' funzionale allo sviluppo turistico di un'area dove sono previste 5 mila nuovi posti letto'' sostiene Cuffaro. ''Non serve a nulla'' ribattono imprenditori e sindacati. Tanto che in un documento che individuava le priorità strutturali, Confindustria Sicilia e i sindacati confederali l'aeroporto non l'hanno citato. ''Agrigento? - dice Vito Riggio, presidente dell'Enac, l'Ente nazionale aviazione civile - Non c'è, non esiste nessun aeroporto di Agrigento; non c'è alcuna pratica istruita presso l'Enac. E per queste cose i tempi e le procedure sono lunghe. Comunque - continua - alla Sicilia non serve alcun aeroporto, le strutture esistenti sono sufficienti. Agrigento dista un'ora e mezza dall'aeroporto di Catania e la situazione migliorerà con l'autostrada Agrigento/ Caltanissetta''. Affermazioni, che non turbano Cuffaro: ''Che Riggio si limiti ai pareri tecnici che competeranno ad Enac - puntualizza -. La scelta se fare l'aeroporto, spetta a noi, e l'aeroporto si farà. Anche perché ci costa come un chilometro d'autostrada: abbiamo stanziato 35 milioni, per un km d'autostrada ce ne vogliono 32. Il resto dei soldi ce lo metteranno i privati'' dice Cuffaro.
Ad Agrigento, la cosa si dà ormai per fatta. ''I 35 milioni arriveranno in agosto - prevede Marcello Massinelli, presidente della società Aeroporto Agrigento Valle dei Templi (Aavt), messa in piedi da camera di commercio e provincia -. Entro l'anno faremo la gara per costruzione e gestione. L'aeroporto sarà pronto in 20 mesi dall'affidamento. Il Costo? Non più di 70 milioni. Il progetto è pronto''. E l'Enac? ''Abbiamo tutto quello che serve per le autorizzazioni dell'Enac - afferma Massinelli -, ma li coinvolgeremo al momento opportuno''. Il business plan per Agrigento è simile a quello utilizzato a Trapani: ''Un mix di voli low cost e voli su rotte convenzionate''.
Di Trapani, Aavt è socia al 16%, quota che secondo Massinelli sta per essere venduta a Save e Gruppo Radici per circa 1,5 milioni. Però, prima che il primo aereo possa atterrare ad Agrigento - dove per realizzare l'aeroporto si parla di sbancare 2,3 milioni di metri cubi di terra - Comiso avrà avuto il tempo di inserirsi sul mercato. L'aeroporto sarà gestito dalla Soaco, il 51% della quale è stato conquistato in marzo da una cordata tra la Sac (la società che gestisce l'aeroporto di Catania, al 60%), e Interbanca (40%). Costo, 17 milioni. E proprio Sac è da mesi sotto i riflettori, nel bene e nel male. Nel bene, perché il completamento della nuova aerostazione è preludio all'assegnazione della concessione quarantennale, attesa a giorni, che aprirà prospettive di privatizzazione. Nel male, perché ha un anno di tempo per risolvere il problema di 3 mila parcheggi da realizzare, pena la revoca della concessione quarantennale; ma soprattutto perché da sette mesi la Sac, che potenzialmente è una miniera d'oro, è senza amministratore delegato e soffre quello che è percepito come un serio problema di governance.
Un problema aggravato dal rinnovo del Cda, previsto per fine giugno, in vista del quale sono in corso grandi manovre politiche. Ad appesantire il gruppo Sac ci sarebbe un altro fattore, che il segretario provinciale della Cisl, Salvatore Leotta definisce ''l'utilizzo massiccio delle assunzioni per gestire il consenso da parte di un'area facente riferimento al presidente della provincia, Raffaele Lombardo''. Accuse che il presidente della Sac, Stefano Ridolfo rigetta. ''Lombardo pesa solo per il 10% di azioni della provincia - sostiene -. Quanto alla gestione, in questi 7 mesi la società ha ottenuto obiettivi storici''.
Riggio non è del tutto d'accordo: ''E' grazie al lavoro dell'ex amministratore delegato Fanti se Catania ha ottenuto la concessione quarantennale'' dice. ''Il problema - sostiene il presidente dell'Enac - è che a Catania non hanno ancora capito cosa vuol dire un'aerostazione grande e moderna da gestire, e rischiano un atterraggio brusco''.