In Sicilia gli agrumi 3.0
Il Distretto Agrumi di Sicilia propone al ministero delle Politiche agricole un piano per una moderna filiera agrumicola
Agrumi 3.0, sani e sostenibili. Le associazioni del Distretto Agrumi di Sicilia hanno in mente un piano ben preciso per rilanciare la filiera agrumicola regionale sul mercato nazionale e internazionale. Ecco le principali proposte: quantificare la produzione degli agrumi siciliani da destinare ai mercati interni ed esteri; combattere il Citrus tristeza virus; ridurre la pressione fiscale e i costi della filiera per rilanciarne la competitività; tutelare le importazioni extracomunitarie; garantire, infine, l'impegno dei fornitori sui temi sensibili per il consumatore contemporaneo: legalità, sviluppo sostenibile, commercio equo e solidale.
La Sicilia è la principale regione italiana per l'agrumicoltura e conta 42mila aziende, 84mila addetti, 504mila di euro di indotto e quattro frutti a marchio Dop e Igp. "Lo sviluppo della filiera agrumicola - afferma il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione - deve muovere dall’adozione di nuove scelte condivise tra i vari attori. Fondamentale una stretta sinergia tra regioni e governo, che utilizzi quegli strumenti della programmazione Ue 2014/20 per favorire l’aggregazione delle imprese e la promozione degli agrumi siciliani sui mercati".
"Un primo passo è stato fatto con il piano di sviluppo rurale 2014/2020, che prevede misure a salvaguardia delle produzioni e della commercializzazione - commenta l'assessore regionale all'Agricoltura Rosaria Barresi - adesso i produttori devono rafforzare la filiera per non vanificare le azioni di promozione e supporto della Regione. Trasformazione e bio-innovazione, per valorizzare commercialmente ogni singola fase del circuito produttivo sino agli scarti, sono due parole chiave che troveranno sponda nelle azioni della regione Sicilia".