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In Sicilia per più di un'impresa su tre il problema maggiore è la mancanza di manodopera specializzata

10 agosto 2007

In Sicilia per più di un'impresa su tre è la scarsità di manodopera qualificata il problema maggiore, seguito da lungaggini burocratiche e ostacoli all'accesso ai mercati a causa delle scarse infrastrutture. Mentre ''nessuna impresa interpellata ha segnalato la presenza della criminalità organizzata tra le difficoltà principali incontrate'', ritenendola ''un costo inevitabile da sopportare e tutto sommato accettabile da un punto di vista economico''.
E' quanto rivelato da uno studio sull'andamento economico delle industrie siciliane nel periodo 1995-2004 del Prof. Giuseppe Ciaccio, pubblicato sull'ultimo numero della rivista economica del Mezzogiorno, trimestrale della Svimez.
Alla base dello studio c'è un campione di 58 imprese siciliane di successo attive soprattutto nel settore alimentare, elettromeccanico e dei metalli, distribuite prevalentemente nelle province di Catania, Palermo, Trapani e Ragusa.

In Sicilia la mancanza di personale professionalmente preparato si fa sentire soprattutto nelle aziende più giovani: il problema pesa su ben quattro delle sei aziende nate dopo il 1994, rispetto al 15,8% delle imprese costituite prima del 1980. Secondo lo studio, i più ricercati sono i manager, seguiti da personale amministrativo e operai qualificati. Le aziende sono così costrette a cercare nuove professionalità fuori dalla regione, con grande difficoltà nel reperirle, data la scarsa propensione al trasferimento in una zona ritenuta periferica.
''Un'impresa del settore alimentare ha ritenuto utile assumere un direttore commerciale proveniente da esperienze presso primarie imprese del Nord Italia'', si legge nell'analisi. Sotto accusa, inoltre, ''la formazione locale, che non sembra essere stata in grado di adeguarsi prontamente alle nuove esigenze del mondo imprenditoriale''.

Per le aziende monitorate continua a pesare anche la burocrazia: i tempi e le condizioni per la concessione di licenze e autorizzazioni sono un problema nel 31% dei casi. Gli ostacoli all'accesso ai mercati di sbocco si fanno sentire per quasi un'azienda su tre (27,6%), a causa soprattutto della carenza di infrastrutture di trasporto e di integrazione tra strade, ferrovie e porti, che penalizza particolarmente le imprese esportatrici, ''talvolta costrette a far transitare la propria merce presso porti esterni alla regione''.
Riguardo alle previsioni per i prossimi anni, due aziende su tre stimano di crescere, a patto di superare proprio la scarsità di personale qualificato, la carenza di infrastrutture di rete e di servizi alle imprese. Ai fini della crescita, il fattore finanziario (sia come disponibilità di capitale di rischio sia di debito sia nella forma di incentivi pubblici) non è considerato di elevata rilevanza.

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10 agosto 2007
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