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In Sicilia quest'anno sono 30mila i posti di lavoro in bilico

Dal settore edile all'industria, dall'agroalimentare al commercio, dai trasporti ai call center

03 febbraio 2009

Dall'industria ai call center: ecco le ipotesi licenziamenti
2009, ODISSEA PER L'OCCUPAZIONE IN SICILIA
di
Antonio Fraschilla (Repubblica/Plaermo.it, 25 gennaio 2009)

Il 2009 rischia di essere un anno di non ritorno per l'occupazione in Sicilia. I sindacati non hanno dubbi: in bilico ci sono 30 mila posti di lavoro nel settore edile, dell'industria, dell'agroalimentare, del commercio, dei trasporti e dei call center. «Il tutto nel disinteresse del governo regionale», dice Giovanna Marano, segretaria della Fiom Cgil Sicilia.
Non c'è polo industriale e manifatturiero che non veda aperte vertenze con casse integrazioni che sembrano destinate a diventare licenziamenti. I piani industriali dei più grandi gruppi presenti nell'Isola, dalla St Microeletronics alla Fiat, non danno alcuna certezza per il futuro e a piangerne le conseguenze immediate sono tutte le aziende che vi ruotano attorno.

I cantieri navali a Messina, le raffinerie a Siracusa, lo stabilimento del Lingotto a Termini Imerese o l'Etna Valley a Catania, il vento della crisi rischia di falcidiare interi poli sui quali si poggia il fragile sistema imprenditoriale dell'Isola, che ha già il tasso d'occupazione più basso d'Italia, appena il 44 per cento.
Uno dei settori più a rischio è quello dell'edilizia. Secondo la Fillea Cgil nel 2008 si sono persi in Sicilia 14 mila posti di lavoro, e altrettanti si rischia di perderne nell'anno in corso: «I segnali che stiamo registrando sono allarmanti, perché si è fermato il mercato delle costruzioni private - dice Salvo Giglio, segretario regionale della Fillea - Purtroppo anche i cantieri pubblici sono bloccati, a volte per colpa della burocrazia e non per mancanza di fondi. Un esempio? Un'opera da 1,9 miliardi di euro come il raddoppio ferroviario della Messina-Catania è ferma perché la Regione non ha convocato la conferenza dei servizi».
Solo a Palermo nel comparto edile sono a rischio mille posti di lavoro: «Due aziende come la Laterifauci e la Cpc hanno fatto richieste per 50 casse integrazioni», aggiunge Franco Tarantino. Una situazione davvero difficile è quella dei poli industriali. A partire da quello della St Microelettronics, che ha 4.500 dipendenti diretti e altri 4.500 nell'indotto: l'azienda ha chiesto ai sindacati di fermare l'attività dal 31 gennaio al 9 febbraio e per tutti i fine settimana dell'anno. Inoltre ha ridotto gli appalti esterni. Risultato? Due ditte di manutenzione, la Meridionali impianti e la Nuova Catania, hanno messo in cassa integrazione 100 operai, mentre la Sat sta avviando lo stato di crisi per tutti i 200 dipendenti.

A Siracusa, invece, la Erg ha tagliato gli appalti esterni, e 200 lavoratori delle imprese dell'indotto potrebbero andare in mobilità, mentre la Siateco, azienda che realizza pale eoliche, rischia di entrare in crisi con i suoi 240 dipendenti (più 360 dell'indotto) perché la Regione ha bloccato le autorizzazioni a nuovi impianti.
A Messina arranca la cantieristica navale, fino a oggi volano dell'economia industriale: Roberto Colaninno non è riuscito a vendere i cantieri Rodriguez, con i suoi 200 dipendenti diretti e i 500 dell'indotto.
A rischio cassa integrazione sono anche i cantieri dell'Aicom, l'unica azienda siciliana quotata in borsa, dove lavorano 400 operai compreso l'indotto. A Milazzo le acciaierie Duferdofin hanno avviato la cassa integrazione per 350 lavoratori. Non va meglio a Palermo, dove sono a rischio 470 lavoratori nel polo industriale di Carini, e inizia a scricchiolare anche l'indotto dello stabilimento Fiat di Termini Imerese: «Il problema è che i grandi gruppi, a partire dalla Fiat, non hanno piani industriali che puntino realmente sugli stabilimenti siciliani - dice la Marano - Il tutto nel disinteresse della Regione e in particolare dell'assessore all'Industria Pippo Gianni, che al di là dei proclami non punta a salvaguardare l'occupazione».

Anche i Cantieri navali di Palermo potrebbero entrare in crisi, se entro l'anno non sarà assegnata una nuova commessa: «Occorre dare certezze ai dipendenti diretti della Fincantieri ma anche ai mille operai dell'indotto che adesso stanno lavorando dentro al cantiere», dice Francesco Piastra della Fiom di Palermo. Nel comparto del commercio i posti a rischio sono oltre 2.300: «Abbiamo vertenze in atto nella grande distribuzione, come Coop e Sisa, ma anche nel settore della vigilanza e del commercio in senso stretto, ultime le crisi della Marketing food e della Fiorentino», dice Marianna Flauto della Uiltucs.
In bilico anche i tanti lavoratori del comparto agroalimentare e ortofrutticolo, che vede solo a Palermo 500 posti in bilico, a partire dalle crisi della Ciprogest (ex Emmegì) e della Mantero Polli. Mentre nei trasporti si annunciano licenziamenti nel comparto navale e nelle aziende di trasporto privato: «La ditta Labisi, che ha perso una commessa con Alitalia, ha annunciato 15 mobilità e in tutto il settore in bilico sono 200 posti, colpa del lavoro nero dilagante in questo settore», conclude Gaetano Bonavia della Filt trasporti.

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03 febbraio 2009
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