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In Sicilia tutta aperta la partita sul leader dell'Unione e sulla presidenza dell'Ars. Articolo di Agostino Spataro

23 giugno 2006

SICILIA: LA BORSELLINO GUIDERA' L'UNIONE ? *
di Agostino Spataro

A pochi giorni dall'insediamento della nuova Assemblea regionale siciliana, i due schieramenti non hanno ancora risolto i problemi più urgenti in vista della ripresa dell'attività parlamentare e di governo.
Il centro-destra è alle prese con una difficile quadratura di un cerchio dentro cui dovrebbero stare la presidenza dell'Ars e delle Commissioni, la formazione della lista degli assessori e giù giù fino all'esorbitante, e costosa, schiera dei consulenti esterni. Il tutto da sistemare, tessera dopo tessera, nel mosaico di un potere inverecondo, secondo una ferrea logica spartitoria che non ammette deroghe. Altro che presidenza alla Borsellino!
L'Unione sta cercando di definire un assetto politico e parlamentare d'opposizione del tutto inedito,  dovuto alla perversa legge elettorale siciliana che ha cancellato la rappresentanza della gran parte dei partiti del centro-sinistra, con la testa rivolta a Roma dove si accelerano i tempi della nascita del ''partito democratico'' e, di converso, di una nuova aggregazione della sinistra, alleata e concorrente al tempo stesso.

Dentro questo scenario si colloca la decisione di Rita Borsellino, condivisa dagli esponenti del centro-sinistra, di voler proseguire, da coordinatrice dello schieramento d'opposizione, la battaglia per il cambiamento alla Regione.
Decisione ben ponderata e coerente. Una scelta diversa rischiava di non essere capita da quel milione e passa di elettori che l'hanno votata per fare il presidente della Regione e non il presidente dell'Assemblea.
Ipotesi, per altro, inesistente; solo furbescamente brandita dal Mpa come minaccia per ammorbidire le pretese dei partiti della CdL nella trattativa per la spartizione delle poltrone più altolocate.  
Tale scelta, inoltre, consente di mantenere viva l'esperienza dei ''cantieri'' per proiettarla nella nuova dimensione della lotta politica e parlamentare.
Più che un nuovo partito, la Borsellino mira a lanciare, nell'asfittico paesaggio politico regionale, un ''nuovo soggetto politico'', una sorta di movimento permanente e organizzato e saldamente ancorato alle problematiche del territorio e alle gravi condizioni di vita della gente che devono rientrare in Assemblea e imporsi nell'agenda dei partiti e del governo.
Si delinea un'interazione feconda fra politica e società, capace di scardinare un modello di relazioni assembleari che, negli ultimi anni, hanno oscillato fra il consociativismo e l'assuefazione alla sconfitta.

Giusto anche avere scartato l'ipotesi usurata del ''governo ombra''. Non funziona più nemmeno in Inghilterra dove è stata inventata: da tre legislature i governi-ombra dei conservatori non riescono a uscire, appunto, dall'ombra e a scalzare il governo vero dei laburisti di Tony Blair.
All'Ars, così come nella vita della Regione, c'è bisogno di una ventata d'aria fresca, di una reale svolta politica a difesa degli interessi più autentici dei siciliani, ma ferma nella lotta agli sprechi, alle inefficienze e ai cattivi orientamenti programmatici. L'obiettivo di tale processo non è quello di santificare qualcuno, ma di costruire un'alternativa credibile al centro-destra dalla quale dipende la possibilità di batterlo alle prossime regionali.
Ma se l'obiettivo è chiaro, un po' disagevole potrebbe rivelarsi il percorso da intraprendere per realizzarlo. Nello schieramento di centro-sinistra, infatti, stanno emergendo un certo numero di  interrogativi ai quali bisogna dare risposte convincenti.
Primo. Il fatto nuovo è che all'Ars, a causa della citata legge elettorale, c'è un'opposizione monca; mancano le rappresentanze di diversi partiti del centro-sinistra: Prc, Pcdi, Udeur, Italia dei valori, socialisti e della lista- Borsellino.
Potranno i due principali partiti dell'Unione (Ds e Margherita), che hanno voluto l'infausta legge e che - come detto-  marciano verso la fusione nel nuovo ''partito democratico'', assicurare una degna rappresentanza parlamentare a questa fetta di opposizione presente nella società e assente nell'Assemblea regionale siciliana?
La Borsellino, generosamente, si è offerta a garanzia di tale istanze, ma non è certo che  tale, inedita  supplenza potrà lenire tutti i disagi della mancata rappresentanza.
Seconda questione: avremo un coordinamento effettivo dell'opposizione affidato a Rita Borsellino?
Ed entro quali limiti e con quali strumenti politici ella potrà agire? 
Bisognerebbe chiarire meglio questi ed altri aspetti connessi, per capire se s'intende affidare alla Borsellino una sorta di ''presidenza onoraria'' o l'effettivo coordinamento delle forze d'opposizione all'Ars.

Le dichiarazioni verbali non sono sufficienti, anche perché un tale processo comporterà una parziale o totale cessione di sovranità dei singoli gruppi parlamentari in favore della coordinatrice.
Questione, dunque, complessa e delicata che nella trascorsa legislatura rimase insoluta. Anzi, si risolse con l'abbandono da parte di Leoluca Orlando dell'incarico conferitogli.
Il centro-sinistra siciliano, così scombinato, deve tenere testa ad un centro-destra che cerca la rivincita a partire dalla Sicilia e sintonizzarsi con i mutamenti intervenuti, o in itinere, sul piano nazionale (governo Prodi e imminente nascita del partito democratico), non può, davvero, permettersi altre delusioni o, peggio, assestare un altro duro colpo ai suoi valori, ai suoi simboli.
  
* Pubblicato in ''La Repubblica'' del 21 giugno 2006

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23 giugno 2006
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