In un'Italia libera e giusta
Due le manifestazioni anti-premier tra sabato e domenica. Ieri, quella del Popolo Viola ad Arcore, è stata rovinata da alcuni facinorosi
"Dobbiamo smettere di sentirci una minoranza in un Paese criminale, siamo un Paese perbene con una minoranza criminale". Le parole di Roberto Saviano hanno infiammato la platea del Palasharp di Milano dove sabato scorso diecimila persone, 8mila all'interno e circa 2mila attraverso gli altoparlanti montati fuori, hanno preso parte alla manifestazione indetta da Libertà e Giustizia 'Dimettiti, per un'Italia libera e giusta' per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi.
"Oggi chiunque si espone criticando le politiche del governo sa che pagherà un prezzo in termini di fango, di delegittimazione, di diffamazione", ha scandito lo scrittore definendo "strano" che "chi ha usato l'estorsione del gossip per controllarne i giudizi ora si senta vittima dell'estorsione di un sguardo indiscreto".
Quindi l'autore di 'Gomorra' ha parlato della piaga del voto di scambio che "non ha colore e compromette la democrazia". "La democrazia - ha sottolineato - vive in ostaggio del voto di scambio. Metà del Paese scambia il voto per 50 euro e queste persone non credono neppure in coloro che votano. La ferita di fare le primarie e perderle è l'ennesima dimostrazione di quanto di questo meccanismo non si fermi mai. Negli anni della Dc un voto corrispondeva a un lavoro - ha spiegato Saviano - oggi un voto vale 50 euro, 15 per le primarie. Bisogna permettere che il voto torni ad essere qualcosa di importante e ferisce molto sentire il silenzio sul voto di scambio".
Saviano ha lamentato "l'assenza di un progetto alternativo di governo, io sogno un progetto diverso. Troppe volte parliamo di ciò che non siamo e che non vogliamo, è arrivato il tempo di parlare di ciò che siamo e che vogliamo". Quindi ha lanciato un invito all'unità "contro l'aberrazione dei frammenti, contro le rendite di posizione anche di chi si oppone, dobbiamo parlare a tutto il Paese. E' il momento di fare qualcos'altro e questo qualcos'altro non può prescindere dal cercare di raccontare all'altro, a chi diffida da te, a chi ti sente ipocrita, che ti confonde con i regimi totalitari. Questa è la vera sfida, la rivoluzione sarà attuata nella misura in cui sarà possibile parlare come se non fossimo due Paesi diversi".
Dopo Saviano a prendere la parola è stato Umberto Eco "qui per difendere l'onore dell'Italia" perché, ha ricordato, "quando il fascismo chiese il giuramento dei professori universitari in 11 non giurarono, quelli salvarono l'onore dell'Italia. Io sono qui anche per salvare il mio onore". Per Eco "c'è un'Italia che non vuole essere confusa con i peggiori loro fratelli. Purtroppo fa più notizia un reggiseno che cade che un articolo di fondo e quindi spesso all'estero non sanno dell'opposizione al premier che è schizofrenico. Difende la magistratura sul caso Battisti, la difende quando si occupa di altri e l'attacca quando si occupa di lui". Lo scrittore è scettico sulle dimissioni di Berlusconi perché "in comune con Mubarak non ha solo una nipote ma anche il vizietto di non dimettersi". Quanto alla frase di Emma Marcegaglia sull'Italia migliore che va a letto presto, Eco ha commentato che "non dipende da questo possiamo anche andare a dormire tardi. Io vado a dormire tardi perché leggo Kant".
Alla manifestazione è arrivata anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil che ha chiesto le dimissioni del premier "anche in nome della giustizia sociale che manca". Presenti anche alcuni giornalisti come il direttore de 'L'Unità' Concita De Gregorio e Gad Lerner. In collegamento video da Roma l'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha rivolto un invito alla folla: "Non arrendiamoci mai". Nel corso del suo discorso Scalfaro ha ripercorso brevemente il suo cammino da presidente della Repubblica a fianco del primo governo Berlusconi al quale, ha ricordato che ha risposto tre volte no allo scioglimento anticipato delle Camere nel '94. "Se avessi detto di sì - ha spiegato Scalfaro con in mano la Costituzione - sarei andato contro a questa Carta sulla quale ho giurato fedeltà. Questo non mi è stato perdonato ma non mi perdonerei di non averlo fatto".
Nel suo intervento da ex magistrato Scalfaro ha poi difeso la magistratura spiegando che chi la attacca dovrebbe farlo per vie normali: "La magistratura chiede e accusa e colui che viene accusato ha il dovere di andare a rispondere. E' una questione di democrazia e di rispetto per la dignità della persona del magistrato. Se c'è una magistratura autonoma e indipendente c'è la democrazia". Quanto alla manifestazione delle donne organizzata per domenica prossima, ha detto: "Fate bene a scendere in piazza. Ci sono persone che per difendere il presidente del Consiglio sostengono tesi inaccettabili ma quando questo viene fatto dalle donne è abissale".
Anche l'Italia dei Valori ha preso parte al raduno anti premier "presenti senza simboli e bandiere di partito per ribadire la richiesta di dimissioni a Silvio Berlusconi", ha detto Antonio Di Pietro. "Gridiamo la nostra indignazione - ha aggiunto il leader Idv - e continueremo a batterci in tutte le piazze e in tutte le sedi per liberare il nostro Paese da questo governo che lavora per se stesso e non nell'interesse generale".
All'indomani della grande manifestazione di Milano, la protesta anti-premier è arriva ad Arcore con una manifestazione organizzata dal Popolo Viola. Ironici i cartelli dei manifestanti come "Bunga vita a re" o "Fuori le escort dallo Stato", o ancora "Ci Ruby la dignità". Poi, i travestimenti carnevaleschi da Berlusconi in versione coniglio rosa, ma con le manette ai polsi. "Questo evento è stato organizzato senza il finanziamento dei partiti perché vuole essere l'espressione di tutto il popolo e non di una sola parte", ha detto dal palco una rappresentante del Popolo Viola, che era arrivato con cartelli, striscioni, bandiere viola, tricolori e maschere grottesche di Berlusconi.
Un raduno allegro e festante con musica e canzoni prima, che poi si è trasformato in uno scontro con le forze dell'ordine. Infatti, alla fine della manifestazione un gruppo ha cercato di avvicinarsi a Villa San Martino, residenza di Silvio Berlusconi. Nel parapiglia è volata qualche manganellata. Gli agenti hanno risposto anche con cariche di alleggerimento per allontanare i manifestanti. Gli organizzatori del Popolo Viola hanno continuato a invitare alla calma. Gli scontri si sono verificati all'incrocio di due vie laterali che i giovani, alcuni riconducibili ai centri sociali, avevano imboccato per raggiungere Villa San Martino. Nel frattempo la manifestazione, che si teneva nella vicina piazza del Municipio, si è conclusa e gli altri manifestanti hanno lasciato Arcore. I manifestanti hanno poi bloccato il traffico lungo la strada che collega Usmate a Villa Santa. Circa un centinaio di persone si è fermato in mezzo alla strada, proprio di fronte alla stazione ferroviaria. Tutto è avvenuto a meno di un chilometro dalla casa di Berlusconi. Ci sono stati nuovi scontri. La polizia ha caricato, c'é anche stato qualche corpo a corpo. Gli agenti hanno poi inseguito i manifestanti in fuga. Secondo gli investigatori il gruppo coinvolto negli scontri è di estrazione anarchica.
Secondo fonti vicine al premier, il presidente del Consiglio era nella sua villa durante gli scontri. Nel corso della giornata, alcuni testimoni hanno visto il corteo del premier allontanarsi da Arcore intorno all'ora di pranzo. Ma è possibile che il premier sia rientrato da un ingresso diverso da quello principale.
Daniele Capezzone, portavoce Pdl, ha commentato così i disordini a Arcore: "I 'viola' neanche lo sanno, ma manifestazioni di questo tipo, caratterizzate da un'aggressività diretta contro la persona di un avversario o contro un soggetto sgradito, hanno un antecedente storico in alcune 'azioni' degli squadristi". Poi ha attacco la Repubblica: "Diciamo che loro sono squadristi rossi o viola, appunto: e c'è da dubitare che, su Repubblica o su qualche testata impegnata a pomparli e osannarli, gli si spieghi - ha concluso - cosa sia stato il fenomeno dello squadrismo".
Fabrizio Cicchitto dopo la manifestazione a Arcore ha lanciato un'allarme: "È chiarissimo che c'è un tentativo di creare un'atmosfera generale, anche con manifestazioni di piazza, per radicalizzare ulteriormente lo scontro politico". "Questo messaggio - ha aggiunto il capogruppo Pdl alla Camera - è contenuto chiaramente negli attacchi fuori misura lanciati in questi due giorni dai leader del Pd e dell'Italia dei Valori, dai discorsi fatti alla manifestazione di Libertà e Giustizia e adesso dagli incidenti provocati ad Arcore dal Popolo Viola".
Per il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, "la degenerazione violenta delle manifestazioni inscenate ad Arcore è inaccettabile".
Il deputato lombardo del Pd Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari Europei, ha detto che "le manifestazioni violente ad Arcore non fanno altro, purtroppo, che dare voce agli esponenti del Pdl. Chi usa la violenza non capisce che fa il gioco di Berlusconi, facendolo passare per una vittima". Alle parole di Farinone ha fatto eco Emanuele Fiano, presidente forum Sicurezza del Partito Democratico: "Noi siamo da sempre e fermamente contrari a qualsiasi tipo di violenza collegata alla protesta politica. Per questo censuriamo i comportamenti di chi oggi davanti alla villa di Arcore ha lanciato bottiglie o altri oggetti contro le forze dell'ordine".
I Viola però si sono dissociati dalle iniziati violente. "Come cittadini Viola ci dissociamo dall'iniziativa di una decina di facinorosi che hanno tentato di formare un corteo non autorizzato. Durante tutta la manifestazione la Rete Viola e il Popolo Viola di Milano hanno chiesto di mantenere la mobilitazione allegra, pacifica e colorata, seguendo lo spirito nonviolento dei Viola", si legge in una nota di Gianfranco Mascia, uno degli animatori del No B Day, che aggiunge: "La nostra solidarietà va alle forze dell'ordine con le quali manteniamo un rapporto di stretta collaborazione, come dimostrano le decine di mobilitazioni grandi e piccole organizzate da noi Viola in questi mesi, senza nessun episodio di violenza. Siamo vicini al carabiniere ferito e gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà".
E mentre la Digos di Milano sta esaminando le immagini dei tafferugli per cercare di identificare eventuali responsabili, Giacomo Sicurello e Simone Cavalcanti, arrestati ieri pomeriggio, saranno processati per direttissima oggi al Tribunale di Monza. Il milanese 23enne che farebbe riferimento all'area antagonista e il blogger lodigiano 21enne, sono accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Corriere.it]