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In una terra che frana, si sbriciola, si rompe...

Mentre nel Messinese si sta a guardare il cielo con paura, i geologi ricordano che il 40% degli italiani vive in zone a rischio

15 ottobre 2010

Non è per niente bello vivere con l'ansia che, una nuvola nera all'orizzonte, potrebbe trasformarsi in uno dei pericoli peggiori. Eppure a Giampilieri, Scaletta Zanclea e in tutti i paesi del Messinese colpiti duramente dall'alluvione dell'ottobre dello scorso anno, si vive così in questi giorni nei quali, vista la stagione, è pure normale che piova. Fortunatamente nei giorni scorsi si sono avuti soltanto dei piccoli smottamenti ma sono parecchie le persone che si sono allontanate da quei luoghi per paura che si possa ripetere la tragedia. Tutto è sotto controllo, hanno riferito i vigili del fuoco (gli unici che mantengono gli impegni presi con la popolazione e che immediatamente si mobilitano) ma è previsto un fine settimana di pioggia e stare tre giorni col naso all'insù e con la paura addosso è stancante.

"I disagi di questi giorni per il maltempo dimostrano che il nostro territorio e la nostra gente sono ancora terribilmente a rischio" ha affermato il segretario della Cgil di Messina, Lillo Oceano. "Dalla tragedia - ha denunciato Oceano - è passato un anno di convegni, incontri, studi, annunci ma i lavori indispensabili a garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini, non sono evidentemente stati effettuati". "È inoltre gravissimo che il governo nazionale non abbia inviato, come invece promesso, i fondi necessari ad effettuare gli interventi urgenti sollecitati dai tecnici e dagli esperti per evitare il ripetersi di una sciagura. Un governo il cui responsabile di settore, il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, anche recentemente, ha saputo solo insultarci invece di impegnarsi a trovare le risorse necessarie ed evitare altre vittime". "Tanto al prossimo incidente verrà nuovamente a dirci che è colpa dell'abusivismo e non, invece, degli interventi non realizzati perchè il Governo non ha inviato risorse. Anche il sindaco Buzzanca - ha concluso Oceano - nonostante le belle dichiarazioni circa il suo impegno per Messina e i messinesi, ogni giorno che passa dimostra sempre più di non essere all'altezza di rappresentare e tutelare gli interessi dei suoi concittadini".

Frane e alluvioni: "Sei milioni di italiani ad alto rischio" - Sono circa 6 milioni gli italiani che vivono in zone a elevato rischio idrogelogico. Il dato emerge da "Terra e sviluppo, decalogo della terra 2010 - Rapporto sullo stato del territorio italiano", realizzato dal centro studi del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng), in collaborazione con il Cresme, e presentato nei giorni scorsi in Campidoglio a Roma.
Le cifre elencate dalla ricerca sono inquietanti: 29.500 chilometri quadrati di territorio a "elevato rischio idrogeologico", 1.260.000 edifici "a rischio frane e alluvioni" di cui "oltre 6 mila scuole, gli ospedali sono 531".
E' "un'Italia dal territorio fragile - ha spiegato il presidente del consiglio dei geologi, Pietro Antonio De Paola -. Le aree a elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l'89% dei comuni". C'è poi l'elevato rischio sismico, che riguarda "circa il 50% dell'intero territorio nazionale e il 38% dei comuni". "E' chiaro - ha sottolineato De Paola - che con queste cifre la tutela della popolazione, il risanamento idrogeologico e la messa in sicurezza del patrimonio da eventi disastrosi diventano prioritari per il paese. Per questo è necessario che cresca la consapevolezza degli amministratori locali e della politica".

La classifica delle regioni a rischio idrogeologico - Il rapporto stila una sorta di "classifica" delle regioni a più alto rischio idrogeologico. Al primo posto l'Emilia Romagna, con 4.316 chilometri quadrati di superficie esposta. A seguire il Piemonte (3.097 chilometri quadrati), la Campania (2.598), la Toscana (2.542), la Lombardia (2.114) e il Trentino-Alto Adige (1.653). Il Lazio ha 1.309 chilometri quadrati a rischio, mentre la Liguria è la regione meno a rischio con "soli" 470 chilometri. In queste aree sono esattamente 1,26 milioni gli edifici a rischio, di cui circa 6000 scuole e 531 ospedali. Ben il 19% della popolazione residente nella aree critiche vive in Campania.
La mappa del rischio sismico - Cambiano le posizioni, ma è ugualmente allarmante la classifica di chi è a elevato rischio terremoti. I comuni italiani interessati sono 725, contro i 2.344 inseriti nella lista di quelli a rischio medio. Nel primo gruppo risiedono 3 milioni di abitanti e sono presenti 6,3 milioni di edifici per 12,5 milioni di abitazioni. La regione italiana con la maggior superficie esposta al rischio elevato è la Sicilia con 22.874 chilometri quadrati e quasi 1,5 milioni di edifici, tra cui 4.856 scuole e 390 edifici ospedalieri. Seguono la Calabria (15.081 chilometri, 719.481 edifici, 3.130 scuole e 189 ospedali), la Toscana (14.408 chilometri, 563.501 edifici, 2.864 scuole e 248 ospedali), la Campania (12.319 chilometri, ben 865.778 edifici di cui 4.608 scuole e 259 ospedali) e il Lazio (10.344 chilometri, 517.508 edifici, di cui 2571 scuole e 249 ospedali).
L'Emilia Romagna ha 7.203 chilometri esposti e 329.591 edifici coinvolti, di cui 1650 scuole e 196 edifici ospedalieri. Abruzzo e Umbria, dove si sono verificati i due più recenti e drammatici terremoti, hanno, rispettivamente, 9.032 e 6.814 chilometri quadrati ad alto rischio, una superficie in termini assoluti più bassa di tante altre regioni, ma proporzionalmente molto più alta. Completamente esenti da rischio elevato solo la Valle d'Aosta, la Sardegna e il Trentino-Alto Adige.

L'ultima parte del rapporto è dedicata ai costi per il dissesto idrogeologico e dei terremoti in Italia dal dopoguerra ad oggi. Secondo Cng e Cresme, superiori ai 213 miliardi di euro il costo, poco più di 27 i miliardi investiti dal 1996 al 2008. Lo studio ricorda poi che il 60% degli 11,6 milioni di edifici italiani a prevalente uso residenziale è stato realizzato prima del 1971, mentre l'introduzione della legge antisimica per le costruzioni in Italia è del 1974. Dal dopoguerra (1944) al 2008 "il costo del dissesto idrogeologico e dei terremoti è stato di 213 miliardi di euro, con un investimento di 27 miliardi di euro solo dal 1996 al 2008" ha annunciato De Paola: "una spesa ingente ma inefficace - ha concluso - per la pianificazione non completa e che quando c'é viene elusa e per la mancanza di un centro di coordinamento".

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Ansa, AGI, Repubblica.it]

 

 

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15 ottobre 2010
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