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Inchiesta a Porto Empedocle: le mani della mafia sul rigassificatore

Sequestrato il cantiere del rigassificatore di Porto Empedocle

30 settembre 2013

I magistrati della Dda di Palermo, Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli e Geri Ferrara hanno disposto il sequestro del cantiere del rigassificatore di Porto Empedocle (AG), un'opera da 650 milioni di euro. I sigilli sono stati apposti a causa di una ditta che avrebbe avuto alcune opere in subappalto. Due le persone indagate. Si tratta di funzionari di Nuove Energie. L'ipotesi di reato è frode nelle pubbliche forniture con l'aggravante di aver favorito la mafia. L'area sequestrata è quella dove viene conferito il pietrisco, il cui utilizzo è previsto per il compattamento del suolo e per la realizzazione della scogliera posta a protezione del rigassificatore.

L'inchiesta sarebbe però molto più ampia perché i magistrati della Dda starebbero riscontrando alcune dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sulla costruzione del rigassificatore, quelle fatte dall'ex sindaco di Porto Empedocle, Paolo Ferrara, e il contenuto dei pizzini sequestrati a Gerlandino Messina, ex numero due di Cosa Nostra Agrigentina, al momento della cattura.
L'inchiesta dei poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento è legata al materiale di scarsa qualità utilizzato per il compattamento del suolo e per la realizzazione della scogliera posta a protezione del terminale del rigassificatore. Materiale, pietrisco per la precisione, che proverrebbe da una ditta "controindicata" perché vi lavorerebbe una persona vicina alla famiglia mafiosa. La Questura di Agrigento ha precisato che non si tratta dunque del capo cantiere per la costruzione dell'impianto. L'inchiesta, al momento, è, infatti, per frode nelle pubbliche forniture, con l'aggravante di aver favorito le organizzazioni criminali. Circa la scarsa qualità del pietrisco utilizzato, la polizia - su mandato della Dda di Palermo - ha acquisito oltre alla documentazione cartacea relativa alle forniture del materiale stesso, anche alcuni campioni di roccia. Campioni sui quali verranno effettuate delle analisi a cura di un consulente tecnico nominato dall'Autorità Giudiziaria.

Da parte sua, Nuove Energie (gruppo Enel) dice "di essere completamente estranea alla vicenda che ha portato alle contestazioni mosse dalla Procura e al sequestro di un'area del cantiere dove sorgerà il terminale di rigassificazione di Porto Empedocle". "Nuove Energie, che nella vicenda è parte lesa - aggiunge la nota dell'Enel - offre la propria piena collaborazione alla magistratura e ricorda di aver siglato volontariamente con la Prefettura di Agrigento un protocollo sulla legalità e la trasparenza proprio per le gare di appalto. Nuove Energie si riserva di tutelarsi nelle sedi opportune".

Il sindaco di Porto Empedocle, e deputato regionale dell'Udc, Lillo Firetto, ha così commentato: "L’iniziativa della Direzione Distrettuale Antimafia, nelle primissime fasi di avvio del cantiere per la costruzione del Rigassificatore, dimostra l’efficacia dell’attività di contrasto alle infiltrazioni mafiose e l’elevatissimo grado di attenzione riservato a questo imponente investimento produttivo. Un segnale netto a mafiosi e intrallazzatori. Pieno sostegno ai magistrati della DDA di Palermo".

Una nota di commento anche dalla Cgil provinciale di Agrigento: "Nella vicenda del rigassificatore, la Cgil ha sempre posto tre temi: la sicurezza dell’impianto e la tutela dell’ambiente; lo sviluppo del lavoro e la necessità che si realizzasse un’assoluta impermeabilità ai poteri criminali. Per questo apprendiamo, con enorme stupore, la notizia del sequestro del cantiere del rigassificatore. Lo stupore è legato al fatto che per evitare 'infiltrazioni mafiose' nella costruzione dell’opera, Nuove Energie aveva garantito a Cgil Cisl e Uil di avere un collaudato 'protocollo' di legalità che la rendeva impermeabile a tali infiltrazioni. Evidentemente è stato trovato un sistema per aggirare tale sistema". "Auspichiamo a breve un chiarimento con Nuove Energie per comprendere cosa sia successo, fondamentale per capire come andare avanti. Una cosa per noi è certa: occorre andare avanti e non utilizzare questo incidente per introdurre rallentamenti sulla costruzione di un’opera che è utile e strategica per il Paese e che può determinare un impulso alla agonizzante economia della Provincia. Non può passare il principio che non sia possibile porre argini alle infiltrazioni della mafia nell’economia, altrimenti davvero nessuna ipotesi di sviluppo potrà mai passare per queste nostre terre. Alla Magistratura va tutto il nostro sostegno per questa sua fondamentale opera di pulizia ma unito alla richiesta che questo suo compito sia svolto con fermezza ma anche con celerità".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, LiveSicilia.it]

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30 settembre 2013
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