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Incomprensioni di lunga data

Le "divergenze" tra politica e magistratura nelle parole del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia

23 luglio 2011

Nel corso delle indagini sui cosiddetti mandanti esterni nelle stragi di mafia del '93 ci sono state "alcune reticenze", anche da parte di "uomini dello Stato, protagonisti in quella stagione", che hanno impedito di arrivare ad una verità.
Lo ha detto Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, a margine di un dibattito alla Festa Nazionale di Libera in corso a Firenze. "Un conto è la verità processuale – ha aggiunto Ingroia – che ha bisogno di prove solide e granitiche, un conto è la verità storica. Sul piano storico e giornalistico si può ritenere accertato che non furono solo stragi di mafia, e lo dicono anche alcune sentenze. E' altrettanto vero – ha continuato – che sono passati ormai quasi 20 anni e non si è individuata nessuna verità giudiziaria, nessuna responsabilità processuale a carico dei mandanti esterni".

Per Ingroia "fino ad oggi c'é stato uno scollamento tra verità storica e verità giudiziaria che dipende da tanti fattori e, credo, da una certa reticenza da parte di uomini dello Stato che sono stati protagonisti in quella stagione. Reticenza – ha detto ancora – che si è rotta solo in parte negli ultimi tempi e che ha impedito alla verità di venire fuori tutta per intero".
In merito poi alle dichiarazioni del ministro dell'Interno Roberto Maroni che ha parlato di "un colpo di spugna" nel 1993 sul 41 bis (LEGGI), Ingroia ha osservato: "Mi pare un eccesso, in realtà non fu un colpo di spugna; è vero che ci fu, chiamiamolo un calo di tensione, alcuni 41 bis non prorogati; in alcuni casi, per la verità, la mancata proroga era anche giustificata, in altri sembra meno, ma questo è oggetto di indagini da parte della procura di Palermo".

Ingroia ha affrontato poi il tema caldo di questi giorni: gli scontri continui tra politca e magistratura. "Contro la magistratura ci sono attacchi a senso unico della politica", ha detto. Poi ha sottolineato che dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sono arrivate "indicazioni, di cui spero tutti facciano uso prezioso". "Più di una volta – ha aggiunto Ingroia, rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto un commento sulle ultime dichiarazioni del Capo dello Stato sul rapporto tra politica e magistratura (LEGGI)– il presidente Napolitano ha dato dimostrazione di essere un punto di riferimento per tutti, con indicazioni di cui spero tutti facciano uso prezioso".
In merito invece alle affermazioni del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, sulla politica che "non fa il tifo" per i magistrati impegnati nella lotta alla mafia (LEGGI), Ingroia ha osservato che "spesso si parla di guerra tra politica e giustizia, ma in realtà non c'é una guerra perché questa presupporrebbe la presenza di due guerreggianti, mentre gli attacchi, come ha ricordato Napolitano, in genere sono a senso unico della politica verso la magistratura e contro alcuni magistrati in particolare, e hanno come obiettivo l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, che – ha concluso – è la prerogativa costituzionale più importante".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it]

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23 luglio 2011
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