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Indagato l'assessore Gaetano Armao

L'assessore regionale all'Economia coinvolto nella bancarotta Pea: "Vogliono sporcare la mia immagine"

06 aprile 2012

L'Assessore regionale all'Economia Gaetano Armao è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di concorso in bancarotta fraudolenta. L'iscrizione di Armao è stata eseguita dalla Procura di Palermo che indaga sul fallimento della Pea (Palermo Energia Ambiente), la società mista che avrebbe dovuto realizzare uno dei termovalorizzatori, mai costruiti, pensati per risolvere il problema dei rifiuti in Sicilia. A chiedere il fallimento sono stati gli stessi pm, caso in cui il reato di bancarotta si può ipotizzare prima della sentenza che dichiara il fallimento. Ma se il fallimento non arriverà anche l'accusa di bancarotta cadrà.

Il progetto della Palermo Energia Ambiente risale al periodo in cui Salvatore Cuffaro era presidente della Regione e gli fu affidata dal ministero degli Interni la delega a commissario per l'emergenza rifiuti. È di quel periodo il piano di costruzione in Sicilia di quattro termovalorizzatori, uno dei quali avrebbe dovuto essere realizzato a Palermo. Dell'associazione temporanea di imprese, guidata dal gruppo Falck, facevano parte Actelios, Aster, Emit, Amia, Consorzio Asi, Gecopre, Safab.
Armao, tra i creditori milionari della Pea, è indagato insieme con altre sette persone tra le quali Orazio Colimberti, ex direttore generale dell'Amia, che insieme al gruppo Falck ha le quote di maggioranza della Pea, già condannato a due anni e 6 mesi per falso in bilancio e false comunicazioni sociali.
La Pea ha debiti per oltre 44 milioni di euro per consulenze legali, come quella milionaria data ad Armao per la sua attività di amministrativista, e di progettazione a fronte di un'unica attività svolta dalla società, quella dello sbancamento di un pezzo di terra sul quale doveva sorgere il termovalorizzatore mai costruito per l'annullamento del bando di gara. La Procura, ora, oltre a chiedere il fallimento della società, contesta agli ex amministratori - nel frattempo sostituiti dai liquidatori - la "redazione di bilanci non veritieri e la sostanziale inattendibilità delle scritture contabili a partire dal 2004 e fino all'ultimo bilancio approvato che è del 2009".

A fare le spese dell'enorme voragine nelle casse della Pea, per i magistrati, sarebbe soprattutto l'Amia, la municipalizzata che gestisce i rifiuti in città già sull'orlo del crack e in amministrazione straordinaria. Sull'Amia, controllata dal Comune al 100 per cento, sono ricaduti i maggiori oneri finanziari della gestione della Pea: agli oltre 12 milioni e 500mila euro sborsati per le consulenze si aggiunge infatti la mancata riscossione di crediti per 10 milioni ai quali l'Amia ha rinunciato per non aggravare le condizioni della società. A parità di quote, mentre la municipalizzata avrebbe crediti solo per avere messo a disposizione della Pea il terreno su cui doveva essere realizzato il termovalorizzatore; la Falck vanterebbe 12 milioni di crediti per i servizi prestati: le consulenze milionarie di soggetti che erano già consulenti della stessa Falck i cui costi sarebbero ricaduti, però, sulla Pea. E quindi sull'Amia.
Nel lungo elenco dei creditori della società indicati nell'istanza di fallimento c'è anche l'assessore regionale all'Economia, l'avvocato Gaetano Armao, che ha effettuato consulenze legali per oltre 500mila euro per la Pea, lo stesso Colimberti e diverse aziende fornitrici di servizi come la Edeff e la Elettroambiente spa che ha incassato 933mila euro.
Sentita dal magistrato nelle scorse settimane, una delle componenti del collegio sindacale della Pea ha raccontato di avere fatto presente la necessità di tagliare le spese per le consulenze, ma che le venne risposto che erano necessarie e andavano pagate. I pm vogliono capire ora se Armao venne inserito tra i creditori in una posizione privilegiata tale da fargli avere i soldi prima degli altri e se le somme che gli spettavano siano state iscritte in bilancio: il reato si configura infatti indipendentemente dalla loro riscossione.

"Apprendo da notizie di stampa di un'indagine in seno alla quale sarei persona indagata del reato di concorso in bancarotta fraudolenta per aver svolto in passato l'attività di legale in favore della Pea spa. Sorprende innanzitutto che l'informazione sia divulgata a mezzo stampa, prima ancora di ricevere alcuna comunicazione al riguardo dall'autorità giudiziaria procedente". Lo ha dichiarato l'assessore Gaetano Armao, che ha annunciato di aver conferito incarico al legale di fiducia, avvocato Rizzuti, perché "denunzi la violazione del segreto istruttorio avvenuta, si ha motivo di ritenere, col preciso fine di ledere la mia immagine quale componente del governo regionale".
"Allo stesso legale - ha aggiuto Armao - ho conferito incarico perché possa intraprendere ogni utile iniziativa volta a chiarire la questione, che, per il vero, attiene all'attivita di assistenza legale che ho svolto in passato in codifesa con numerosi ed autorevoli legali di fama nazionale in favore della citata società".

Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha così commentato la vicenda: "Non c'è nessuna nuova 'tegola' giudiziaria sul governo della Regione siciliana, che semmai le tegole, per opporsi all'affare dei termovalorizzatori, le ha lanciate, cancellando nei fatti quello che era l'affare del secolo nel ciclo dei rifiuti in Sicilia. Un affare stimato in sei miliardi di euro. È stato proprio questo governo regionale a denunciare gli intrecci tra mafia, politica e mondo degli affari: lo ha fatto di fronte alla Commissione parlamentare Antimafia, alla Commissione rifiuti e alla Procura di Palermo".
"È utile ricordare - si legge in una nota della presidenza - che le principali anomalie sull'affare dei termovalorizzatori sono emerse grazie al documento di 19 pagine che il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo e l'allora assessore all'Energia Piercarmelo Russo, oggi responsabile delle Infrastrutture, hanno redatto il 22 settembre 2010. Quel documento, acquisito dalla commissione d'indagine sui rifiuti e dalla Procura di Palermo, ha segnalato tutte le irregolarità di quel sistema, come dimostra il testo della relazione conclusiva dei lavori della Commissione parlamentare rifiuti che afferma: 'Certamente meritoria è stata la scelta del governo attuale della Regione di presentare presso gli uffici della procura di Palermo un dossier nel quale sono stati evidenziati gli elementi di distorsione della procedura'. La denuncia ha consentito l'apertura dell'indagine". "Sul presunto coinvolgimento dell'assessore Armao nella vicenda relativa alla società Pea - conclude la nota -, la presidenza della Regione precisa che si tratta di incarichi e compensi tutti attinenti esclusivamente a una sua pregressa attività professionale, anteriori a ogni sua attività in seno al governo regionale. Armao, inoltre non è mai stato assessore con delega all'Energia".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it]

- Termovalorizzatori: "Dietro c'è solo la mafia ed affari" (Guidasicilia.it, 23/10/10)

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06 aprile 2012
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