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Indagini sul ministro Enrico La Loggia: avrebbe preso ''contributi'' dal patron della Parmalat Calisto Tanzi

Il ministro per gli Affari regionali avrebbe illecitamente finanziato Forza Italia con i soldi di Tanzi

06 luglio 2005

Il tribunale dei ministri di Palermo indaga sul ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia (Forza Italia) per illecito finanziamento al partito. Al centro dell'inchiesta un contributo che sarebbe stato illecitamente versato al politico dal patron della Parmalat Calisto Tanzi.
Il collegio, che per legge viene costituito di volta in volta sorteggiando i componenti tra i magistrati della corte d'appello competente per territorio, è presieduto da Mario D'Angelo, del tribunale di Trapani, da Renato Grillo, consigliere di corte d'Appello di Palermo e da Fabio Licata, gup di Palermo.
I tre giudici sono in questi giorni a Parma per svolgere attività istruttoria.

L'indagine arriva a Palermo dopo che il tribunale per i reati ministeriali di Roma trasmise ai giudici del capoluogo siciliano le dichiarazioni del patron della multinazionale che riferiva di propri presunti rapporti con numerosi esponenti di diversi partiti, fra cui La Loggia.
Al politico di Forza Italia sarebbe stata versata a Palermo - da qui il radicamento della competenza del tribunale -, una somma di 50 mila euro ''mascherata'', secondo gli inquirenti, da una consulenza fatta a Gianfranco Amenta, legale e docente universitario di Diritto comunitario, amico di La Loggia.
L'inchiesta sul ministro è collegata a due complesse prestazioni professionali, realizzate nel 2002 dal professor Amenta, il cui nome era stato segnalato a Tanzi da La Loggia. La prima consulenza riguardava la possibilità di riconoscere, secondo la normativa dell'Ue, il marchio doc alle arance siciliane; l'altra la rispondenza alla normativa europea del latte microfiltrato a lunga durata.
La Loggia, anche lui avvocato, secondo Tanzi, avrebbe indicato Amenta, suo amico da quarant'anni, per avere una parte dei 50 mila euro (regolarmente fatturati dal consulente) e girarli a Forza Italia, da qui l'accusa di illecito finanziamento al partito.
I tre giudici del collegio svolgono per legge, in maniera ibrida, le funzioni di inquirenti e di giudicanti. Se decideranno di archiviare l'inchiesta potranno farlo autonomamente senza alcun vaglio del gip. Se riterranno di dover promuovere un processo, dovranno invece mandare gli atti alla Procura ordinaria.

Il ministro La Loggia ha replicato dicendo: ''Quel che mi auguro è che la formazione del tribunale contribuisca ad accelerare i tempi per chiarire definitivamente questa assurda vicenda''.

Intanto ieri l'ex patron di Parmalat, Calisto Tanzi, è stato interrogato per circa due ore dai magistrati del Tribunale dei Ministri di Palermo, in trasferta a Parma, sull'inchiesta dei presunti finanziamenti illeciti ai politici che vede coinvolto, appunto, il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia. Quest'ultimo era stato chiamato in causa in alcuni verbali resi nell'ambito dell'inchiesta sul crac del gruppo di Collecchio dallo stesso Tanzi e da Romano Bernardoni, uomo di fiducia dell'ex presidente di Parmalat e ''ufficiale pagatore'' secondo gli investigatori.
La Loggia, in particolare, era stato chiamato in causa dagli uomini di Collecchio in relazione ad alcune consulenze legali che Parmalat commissionò a uno studio palermitano che sarebbe stato collegato al ministro. Nel dicembre scorso l'allora procuratore aggiunto di Parma Vito Zincani trasmise al Tribunale dei Ministri di Roma gli atti d'indagine relativi a Calisto Tanzi, Romano Bernardoni ed Enrico La Loggia: il fascicolo arrivò poi a Palermo per via delle consulenze legali raccontate.
Il prossimo 11 luglio, Calisto Tanzi dovrebbe invece comparire davanti al Tribunale dei Ministri di Roma per i presunti finanziamenti illeciti che coinvolgono il ministro per le risorse agricole Gianni Alemanno.

Fonte: La Sicilia, 5 Luglio 2005

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06 luglio 2005
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