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INDESIDERATI

L'Onu richiama l'Italia: ''Riammettere i respinti''. L'Italia risponde: ''Niente da fare''

13 maggio 2009


"Lampedusa, 30 luglio 2008". Foto di Mashid Mohadjerin vincitrice del World Press Photo 2009

E' ormai un vero e prorio braccio di ferro quello tra l'Onu e il governo italiano sulla questione dei respingimenti dei migranti. Da un lato, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha esplicitamente chiesto all'Italia di "riammettere le persone respinte dall'Italia e identificate dall'Unhcr come richiedenti protezione internazionale", dall'altro lato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, altrettanto esplicitamente, non ne vuole sapere di fare alcun passo indietro nei confronti di ciò che lui stesso ha definito un "risultato storico". 
"I respingimenti verso la Libia continueranno. Dopo la fase iniziale c'è una fase di assestamento, si è trattato di una vera svolta e quindi vanno fatti aggiustamenti giorno per giorno", ha detto Maroni  annunciando che la prossima settimana andrà in Libia. "Ho parlato con l'ambasciatore libico in Italia Gaddur e non ci sono problemi, il programma continua. Naturalmente è un processo che per noi vede sempre al primo posto la vita umana".
Maroni ha sottolineato che "c'è chi vorrebbe spalancare le porte a un'invasione di clandestini, ma per fortuna ci siamo noi al governo che la pensiamo diversamente. Quando i migranti arrivavano in Italia venivamo criticati perché l'accordo con la Libia non funzionava, ora che funziona ci criticano perché facciamo i respingimenti"

Il responsabile del Viminale può parlare senza remora, forte della copertura e del pieno sostegno che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha palesato ieri, mentre era in visita in Egitto. "Gli accordi con la Libia per il rimpatrio degli immigrati clandestini li ho gestiti io, li ho sottoscritti io. Maroni esegue quelli che sono gli accordi presi direttamente tra me ed il leader libico Gheddafì".
Da Sharm El Sheik, Berlusconi ha anche affermato che i barconi che salpano verso l'Italia "non sono fatti, occasionali ma il frutto di una organizzazione criminale». «A bordo - ha aggiunto - vi sono persone che vengono reclutate in maniera scientifica dalle organizzazioni criminali".
I migranti, secondo il premier, "sono persone che hanno pagato un biglietto, non sono persone spinte da una loro speciale situazione all'interno di Paesi dove sarebbero vittime di ingiustizie, ma sono reclutate dal mondo del lavoro o del non lavoro in maniera scientifica dalle organizzazioni criminali". "Non credo che ci sia nessuno che, avendo i requisiti per chiedere di essere accolto in Italia, possa dire di non essere stato accettato. Ci sentiamo in dovere di dare accoglienza a chi fugge da una situazione pericolosa per la sua vita e la sua libertà" ha sottolineato Berlusconi.

E sono state queste perentorie affermazioni a fare scattare la reazione dell'Onu. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha annunciato ieri a Ginevra di aver scritto al governo italiano esprimendo "grave preoccupazione" per il rinvio in Libia di migranti intercettati o soccorsi in mare e per chiedere alle autorità italiane di "riammettere quelle persone rinviate dall'Italia e identificate dall'Unhcr quali individui che cercano protezione internazionale".
Il portavoce dell'agenzia Onu, Ron Redmond, ha anche sottolineato come per l'Unhcr la linea adottata dall'Italia "comporti il rischio di violare il principio fondamentale di non respingimento tutelato dalla Convenzione del 1951 sullo statuto dei Rifugiati e nella legislazione dell'Ue e in altre leggi internazionali per la tutela dei diritti umani". "Il principio di non respingimento - ha ricordato il portavoce - non ha limitazioni geografiche. Gli stati sono obbligati a rispettarlo, ovunque abbiano giurisdizione, anche in alto mare". La "preoccupazione" dell'Onu è poi "rafforzata" dal fatto che la Libia - Paese verso il quale sono stati rimandati i migranti - "non è uno stato membro della Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati e non ha una legge per l'asilo o un sistema per la tutela dei profughi. Non c'è quindi assicurazione - ha aggiunto Redmond - che le persone bisognose di protezione internazionale possano trovarla in Libia".

Ricordando che l'agenzia Onu in questi giorni è impegnata a fornire "assistenza umanitaria e protezione di base alle persone respinte dall'Italia", il portavoce ha sottolineato poi che "dai nostri colloqui iniziali nei centri di accoglienza temporanea con alcune di queste persone negli ultimi giorni, sembrerebbe che vi è in effetti un certo numero di loro che desidera chiedere protezione internazionale e che avrebbe i requisiti per farlo. Queste persone includono gente dalla Somalia e dall'Eritrea, ad esempio".
In questo quadro l'Unhcr ha richiamato il governo italiano alle proprie responsabilità: "In considerazione del fatto che gli stati hanno la responsabilità per le conseguenze delle azioni che riguardano le persone nella loro giurisdizione, chiediamo al governo italiano di riammettere le persone che sono state respinte dall'Italia e identificate da noi come richiedenti protezione internazionale. Le loro richieste potranno poi essere determinate in base alla legge italiana".

La richiesta dell'Unhcr è stata appoggiata personalmente dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon. Farhan Haq, portavoce del segretario generale Ki-Moon, ha spiegato che l'Unhcr è la "voce guida dell'Onu per quanto concerne i rifugiati, e i rapporti con Roma su questo tema saranno gestiti dallo stesso commissariato, nella persona del suo alto rappresentante, Antonio Guterres". Haq ha precisato che il Palazzo di Vetro di New York, che è in contatto quotidiano con l'agenzia dei rifugiati, "rispetta la richiesta contenuta nella lettera dell'Unhcr al governo italiano".

Roberto Maroni ha voluto subito replicare alla lettera dell'Unhcr: "La Libia fa parte dell'Onu, in Libia è presente l'Alto commissariato per i rifugiati della nazione Unite, che può fare gli accertamenti delle persone che chiedono asilo". E per coloro che hanno diritto all'asilo, ha sostenuto Maroni, "non vedo perchè dovrebbero essere mandati in Italia come dice l'Unhcr: l'Europa se ne faccia carico, è questa la proposta che ho fatto al commissario europeo per la giustizia, Jacques Barrot". Maroni si è scagliato anche contro il commissario ai Diritti Umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg: "Hammarberg attacca il governo italiano. Poi il suo capo lo smentisce dicendo che lui parlava a livello personale (il riferimento è al segretario generale dell'organizzazione di Strasburgo il britannico Terry Davis, ndr). Dico che se avesse un po' di dignità dovrebbe dimettersi. Nelle accuse contro di noi, e contro la Libia, trovo molti pregiudizi ideologici".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, Corriere.it, Repubblica.it]

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13 maggio 2009
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