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Indietro tutta! Il 2005 per le Regioni del Sud Italia sarà l'anno della recessione

Tra stagnazione e recessione. Continua il divario fra Nord e Sud

24 maggio 2005

Il 2005 sarà per il Sud l'anno della recessione: a fronte di un Pil pari allo zero con cui si chiuderà l'anno in Italia, per le regioni meridionali si preannuncia una riduzione del prodotto interno lordo dello 0,5%, mentre nel Centro-Nord si registrerà un trascurabile incremento dello 0,3%.
Sono le previsioni emerse dal ''Report Sud'', analisi congiunturale sull'economia meridionale del secondo semestre 2004, elaborata dalla Fondazione Curella-Diste (Dipartimento Studi territoriali), in collaborazione con Banca della Nuova Terra.
Lo studio è stato presentato la scorsa settimana all'Aquila, presso l'Unione provinciale Industriali.

''Per il secondo anno consecutivo - ha detto il presidente della Fondazione Curella, Pietro Busetta - si assisterebbe a un ulteriore aumento dei divari economici nei confronti delle regioni più ricche del Paese''. Si prevede flessione (0,5%) dell'occupazione e tasso di disoccupazione fermo al 15%. In questo scenario si inserisce la previsione positiva del settore agricoltura che, anche per il 2005, dovrebbe registrare un +2%, a fronte del macro incremento (10,3%) dell'anno scorso.
Negative le previsioni per l'industria (-2% per il terzo anno consecutivo), mentre le costruzioni dovrebbero mantenere un incremento dell'1%. Nel 2004 la crescita del Pil nel Mezzogiorno è stata dello 0,5%, a fronte dell'1,2% nazionale.

Qualche nota positiva arriva per l'export, cresciuto per il Sud del 7,1%, ma controbilanciato da un aumento dell'import del 10,2%, che ha fatto peggiorare il saldo della bilancia commerciale di oltre 1,5 miliardi di euro. L'incremento più significativo delle esportazioni spetta a Sardegna (15,4%), Abruzzo (12,5%) e Puglia (11,1%); il peggiore risultato è quello della Campania (appena l'1,5%). L'occupazione nelle regioni meridionali ha registrato una flessione dello 0,4%, contro un incremento nazionale dello 0,7%. Il tasso di disoccupazione, però, è diminuito (22% nel 1999, 15% nel 2004).
''E' un dato - ha detto Busetta - al quale contribuiscono fenomeni come lo scoraggiamento dei potenziali lavoratori e l'emigrazione''. Il calo di disoccupazione più vistoso è quello di Sicilia (-2,9%) e Calabria (-2,2%). Nel settore agricolo, si registrano lenta crescita degli agriturismi (+10,9%, pari a 229 unità), contrazione delle coltivazioni biologiche e aumento degli allevamenti biologici. ''Mi pare che lo studio rispecchi il negativo andamento della situazione economica nazionale - ha commentato l'amministratore delegato della Banca della Nuova Terra, Massimo Mariani -. Qualche speranza c'è per il Sud, ma solo se vengono ben utilizzate le risorse. Serve più attenzione per l'agricoltura, che nel suo complesso rappresenta lo 0,4% del Pil''.

Nelle costruzioni sono aumentati gli investimenti, nel commercio si registra un calo delle vendite al dettaglio. L'andamento dei consumi nel Mezzogiorno è stazionario o moderato in tutte le regioni, a eccezione di Sardegna e Abruzzo. Quanto al turismo, con prospettive negative per l'occupazione, sono diminuite le presenze italiane e aumentate quelle straniere; le principali regioni di destinazione per vacanze lunghe sono Calabria, Sardegna e Puglia.
Nuovi divari si aprono anche nel settore Itc: le imprese del Sud con un proprio sito Internet sono il 43%, contro il 50% di quelle italiane e il 68% di quelle europee. Hanno a disposizione una Intranet solo il 2% delle aziende, contro il 4% delle italiane e il 10% delle europee. Solo il 2% delle imprese meridionali vendono on line (4% in Italia e 10% nell'Ue). La spesa per ricerca e sviluppo, in percentuale sul Pil, è 0,8% nel Sud (1% in Italia e 1,8% nell'Unione Europea); la spesa per occupato è di 500 euro, contro gli 880 euro della media italiana. Il contributo al Pil del settore Itc è pari a 6.400 milioni di euro nel Sud e nelle isole, contro i 28.300 milioni di euro del Centro Nord.

Fonte: La Sicilia

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24 maggio 2005
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