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INFLAZIONE

Un livello così alto d'inflazione non si toccava da 12 anni... e sembra che il peggio debba ancora venire

01 aprile 2008

Il termine ''inflazione'' deriva dal latino inflatio-onis, letteralmente ''gonfiore'', e sta ad indicare la crescita nell'utilizzo di un determinato oggetto o comportamento, precedentemente di uso sporadico. L'uso più comune che si fa del termine inflazione è nel campo dell'economia, dove indica un incremento generalizzato e continuativo del livello dei prezzi nel tempo.
Dunque, fatta la sintetica premessa etimologica, rimane facile comprendere che nel momento in cui l'inflazione cresce, il Paese soggetto a questa crescita si ritroverà con una popolazione piegata dalla pesantezza dei costi, la oramai tristemente celebre popolazione che non arriva manco a metà mese.
Ora, restringendo il campo e dando un nome sia al Paese che alla popolazione afflitta dalla crescita dell'inflazione, possiamo parlare di quanto sta succendendo all'Italia e al popolo italiano, che giusto ieri ha visto il livello dell'inflazione attestarsi al 3,3%, toccando il livello massimo da quasi 12 anni. Secondo le stime preliminari dell'Istat i prezzi sono aumentati del 3,3% rispetto allo stesso mese del 2007 (contro il 2,9% di febbraio). A settembre 1996 si registrò un +3,4%. Rispetto a febbraio i prezzi sono cresciuti dello 0,5% (contro il +0,3% registrato il mese scorso).

Ma l'inflazione corre in tutta l'Eurozona, toccando a marzo quota 3,5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Si tratta della prima stima pubblicata da Eurostat, mentre per il dato più completo bisognerà aspettare il 16 aprile. Nel mese di febbraio, l'indice dei prezzi al consumo era del 3,3%.

Nel nostro Paese a determinare le forti pressioni inflazionistiche sono ancora il comparto energetico (+9,8%), gli alimentari (+5,5%) e i trasporti (+5,8%). Tanto per fare qualche esempio: il prezzo del gasolio ha subìto un'impennata del 20,2% rispetto allo stesso mese del 2007 e un incremento, rispetto al mese di febbraio, pari al 4,8%. Secondo le stime provvisorie, anche la benzina verde continua a correre, segnando un incremento di prezzo pari al 13,2% su base annua e al 2,1% su base mensile. L'energia nel complesso, aggiunge l'Istat, rincara del 9,8% rispetto a marzo 2007, e dell'1,8% su febbraio. I combustibili liquidi per la casa, sostanzialmente quelli necessari al riscaldamento, rincarano del 21% rispetto a un anno fa e del 4,9% rispetto a febbraio. L'indice al netto dell'energia, aggiunge l'Istituto di statistica, aumenta del 2,8%, contro il +2,4% registrato a febbraio.
Volano anche i prezzi degli alimentari: la pasta costa il 17% in più rispetto a un anno prima e il 3% in più rispetto a solo un mese prima. Il pane rincara del 13,2% (+0,7% l'aumento mensile), il latte del 10,5%, la frutta del 5,8% e gli ortaggi del 4,2%. Leggermente più contenuto il rincaro della carne, che costa il 4% in più rispetto a marzo 2007. Nel complesso i prodotti alimentari registrano un incremento del 5,5% contro il +5% segnato a febbraio. Si tratta ancora, come il mese scorso, del valore più alto almeno dal 1996.
E il peggio potrebbe ancora venire. Oggi, infatti, scatta la nuova stangata per luce e gase, annunciata dall'Authority per l'energia, che porterà aumenti rispettivamente del 4,1 e del 4,2%, con una spesa a famiglia di 58 euro in più all'anno. Tutti aumenti che si trasferiranno sul livello di inflazione dei prossimi mesi, con ricadute pesanti sul carovita. 

In netta crescita anche i prezzi alla produzione, che a febbraio, trascinati dai costi dell'energia, hanno registrato un rialzo del 5,7%. Il dato, informa l'Istat, ha segnato un incremento del 5,7% su base annua, contro il 5,4% (rivisto dall'iniziale 5,2%) di gennaio. Su base mensile l'aumento è risultato pari allo 0,7%. Al netto dell'energia, i prezzi sono saliti del 3,4% sui dodici mesi e dello 0,5% rispetto a gennaio. Il solo comparto energetico ha segnato un rialzo dell'1,7% mensile per un balzo del 15,2% tendenziale. E, all'interno del comparto, i soli prodotti petroliferi raffinati sono cresciuti del 29% su base annua. L'aumento tendenziale dell'indice di febbraio è il più elevato da agosto 2006 (+6,6%).
Aumenti importanti su base annua sono stati registrati anche per i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+9,6%), per l'energia elettrica, gas e acqua (+5,5%). L'unica variazione tendenziale in diminuzione è stata riscontrata nel settore del cuoio e prodotti in cuoio (-2%).

Coldiretti sull'inflazione - Il prezzo del grano crolla e scende al valore più basso degli ultimi due mesi con quotazioni di 0,24 euro al chilo in calo del 27 per cento rispetto al massimo storico al Chicago Board of Trade, che rappresenta il punto di riferimento del commercio internazionale delle materie prime agricole. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che il prezzo del grano ha raggiunto un prezzo di 9,89 dollari per bushel (pari a 27,2 chili), nel giorno in cui l'Istat ha divulgato i dati sull'inflazione con il pane che ha subito un rialzo del 13,2 per cento a marzo. Mentre il prezzo del grano è fissato quotidianamente dal Chicago Board of Trade e praticamente non varia da Paese a Paese il prezzo medio del pane - sottolinea la Coldiretti - raddoppia tra Napoli (1,90 euro/chilo) e Milano (3,56 euro/chilo) mostrando un forte variabilità nelle diverse città con valori che variano tra i 3,45 euro al chilo a Bologna, 2,55 euro al chilo a Palermo, 2,43 a Torino, 2,26 a Roma e 2,20 a Bari. Si tratta dell'evidente dimostrazione che - precisa la Coldiretti - l'andamento delle quotazioni del grano non può peraltro essere considerato un alibi per aumenti consistenti del prezzo del pane al consumo sul quale il grano incide appena il 10 per cento. Il contenimento dei prezzi dei prodotti alimentari a vantaggio dei consumatori - sostiene la Coldiretti - non si affronta riducendo quello dei prodotti agricoli che riesce a malapena a coprire i costi di produzione ma eliminando le diseconomie nel percorso dei prodotti dal campo alla tavola lungo il quale in media i prezzi aumentano di cinque volte che diventano dieci dal grano al pane [...].

Altroconsumo: in dodici mesi mille euro in più a famiglia - L'associazione Altroconsumo, dopo la stima provvisoria sulla crescita dei prezzi diffusa ieri dall'Istat, pari al 3,3%, calcola che la spesa annua delle famiglie è cresciuta di circa 1000 euro (i calcoli indicano 975 euro) per poter conservare lo stesso livello di consumo di un anno fa. Le voci di spesa dove si registrano i maggiori rincari sono i prodotti alimentari, con un aumento che sfiora i 300 euro annui, la manutenzione della casa - oltre 400 euro annui, i trasporti - oltre 250 euro annui. Nelle valutazioni dell'Istat, spiega Altroconsumo, non rientrano gli aumenti dei costi dell'energia stabiliti venerdì scorso dall'Autorità garante per l'energia e il gas. In base ai calcoli di Altroconsumo, gli aumenti stabiliti dall'Autorità comporteranno un aggravio di spesa del 4% rispetto a quanto la stessa Autorità aveva previsto tre mesi fa (gennaio 2008) e dell'11% rispetto a luglio 2007 (la prima occasione in cui l'Autorità ha deliberato in un mercato liberalizzato). Il settore deve aprirsi alla concorrenza e accrescere il ventaglio delle possibilità per il consumatore. A oggi, infatti, il gioco della concorrenza in questo mercato incide solo per un misero 2,5%, come possibilità di risparmio effettivo scegliendo l'operatore più conveniente. Un margine di risparmio non certo significativo per il consumatore.

- Osservatorio dell'economia italiana (il Sole 24ORE)

[Informazioni tratte da Corriere.it, Repubblica.it, La Sicilia.it, AGI.it, Il Sole24Ore.com]

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01 aprile 2008
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