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Infortuni sul lavoro in Italia: Sicilia al quarto posto

Nell'isola, e in particolare nella provincia di Palermo, aumenta il numero di infortuni sul lavoro

26 settembre 2011

Gli infortuni sul lavoro sono un fenomeno in aumento nella provincia di Palermo, il dato è stato registrato nel corso del periodo dal 2006 al 2010, secondo fonti Inail. L'incremento è del 3% ed è in netta controtendenza con l'andamento dell'infortunistica nel settore dell'industria, che invece nel capoluogo siciliano segna una flessione del -15%. È quanto emerge da un report di Confindustria Palermo, secondo cui "l'incidenza del dato complessivo palermitano infatti è da attribuirsi - tra le altre cause - ad un picco che riguarda il settore dei servizi pubblici".

Se il capoluogo registra un aumento, un calo invece si trova guardando le cifre regionali: in Sicilia infatti tra il 2006 e il 2010 c'è stata una flessione dell'infortunistica del -10,2% a livello generale e di oltre il 20% per quanto riguarda l'industria.
La Sicilia però, secondo il report di Confindustria Palermo, è la quarta regione d'Italia nella triste classifica relativa agli infortuni sul lavoro. Infatti in occasione della Giornata mondiale della sicurezza e salute sul lavoro sono stati diffusi alcuni dati: 337 milioni di persone ogni anno sono coinvolte in incidenti sul lavoro, e sono oltre 2,3 milioni le persone che muoiono a causa di infortuni o malattie professionali.
In Italia, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte sullo scomodo podio, seguite da Sicilia, Campania e Veneto. I settori che meritano massima attenzione, secondo il report, sono tra gli altri l'industria dei metalli e quella dei mezzi di trasporto.

Di contro, la sicurezza fa bene al mercato. Le aziende che investono sulla sicurezza sono aziende più competitive, con una buona reputazione, aziende socialmente responsabili. Secondo Samy Gattegno, presidente del comitato tecnico Salute e Sicurezza di Confindustria: "La sicurezza sul lavoro è una questione sociale che necessita di un cambiamento culturale e di una responsabilizzazione condivisa tra i diversi attori. All'origine di questa situazione c'è la mancanza di un atteggiamento culturale diffuso e comune agli ambienti di vita e di lavoro, che sia in grado di ridurre la propensione al rischio e la sottovalutazione dei pericoli insiti nelle azioni giornaliere di ciascuno di noi. Occorre colmare questo deficit, diffondendo la conoscenza e la capacità di percezione dei pericoli, sia in ambito lavorativo che extralavorativo, attraverso azioni informative e formative alla sensibilizzazione dei comportamenti fin dalle scuole". "Molto importante - conclude Gattegno - resta poi l'innovazione di prodotto e di processo, che di per sè rappresenta un fattore determinante per la neutralizzazione o progressiva riduzione delle fonti di rischio". [Informazioni tratte da Italpress - Corriere del Mezzogiorno]

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26 settembre 2011
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